I martiri
- Autore: Alessio Orgera
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Nei venti mesi della Resistenza in Italia 1943-1945 si possono calcolare in 240mila uomini e donne i partigiani alla macchia o attivi nei Gap in città. Questo secondo le stime recenti più attendibili, perché nel dopoguerra sono stati rilasciati 137.344 diplomi certificati di partigiano, per essere stati in montagna o impegnati almeno tre mesi, da fiancheggiatori o staffette. Il riconoscimento l’hanno richiesto però in 700mila. In un portale web sono raccolte 650mila schede di aspiranti: non è esagerato pensare che tanti abbiano avuto poco a che fare con la Resistenza. Per uno/a che abbia sfidato i nazifascisti, due erano rimasti al riparo, pronti a saltare sul carro dei vincitori quando rischi e disagi erano finiti.
La crescita esponenziale di aspiranti al riconoscimento di eroe si è ripetuta nella rivoluzione rumena del 1989, che ha rovesciato la dittatura di Ceausescu dopo la caduta del muro di Berlino. Quelli che si sono battuti per la libertà e il cambiamento sono stati pochi rispetto ai tanti che, pur ben posizionati nel vecchio regime, hanno fatto presto a ricollocarsi al meglio nel nuovo ordinamento post comunista in Romania.
Opportunisti e trasformisti, capaci di vedere nel futuro o raggiunti dalle informazioni giuste al momento giusto. Gente come Miza, il direttore del quotidiano della capitale che fino al giorno prima aveva rispettato le veline del Governo, nascondendo i primi disordini a Timisoara e che da una mattina all’altra diventa il più fanatico accusatore del regime uscente, che aveva servito fino ad allora. Lo stesso percorso compiuto e fatto compiere ad altri, con la minacciosa determinazione di sempre, dal capitano Dinca, della Securitade, la terribile polizia segreta, spietato braccio armato della repressione. Anche lui passa dalla parte dei “nostri”, del nuovo, del dopo.
Il direttore Miza e il capitano Dinca: c’entrano anche loro nel sacrificio degli “eroi” di Alessio Orgera, i “martiri” del titolo, I martiri (Arkadia Editore, 2021).
Nato a Formia nel 1984, non ancora quarantenne, Alessio ha esordito con questo romanzo breve, entrato nella rosa dei finalisti nell’edizione 2019 del Premio Campiello. Un racconto lungo e di lunga gestazione, come ammette l’autore, impegnato nella cooperazione internazionale, dopo la laurea alla Luiss, gli studi in Svezia e in Francia ed esperienze sul campo nel terzo mondo, Asia, Africa, America Latina.
Conseguenziale per lui elaborare un progetto narrativo che conduce i lettori all’estero e in un passato recente.
A metà dicembre 1989, la dittatura di Ceausescu è agli ultimi giorni in Romania. Sta per consumarsi l’unico trapasso violento dal Comunismo alla democrazia, in uno dei Paesi d’oltrecortina, nell’Europa dell’Est orfana del Pcus. L’unico nel quale la nomenklatura è stata rovesciata nel sangue del dittatore e della moglie Elena, fucilati dopo un processo istantaneo, allestito in una scuola di provincia, davanti al Tribunale del Fronte di Salvezza Nazionale, altrettanto rapidamente costituito.
Grigore Romanov è fotoreporter di una testata importante di Bucarest, inviato dal direttore Miza a Timisoara, dove il pastore riformato Tokes contesta coraggiosamente Ceausescu. Nella città, il giornalista trova il suo alter ego e cattiva coscienza Petre, un po’ il grillo parlante di questo Pinocchio della rivoluzione romena. Grigore diventa uno strumento nelle mani dei “rinnovatori” e sarà l’unico, con l’aiuto dell’amico Petre, ad aprire gli occhi sulla realtà di manifestazioni, esagerazioni e fake news che in una settimana o poco più concorrono a destabilizzare una dittatura pluridecennale. Operava con ferocia per annullare la coscienza individuale e il pensiero libero di un popolo.
Nato e cresciuto in un regime tirannico, Grigore trova difficile credere in una sollevazione popolare. Diventa però testimone diretto e autore di scatti storici della rivoluzione. Fotografa a Timisoara i fedeli del pastore Tokes che resistono alla Militjia, arrivata in forze ad arrestare il religioso che ha osato sfidare il despota. Riprende i giovani raccolti in piazza, con le bandiere bucate al centro, orbe dello stemma del Partito Comunista. Immortala il manifestante che arringa la folla col megafono: “via Ceausescu, via il dittatore, Romania libera”.
I dimostranti assalgono il palazzo del partito e questa volta la Militjia spara proiettili veri, non getti d’acqua gelata. Viene accompagnato all’esterno di un cimitero, dove trova messi in fila su lenzuola i cadaveri dei torturati nella repressione, uomini, donne, vecchi, perfino una bambina di pochi mesi. Ma i loro corpi raccontano qualcosa che non torna.
Eccoli i martiri, ma non hanno subito il martirio che si vuole far pensare. La coscienza di Romanov, ora libera, ha un sussulto.
I martiri
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