I cinque libri di Isacco Blumenfeld
- Autore: Angel Wagenstein
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2009
Confesso che non conoscevo Angel Wagenstein, il grande scrittore bulgaro, fino a quando, di recente, sono venuta a conoscenza che il suo romanzo "I cinque libri di Isacco Blumenfeld" è uno dei tre finalisti del Premio letterario ADEI-WIZO “Adelina Della Pergola”, giunto alla 10° edizione.
"I cinque libri di Isacco Blumenfeld" è un’opera in cinque atti, tanti quanti sono gli snodi nella vita del protagonista, Isacco Blumenfeld, da questi narrata direttamente all’Autore, dapprima al Circolo Russo di Sofia, poi nella sua casa a Vienna, Via Margarethenstrasse n. 15. Isacco, mite sarto galiziano, figlio di Rebecca e di Jakob, uomo semplice e buono, pur stupito per l’interesse manifestato da Wagenstein nei confronti delle sue vicissitudini, lascia a questi in eredità foto documenti, vecchie lettere, oltre ai resti di una sorta di diario.
La vicenda parte dal piccolo paese di Kolodez, uno shtetl presso Drohobycz (il luogo natale del grande Bruno Schulz!), quel mondo pressoché scomparso nei forni crematori, una realtà in apparenza senza tempo, circondata dalla montante marea dell’antisemitismo. Tra le carte lasciate allo scrittore vi sono cinque documenti da cui risulta che Isacco è stato, nell’ordine: Suddito dell’Impero austro ungarico; Cittadino della Repubblica polacca, Cittadino sovietico; Individuo di razza ebraica residente nei territori orientali del Reich, privato di cittadinanza e diritti civili, nonché quanto prima, secondo i ferrei programmi nazisti, pure della vita; infine Cittadino della Repubblica federale austriaca. Cinque documenti; Cinque vite; Cinque libri, un Pentateuco domestico che Wagenstein pubblica -dopo la morte di Isacco, poiché questa era stata la volontà da questi espressa-, senza niente aggiungere o tacere. Ne scaturisce un racconto lieve ed ironico, velato di malinconia, ricco di una saggezza antica, smitizzata dall’irresistibile, sovente spietato, humour della barzelletta ebraica, la hokhmah, in yiddish. Storielle nelle quali una scena ne richiama un’altra e un aneddoto è posto all’interno di quello precedente. Una fantastica matrioška narrativa. Impagabile la capacità dello scrittore di accostare realtà contrastanti e inconciliabili: la tenerezza di un fugace incontro con l’amata Sara contrapposta alla retorica militare fatta di frasi roboanti e vuote. Altro punto fermo è l’(auto) ironia, la capacità eterna ed inimitabile degli Ebrei a ridere su se stessi e delle proprie sciagure, come quando viene diffuso, in quello strano cocktail linguistico, miscuglio di “tedesco e di lingue slave con un’aggiunta di assiro-babilonese”, che è lo yiddish, il notiziario del sabato sera a Kolodez, che non ignora quel tal Adolf Schicklgruber, il quale “forse avrebbe preso il potere in Germania, pur essendo solo un caporale austriaco; quel pezzo di antisemita che, da solo, valeva più di Nabucodonosor e di altri degenerati insieme”. Lo strazio della Shoah pian piano avvolge l’esistenza di Isacco: egli riesce a sopravvivere grazie ad una buona dose di intelligenza e di furbizia, oltre che all’indispensabile fortuna; ma, dopo il ritorno alla vita, quante domande…. A cominciare da quelle più comuni: dove sono finiti i gioielli rubati agli ebrei?
I cinque libri di Isacco Blumenfeld
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E’ il libro della mia vita !l’ho scoperto tardi, grazie a una signora polacca che vive in italia per svolgere il lavoro di badante. una storia drammatica ma nello stesso tempo ironica .Il modo più giusto di parlare di questa tragedia con leggerezza emozionando ma senza pietismi.Bravo Angel,vorrei potergli scrivere ma conosco solo il francese..