Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale
- Autore: Byung-Chul Han
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Byung-Chul Han, a ogni libro che aggiunge, diventa sempre più crudo sugli uomini e il progresso. In questo libro troviamo un intero capitolo sullo smartphone descritto come figlio del diavolo. Passiamo tutto il nostro tempo ad aggiornare applicazioni, a mandare messaggi, perché ora si fanno meno telefonate, la comunicazione predilige la distanza, l’Altro da me non mi può "realmente" chiamare per scambiare pareri.
Il nuovo saggio del filosofo coreano Byung-Chul Han ha come titolo Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale (Einaudi, 2022, traduzione di Simone Aglan-Buttazzi) ed esprime come la digitalizzazione disincarna il mondo, che non è più nostro fino alla morte.
Se ora leggi Morte a Venezia di Thomas Mann lo fai con un ebook, che non ha odore, non è una cosa su cui investi davvero nel mondo reale. Una volta letto, se vuoi eliminarlo dal tuo computer o dispositivo elettronico basta un clic.
La cultura ci viene data attraverso le informazioni e i dati, che sono più importanti della nostra stessa vita. Quando immettiamo dei dati in un dispositivo, l’algoritmo ci dice che persone siamo, perché noi ne abbiamo più la forza.
Siamo in una fase di passaggio tra le cose e le non cose. Non sono più le cose a darci un senso, ma le informazioni, non ci serve a niente l’oggetto reale se può venirci in soccorso Google Earth o il Cloud.
Scompaiono le nostre emozioni, quello che ci resta è un sentimentalismo bieco e meschino, le ore trascorse sul computer con Internet ci informano senza darci crucci né tristezze. Non possiamo amare veramente qualcuno che è Altro da noi, perché usando una parola forte e forse sbagliata siamo già morti. In realtà, Byung-Chul Han parla della morte cerebrale, quando verremo scalzati dall’intelligenza artificiale.
Sicuramente il filosofo coreano lo dice meglio:
Prendiamo nota di tutto senza imparare a conoscerlo. Viaggiamo ovunque senza fare vera esperienza. Salviamo quantità di dati senza far risuonare i ricordi. Accumuliamo amici e follower senza mai incontrare l’Altro. Così le informazioni generano un modo di vivere privo di tenuta e di durata.
E quando lo studioso parla di “cose”, si riferisce anche a oggetti che ci hanno fatto commuovere, nel suo caso un jukebox degli anni Cinquanta che ha acquistato. Un oggetto vivo, palpitante, con la puntina che viene pulita da una spazzola minuscola. Intorno ci sono persone che ricordano e danno alle loro vite una narrazione. Cosa ce ne facciamo dell’hardware e dei nostri software che non hanno la possibilità di creare narrazioni per gli esseri umani.
Chi scrive, però, a parte la giusta analisi della “non narrazione” delle nostre vite, vede in Byung-Chul Han un eccesso di luddismo. Non è più praticabile una vita con la carta e il pennino di inchiostro. Non possiamo distruggere il progresso perché è come una collana di perle, porta con sé un vissuto che si tramanda di generazione in generazione.
Interessante anche la riflessione sul concetto di comunità: Han invita a toccare senza malizia una persona poiché il contatto rende la vita meno monotona e più aperta alla realtà. Ma come la mettiamo con il distanziamento sociale dovuto alla pandemia? Il libro è del 2021, ambientato in Germania nell’era pandemica.
Forse se siamo diventati dannatamente noiosi e privi di brio, è perché non vogliamo affondare dentro la nostra tristezza. Il progresso è un processo lungo e lento e nel frattempo la gente deve pur lavorare, pagare un affitto, fare la spesa. Certo, un grande filosofo come Byung-Chul Han non può riflettere su queste piccolezze.
Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale
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