Gli angeli scaduti. Storie di un teatro di strada
- Autore: Emmanuel Gallot-Lavallèe
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Gli angeli scaduti - Storie di un teatro di strada (Cartman, 2018) racconta di un progetto nato quasi per gioco grazie alla collaborazione di Giulio Marasca, medico della Asl 1 di Roma, ed Emmanuel Gallot-Lavallée insegnante francese di teatro, nuovo circo e clowneria dove il clown appunto è il simbolo per eccellenza della fragilità umana.
Oltre alle classiche scuole di teatro, esiste un altro tipo di insegnamento artistico, attraverso un approccio pedagogico adatto sia ai bambini che agli adulti, e che nel pieno della sua funzione sociale fa germogliare la creatività presente in ogni essere umano consentendogli di connettere la parte più esposta, e spesso provata dell’individuo, all’essenza più intima di sé stesso.
È qui che nasce la sfida dell’insegnante che decide di dedicare la propria capacità, il tempo, l’attenzione a chi attraverso il gioco teatrale può trovare lo strumento di rivalsa nei confronti di un’esistenza difficile, cercando di esprimere con l’arte della rappresentazione la propria personalità e quel bisogno di amare ed essere amati innato in ogni essere umano. Insegnare assume così un significato profondo e di utilità estrema, necessaria anche per l’accettazione della propria natura e il superamento delle vicissitudini della vita.
Salire su un palco significa assumersi un rischio, in una sorta di percorso:
dove è possibile conoscere i moti dell’anima, così come camminando nella natura si conoscono geograficamente i luoghi che ci circondano.
L’analogia tra arte e natura è molto presente nella filosofia dell’autore a ricordare che entrambi rappresentano le condizioni essenziali per una vita piena e gioiosa, autentica.
Il mondo è pieno di arte così come di bellezze naturali ma l’uomo contemporaneo sembra aver dimenticato la funzione di entrambi, preso dal proprio egoismo e dall’esaltazione di una supremazia cieca...
Attraverso le sue incantevoli e spesso irriverenti e divertenti esternazioni, l’autore narra pertanto il suo lavoro di insegnante in contesti sociali ostici, scuole di estrema periferia, campi rom e comunità di immigrati, sperimentando fisicamente la funzione più elevata dell’arte, dando così l’opportunità a chi ne è privo, per povertà culturale ed economica o per disagio sociale, di usufruire della stessa come strumento di emancipazione, liberando energie che non potrebbero essere liberate altrimenti.
Ironico, poetico, rigenerante, illuminante come un moderno guru che attinge a valori ancestrali, l’autore ci dona con la sua sensibile leggerezza aneddoti legati a ogni individuo incontrato nel progetto, che fanno di questo saggio contemporaneo - tutt’altro che astratto - un gradevole insegnamento di vita, riportando il lettore in una dimensione umana dove il sorriso, la solidarietà e la vitalità contrastano fortemente con il risultato di secoli di madornali errori che hanno portato questo mondo ad avere una grandissima fetta di umanità sofferente e dimenticata.
“L’arte è uscire da sé stessi per vedere le cose dall’alto, solo allora si vede la forma del mondo che è vuota, manca l’amore.”
“L’entusiasmo è il motore dell’azione, sentirsi parte di una squadra, recuperare il sorriso perduto nelle vicissitudini di una vita difficile.”
“Alcune opere sono invisibili, fabbricate con il filo d’oro dell’anima.”
“Non eravamo stati creati per vivere di gioia?”
“Dove corri? Non vedi? Il cielo è sopra di te.”
“Perdere le illusioni lavorando nel campo rom... ti alleggerisce dell’inutile.”
Si finisce per tessere relazioni di amicizia con una serie di personaggi che nessun romanziere avrebbe potuto ritrarre meglio, e questo perché quei personaggi sono persone, nel pieno della loro drammatica esperienza di vita in un autentico viaggio di rivalsa, dove l’ironia e il senso del tragico si fondono in continuazione, persone finalmente in connessione con la parte più creativa della propria identità.
Del risultato del progetto, sia l’autore che il suo amico e collaboratore Giulio non sono certi, ma di sicuro l’esperienza ha cambiato entrambi. Li lasciamo nel corso della narrazione a chiedersi con l’umiltà tipica degli uomini grandi:
Chissà se i loro amici avrebbero potuto trarre beneficio sia da questo lavoro vissuto all’insegna del niente ridente, sia dalle dure prove e dalle spremute d’arancia.
Io, personalmente, credo proprio di sì!
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