I nemici di Oriana
- Autore: Alessandro Gnocchi
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
A dieci anni dalla morte di Oriana Fallaci, avvenuta il 15 settembre 2006, esce un interessante saggio del giornalista Alessandro Gnocchi dal titolo “I nemici di Oriana. La Fallaci, l’islam e il politicamente corretto” (Melville Edizioni, 2016), il cui intento è ricostruire la polemica che ha accompagnato gli ultimi anni della Fallaci e che ancora ci pone domande in attesa di risposta.
Ricorda Vittorio Feltri nella prefazione che la prosa della Fallaci era
“liscia come l’olio, ma frutto di tormenti”.
Per questo motivo, quando lavorava per Libero, aveva affidato ad Alessandro Gnocchi la confezione finale degli articoli che la “immensa Fallaci” regalava al giornale.
Grazie a questa collaborazione, sebbene non ci sia mai stato un incontro diretto, Gnocchi è in grado di raccontare
“con abilità e precisione vari aspetti della poderosa opera fallaciana, senza trascurare episodi in apparenza minori, ma tali da spiegare esaurientemente la personalità focosa e indomabile della miglior donna di pensiero nata e cresciuta nel nostro Paese”
Con l’articolo La Rabbia e l’Orgoglio, pubblicato sul quotidiano Il Corriere della Sera del 29 settembre 2001, in seguito all’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre, e poi in volume nel dicembre 2001, comincia, secondo l’autore, la prima e finora unica polemica di portata nazionale su temi quali l’immigrazione, la crisi d’identità dell’Europa, i pericoli dell’islam e l’inconciliabilità dei suoi valori con i nostri.
Il concetto viene poi sviluppato ne La Forza della Ragione e ripreso in Oriana Fallaci intervista se stessa – L’Apocalisse, entrambi pubblicati nel 2004.
Le opinioni espresse in questa trilogia sono state sufficienti per marchiare la Fallaci come razzista, xenofoba, violenta e ignorante, in Italia, come in tutti i paesi dove i volumi sono stati pubblicati.
Certo non mancano le espressioni forti, controverse e colorite e alcune tesi possono non convincere completamente il lettore, ma accanto agli eccessi ci sono numerosi temi di importanza cruciale e di grande attualità, ai quali critici e benpensanti hanno preferito ribattere attaccando le esagerazioni verbali, piuttosto che entrare nel merito delle sue argomentazioni.
“Oriana Fallaci, con la chiarezza delle sue posizioni, costringe invece a riflettere sul ruolo che l’Italia vuole assumere nel mondo e su cosa significhi essere italiani all’inizio del nuovo millennio”.
La morte della scrittrice ha solo sopito la polemica che, oggi più che mai, dopo che l’Europa ha avuto i suoi “11 settembre” – Madrid, Londra, Parigi, Bruxelles –, si ripresenta alla nostra attenzione, accendendo in tutto il continente un dibattito che ha coinvolto scrittori, filosofi, intellettuali, sociologi, religiosi e politici.
La rapida, ma puntuale ricognizione militare e culturale fatta da Gnocchi mostra quanto le idee della Fallaci siano più che mai attuali, inserite in una discussione che supera i nostri confini e destinate, non solo a durate nel tempo, ma a condizionare la Storia. Eppure, l’Italia sembra averla cancellata.
Secondo l’autore, infatti
“il dibattito sull’immigrazione è clandestino. Non va al di là del multiculturalismo buonista o della propaganda politica. Forse siamo troppo legati al nostro passato e rinunciamo ad attrezzarci per il futuro. Forse l’accoglienza è un ottimo affare per qualcuno e non bisogna disturbare il manovratore. In ogni caso è evidente che non si possono trattare fenomeni epocali come quelli ricordati con le categorie dei buoni sentimenti, della convenienza elettorale o col silenzio”.
La tendenza è dunque quella di nascondere la parte più fastidiosa della sua attività letteraria – quella posteriore all’11 settembre –, per concentrarsi sulla partigiana-adolescente, la grande reporter, la romanziera o l’icona anni Settanta.
La seconda parte del saggio è dedicata alla storia delle critiche su Oriana Fallaci e sui suoi libri.
Dopo la reazione a La Rabbia e l’Orgoglio, nel capitolo dal titolo “Canzoni, No Global, minacce e processi”, vengono citati, in modo puntuale, uomini di cultura, trasmissioni televisive, testi di canzoni, vignette, libri in cui viene presa di mira, oltre ai quattro processi subiti proprio a causa della Trilogia.
In queste pagine risulta evidente come le stesse categorie rimproverate al pensiero della Fallaci – come il pensare-per-nemici, il creare il Mostro o il semplificare i problemi, allontanando l’attenzione dalla dimensione oggettiva delle questioni affrontate – si possono applicare ai testi critici in cui la scrittrice interpreta la parte del mostro senza che le sue opere vengano davvero prese in considerazione.
Eppure la sua conoscenza e comprensione del mondo arabo aveva radici profonde, risalenti alla fine degli anni Cinquanta e agli inizi degli anni Sessanta, quando aveva accettato di compiere un lungo viaggio alla scoperta della condizione delle donne nei vari Paesi del mondo: la prima tappa, il Pakistan, era stato subito un trauma.
Questo interesse non era mai cessato, anche se aveva trovato meno spazio nei libri per motivi editoriali, e aveva portato, nel 1979, a due interviste storiche, a Khomeini e a Gheddafi.
Molti dei suoi critici, che l’hanno accusata di parlare di fatti che non conosceva, non possono vantare esperienze neppure lontanamente simili.
Nell’ultima parte del libro, fatti più recenti, come i gravi scontri razziali verificatisi nel 2010 a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, o l’assalto parigino del 13 novembre 2015, vengono citati per dimostrare come il linguaggio – soprattutto quello giornalistico e intellettuale – si sia modificato, cambiando o nascondendo il vero nome delle cose, così da eliminare le differenze e non urtare la sensibilità di qualcuno.
Perché di fronte all’immigrazione crescente, alle tragedie nel Mediterraneo, ai segni evidenti di una mancata integrazione, si è andata imponendo una retorica diversa, radicata nel politicamente corretto di chi viene definito “il socialista umanitario”, ovvero chi scredita come razzisti tutti coloro che rifiutano il multiculturalismo, chiedono di regolare il flusso migratorio, stabiliscono un legame tra il numero di clandestini e il dilagare del crimine, rivendicano le proprie radici, criticano alcuni aspetti del mondo islamico.
Con una lungimiranza fuori dal comune, Oriana Fallaci ha previsto molte delle situazioni che ora i governi europei stanno affrontando con gravi difficoltà: a distanza di dieci anni, siamo invitati ad intraprendere con lucidità e imparzialità un viaggio alla
“riscoperta di una donna che ha consumato la vita per aprirci gli occhi e, soprattutto, la mente”.
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