Gli indiani d’America. Folclore e tradizioni
- Autore: Elsie Clews Parsons
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2022
In ordine alle offese storiche subite dalle popolazioni native americane, la prima riguarda l’attribuzione del nome di Indiani.
L’errore risale a Cristoforo Colombo e alla sua erronea convinzione di essere approdato in India: battezzò “indiana” la popolazione di quel nuovo continente e l’appellativo rimase scorrettamente in voga. Il secondo torto storico è ancora più grave: la tendenza a sottacere il loro sterminio di massa: prima dell’arrivo di conquistadores e cowboys, la popolazione dei nativi americani era divisa in circa 250 tribù, sparpagliate da nord a sud, nel nordamerica.
Le più famose, tramandate per anni come “selvagge” e “terrifiche”, erano quelle Apache, Navajo, Cheyenne, Sioux. Ciascuna di queste tribù era organizzata da un capo che all’interno della comunità stabiliva regole e compiti di ciascuno. A seguito del trattamento riservato loro dagli europei, nel corso di poco più di due secoli oltre l’80% della popolazione nativa venne spazzata via. Con una perdita di vite umane calcolabile intorno ai 100 milioni di individui. Quando si dice il prologo alla “contro-storia degli Stati Uniti d’America”.
La pubblicazione curata da Elsie Clews Parsons dal titolo Gli indiani d’America. Folclore e tradizioni (Gremese 2022, traduzione di Laura Pacciarella) sottace volutamente sulle guerre che hanno alimentato in negativo l’agiografia indiana.
Ciò su cui si concentra questo libro curioso sono le prerogative antropologiche e culturali che confermano gli statuti “altri” di civiltà dei nativi americani.
Avvalendosi delle testimonianze dirette di antropologi del XIX e XX, Gli indiani d’America. Folclore e tradizioni viene quindi ad ammantarsi di un’aura magico-realista e oggettiva al contempo: abitudini, rituali sacri, tradizioni, amore, morte, e solo marginalmente gli scontri fra tribù, di otto popolazioni native (Crow, Piedi Neri, Menomini, Irochesi, Apache, Mohave, Nootka, Inuit).
Tribù sparpagliate in un territorio che dalle spianate del deserto del Mohave arrivava a quelle artiche dell’isola di Baffin. Gli eroi e gli anti-eroi di questa trattazione suggestionante, sono di fatto uomini di medicina e squaw dai nomi suadenti (Sole-Nascente, Fiore-Pendente, Esile-Fanciulla), ladri di cavalli e guerrieri ardimentosi (Fuma-la-Pipa), cacciatori, vecchi capi tribù, al cospetto di una storia che ha previsto per loro il succedersi di accadimenti comuni e altri eccezionali. Il reiterarsi solito della vita (l’amore, la caccia, i riti propiziatori, le lotte tra famiglie) e insieme la lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Due pregi di questo libro sono da evidenziare fra gli altri: il primo riferisce all’imparzialità di un’esposizione in grado di restituire lo sfaccettato quadro d’insieme delle culture native. Il secondo è il ricco apparato iconografico, composto da dipinti, disegni e foto d’epoca.
Tra essi, alcuni dei ritratti fotografici di Edward Curtis (autore di 40.000 scatti di diverse tribù) e le opere di C.M. Russell, l’artista cowboy, autore di circa 2000 dipinti fra soggetti di nativi americani e paesaggi del West.
Con Gli indiani d’America. Folclore e tradizioni, Elsie Clews Parsons licenzia insomma un libro che appassiona e quasi commuove, perché focalizzato sugli aspetti comuni di un popolo fiero e ancestrale, su cui incombe l’oltraggio storico delle “riserve indiane” e il genocidio.
Gli Indiani d'America. Folclore e tradizioni
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