Hogarth Reynolds Turner. Pittura inglese verso la modernità
- Autore: Non disponibile
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Casa editrice: Skira
- Anno di pubblicazione: 2014
– A CURA DI CAROLINA BROOK E VALTER CURZI
Nel catalogo della mostra Hogarth Reynolds Turner. Pittura inglese verso la modernità , che si è aperta lo scorso 15 aprile a Roma a Palazzo Sciarra, i curatori dell’esposizione Carolina Brook e Valter Curzi offrono come esempio la frase dello scrittore inglese Defoe per far comprendere al pubblico il significato di una rassegna che regala una visione d’insieme di quello sviluppo artistico e sociale che nel XVIII secolo si accompagnò con l’egemonia conquistata dalla Gran Bretagna in ambito storico - politico ed economico.
“Sorgono ogni giorno nuove piazze e nuove vie con tale prodigioso numero di costruzioni, che nulla al mondo le uguaglia, né le ha infatti mai uguagliate, salvo ai tempi dell’antica Roma... nonostante tutto lo spazio dedicato all’abbellimento delle vie in una data estensione vi sono più case di prima, e quindi, tutto sommato, nel centro cittadino si trovano adesso abitanti in più grande numero di quanto già ve ne fossero”.
Daniel Defoe nel suo Viaggio attraverso l’intera isola della Gran Bretagna (1724 – 1727) (ed. it. Opere, III, Firenze 1963) testimoniava come Londra nel Settecento fosse diventata una nuova metropoli nella quale si concentravano sempre di più le trasformazioni di una società che si apriva a prospettive globali e che nell’Ottocento sarebbe stata universalmente riconosciuta simbolo della modernità.
La mostra, promossa dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, presenta un percorso affascinante alla scoperta delle peculiarità e originalità dell’arte inglese del Settecento. Sono oltre cento le opere esposte provenienti dalle più prestigiose istituzioni museali quali il British Museum, la Tate Britain Gallery, il Victoria & Albert Museum, la Royal Academy, la National Portait Gallery, il Museum of London, la Galleria degli Uffizi, alle quali si aggiunge il nucleo di opere provenienti dall’importante raccolta americana dello Yale Centre for British Art.
Il volume riunisce i saggi di Adriano Aymonino, Ilaria Miarelli Mariani, Carolina Brook, Brian Allen, Robin Simon, Pat Hardy, Martin Postle, Andrew Wilton, Valter Curzi, Sergio Marinelli, Giovanna Perini Folesani, Anna Maria Ambrosini Massari e Paolo Coen. Seguono il catalogo delle opere suddiviso in sei sezioni come le sezioni dell’esposizione: (Londra capitale dell’impero britannico; Il mondo nuovo; Verso un’iconografia nazionale; L’età eroica del ritratto; Paesaggio “on the spot”; La fortuna dell’acquarello; Variazioni sul paesaggio; Guardare dentro e oltre il paesaggio: Constable e Turner), le biografie degli artisti, le schede delle opere e la bibliografia.
È dunque Londra “cuore pulsante e caotico di un vasto impero” lo scenario della pionieristica realizzazione di nuovi servizi e di nuove infrastrutture, del quale il ponte di Westminster costituisce il primo e il più importante esempio, così come lo documenta Canaletto (visse a Londra per oltre nove anni) il maestro del vedutismo, che nella coppia di dipinti Northumberland presentata per la prima volta in Italia, propone due inedite prospettive di quello che all’epoca era considerato un gioiello d’ingegneria. La capitale del Regno Britannico è risorta dopo il devastante incendio del 1666, Londra è in costante evoluzione e i suoi pittori (Scott, Marlow, Standby) si accorgono di tutto ciò. Ma è la borghesia urbana che è sempre
“più interessata a promuovere quelle tematiche e quegli artisti che consacrano nuovi costumi sociali e nuovi orizzonti filosofici e scientifici”
come ha chiarito durante la presentazione dell’esposizione il Prof. Avv. Emmanuelle Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma. Ecco allora che attraverso il pennello di Hogarth, Reynolds, Zoffany, Wright of Derby e Fussli, le figure emergenti di industriali, scienziati, esploratori, oltre che di artisti, musicisti, attori e sportivi diventano le protagoniste del percorso espositivo. È il caso dell’attore Garrick, interprete eccezionale del teatro shakespeariano, mito di un pubblico sempre più vasto e partecipe, qui ritratto da Reynolds insieme alla moglie Eva Maria Violette nell’olio su tela datato 1772 – 1773 proveniente dalla National Portrait Gallery di Londra. Ritratto e paesaggio, quindi i generi prediletti dagli artisti inglesi del Settecento e il percorso museale allestito da Lucio Turchetta, il quale ha riprodotto fedelmente alcune architetture di Robert Adam della Hall d’ingresso di Harewood House, ci conduce attraverso la tipica atmosfera dell’epoca. È un suggestivo salto del tempo, una carrellata che illustra le opere di Gainsborought, uno dei massimi interpreti del ritratto in chiave naturalistica o i famosi conversation pieces nei quali famiglie o circoli di amici trovano un’originale forma di rappresentazione. Le ultime sezioni della mostra sono tutte per il paesaggio, dove “si può osservare l’evoluzione di questo genere in direzione della modernità”.
Infinite sono le variazioni luministiche del paesaggio negli scenari italiani o inglesi come dimostrano gli acquarelli che arrivano dal British Museum. Ma il fiore all’occhiello di questa raffinata esposizione è il confronto finale proposto fra i capolavori di Constable e Turner, i cui toni di luce e di colore annunciano una nuova era.
- Hogarth Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità
- 15 aprile 2014 – 20 luglio 2014
- Fondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra
- Via Marco Minghetti, 22 (angolo Via del Corso)
- 00187 Roma
- Orari: lunedì: 14,00 – 20,00
- dal martedì al giovedì e domenica: 10,00 – 20,00
- venerdì e sabato: 10,00 – 21,00
- La biglietteria chiude un’ora prima
- Ingresso: intero 11,50 euro, ridotto 9,50 euro
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