I martiri dell’Aldriga. Storia e memorie di un eccidio nazista
- Autore: Carlo Benfatti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Quando finiremo di scoprire nuove stragi naziste in Italia? Conoscevamo Curtatone (e la frazione Montanara) per la coraggiosa resistenza opposta dagli universitari senesi e pisani e dai volontari tosco-campani alle truppe austriache in marcia verso Peschiera, il 29 maggio 1848, nella prima guerra d’indipendenza. Apprendiamo di un altro episodio storico-bellico in quel comune del Mantovano: l’eccidio di dieci militari italiani, il 19 settembre 1943. Dobbiamo un’accurata ricostruzione a un attivo ricercatore di storia locale e militare, Carlo Benfatti, autore del volume I martiri dell’Aldriga. Storia e memoria di un eccidio nazista, pubblicato questa estate dall’Editoriale mantovana Sometti (settembre 2023, 206 pagine).
È dedicato alle vittime civili e militari dell’antifascismo nel 1943-45 e ricorda i dieci soldati italiani “caduti nella valletta di fronte al lago, vittime innocenti colpite da piombo germanico”, si legge sul monumento inaugurato quattro anni dopo, il 19 settembre 1947, che reca incisi i nomi dei fucilati.
Il cippo memoriale sorge lungo la Cremonese, a qualche centinaio di metri dal centro di Curtatone, sul terreno concesso dalla marchesa Fochessati, vedova Guidi di Bagno. Per raggiungere il punto dell’eccidio, occorre imboccare una stradina a destra, in direzione della cascina Aldriga. Dietro l’edificio, in uno spiazzo in riva al Mincio, una piccola area circondata da una catena indica il luogo dove i corpi vennero inumati in fretta dopo l’uccisione.
I dieci erano stati tratti con un una menzogna dal campo di concentramento di San Giorgio a Mantova. Gli avevano detto che occorreva mano d’opera per sotterrare delle casse di documenti. Non pochi si fecero avanti, pur di sottrarsi alla monotonia della prigionia. Vennero scelti i primi dieci. Era ancora buio, prima dell’alba, quando li fecero salire sopra un camion. Andarono volontari verso la morte, inconsapevolmente.
In mezz’ora furono sul posto: la valletta Aldriga, una radura nei pressi del fiume, che defluisce nel Lago Superiore. I soldati scavarono la buca, sotto la minaccia dei fucili mitragliatori. Finito lo scavo, due tedeschi prelevarono uno degli italiani e con l’aiuto di un commilitone lo legarono a un pioppo. Lo uccisero per primo e qualcuno venne obbligato a trascinarlo nella buca, mentre cominciavano le urla e i gemiti dei compagni, che avevano capito le intenzioni dei tedeschi. In un’atmosfera di orrore, uno dopo l’altro, senza fretta, i nove furono legati allo stesso albero. La mattanza durò un’ora e mezza. Un’enormità atroce per chi attendeva di morire.
Alla fine, un graduato compose una croce rudimentale con due pezzi di legno, da infiggere sulla fossa.
Le vittime: Luigi Binda, classe 1923, di Rogeno (Como); Mario Corradini, 1924, Canneto sull’Oglio (Mantova); Attilio Passoni, 1924, Monza (Milano); Francesco Rimoldi, 1924, Guanzate (Como); Giuseppe Arisi, 1912, Gera d’Adda (Bergamo); Giuseppe Bianchi, 1916, Pandino (Bergamo); Bruno Colombo, 1916, Lurago d’Erba (Como); Mario Colombi, 1916, Salerano sul Lambro (Como); Angelo Alessandro Corti, 1918, Casaletto di Erba (Como); Luigi Pecchenini, 1924, Pagazzano (Bergamo).
Nel tardo pomeriggio, un manifesto della Kommandantur informò che dieci prigionieri italiani erano stati passati per le armi, colpevoli di avere attaccato una colonna tedesca in marcia e del ferimento di due soldati. La motivazione, del tutto pretestuosa, verrà smentita col tempo, prima facendo derivare le ferite a una rissa fra tedeschi e austriaci nel saccheggio di una villa, poi e probabilmente più esattamente, alle fucilate di due soldati italiani sbandati, esplose contro l’ultimo di alcuni veicoli tedeschi, mandato fuori strada.
La severità della rappresaglia rispondeva peraltro alla volontà di ammonire sulle pesanti conseguenze di atti ostili contro il personale germanico.
Nel 1947, la Procura Generale di Roma non riuscì a trovare né ottenere documenti relativi al tenente colonnello Angel e al tenente Thanel delle SS, gli ufficiali di grado più alto tra i reparti in zona. Il materiale accusatorio sarà finito nel triste “armadio della vergogna” di palazzo Cesi-Gaddi a Roma.
Carlo Benfatti, studioso appassionato di storia e cultura del Novecento, non è nuovo a ricerche su episodi della seconda guerra mondiale e della liberazione, nel Mantovano. Approfondisce le vicende con interviste a testimoni (consultabili presso l’Istituto di storia contemporanea di Mantova, di cui compone il Consiglio Direttivo). Ha tenuto numerose conferenze e firmato diverse pubblicazioni. Sua la ricostruzione dell’ultimo combattimento della seconda guerra mondiale in provincia di Mantova, a Ponti sul Mincio, il 30 aprile 1945.
Sui caduti dell’Aldriga, aveva già redatto un articolo sulla "Gazzetta di Mantova" nel 2013.
Ora, ricostruisce la vicenda in questo libro, dopo un breve quadro della situazione nel Mantovano all’armistizio del 1943, offrendo anche il contributo di eccezionali fotografie nel testo, alcune inedite. Sempre per la prima volta, presenta brevi biografie dei soldati fucilati. Nella seconda parte del volume, si sofferma sul significato attribuito all’episodio nel corso degli anni, offre testimonianze orali e interpretazioni, propone atti delle cerimonie negli anniversari e notizie sul docufilm di Giacomo Giannetto “Settembre 1943”, realizzato nel 2013, dopo le poesie e canzoni composte sul tema del tragico evento.
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