I segreti di Fumarolo
- Autore: Anna Cavazzini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Hanno ammazzato compare Turiddu! Ma no, pare si tratti di un suicidio, niente di rusticano, tanto meno ambientato in Sicilia. Accade tanto più a settentrione, al confine tra l’Emilia e il Veneto, nel paesino “che-non-c’è”, dove si svolge la storia gialla raccontata da Anna Cavazzini nel romanzo I segreti di Fumarolo, pubblicato nel mese di giugno 2022 nei “Gialli Damster”, ottima collana di polizieschi del marchio editoriale delle Edizioni del Loggione di Modena.
Ferrarese del ’93 docente alle scuole medie con laurea in matematica applicata e master in ingegneria nella britannica Lancaster University, Anna Cavazzini è un’appassionata di letture e di gialli (Agatha Christie, Camilleri gli autori preferiti) e si sta rivelando un’autrice capace di calarsi totalmente nella scrittura e di immaginare comunità che rende vive, vegete e credibili.
Tutt’altro che un lavoretto nel (poco) tempo libero: I segreti di Fumarolo è un romanzo di valore, tra i finalisti nel Giallo Festival 2021 bandito dalle edizioni del Loggione-Damster. Secondo classificato nel concorso, per essere precisi.
Fumarolo, quindi, un “ridente paesino di mille anime” nella bassa pianura padana, soffocato dalla calura estiva in un pomeriggio avanzato di metà giugno.
Mamma Roberta, vedova Marconi, è agitata da un pensiero che non le dà pace. Il figlio venticinquenne Pietrino è in ferie e non c’è un lunedì che non vada a cena da lei, chiamandola ore prima per comunicarle cosa vorrebbe mangiare. Ma stavolta non l’ha fatto. È quello che dice al buon maresciallo Piovan, chiedendogli in via ufficiosa di fare un salto a casa del ragazzo, per dare uno sguardo.
Ed è per questo che il sottufficiale dell’Arma arranca “alto alto” e “secco secco” sulla bicicletta da donna dell’appuntato Bonato, quaranta centimetri più bassa della sua bella due ruote sparita. Così apprendiamo che a Fumarolo rubano le biciclette anche alla Benemerita e che in servizio in paese ci sono delle Carabiniere. Subito dopo, ci facciamo un’idea della popolazione tipo che lo abita, dal dialogo del maresciallo con la vicina di casa di Pietro.
Alla domanda se lo abbia visto oggi, la Romina prende tempo, giusto per non dare l’impressione di impicciarsi degli affari degli altri, poi risponde che alle sette di mattina alle sette il giovane ha bevuto il caffè in giardino. Alle otto si è messo a sistemare la bicicletta da corsa. Alle dieci si è spostato a controllare l’orto. Alle 11 ha bevuto un altro caffè. Dopo non l’ha più visto né sentito, perché faceva troppo caldo e si è spostata dall’altro lato della casa, all’ombra e ha guardato la Monica che montava un nuovo dondolo da giardino. Quando si è svegliata dopo il pisolino ho visto che se ne andava. Dove, non sa dire.
Ed ecco agilmente tratteggiati caratteri e atmosfere del piccolo centro, con qualche pennellata da artista delle parole, qualche saggia tinta di colore è un fraseggio azzeccoso, come direbbero molto più a meridione della pianura emiliano-veneta.
Al centro del racconto di Anna Cavazzini è tutto un “qualcuno ha sentito che qualcuno ha visto”, “si dice”, “sembra che”, un chiacchierare, sussurrare, insinuare. Una storia poliziesca e al tempo stesso quotidiana, in un paese immaginario ma vero, vivace e autentico, pettegolo e spontaneo.
Per farla breve, Pietrino viene trovato morto nel Po, da un pescatore. Prima è stata rinvenuta la sua automobile, seminascosta da cespugli di more selvatiche, vicino all’argine del fiume. L’esame autoptico consente di stimare ch’è annegato almeno ventiquattrore prima del ritrovamento. Tra le altre cose, ha mangiato, perchè nello stomaco sono rimasti resti di cibo non digerito. Secondo l’anatomopatologo il fattaccio potrebbe essere avvenuto con sufficiente certezza nella tarda serata del lunedì. Piovan riflette che in paese lo hanno visto allontanarsi nel primo pomeriggio, cosa avrà fatto nel frattempo?
Altro particolare: il cadavere presenta lesioni nella zona perineale, che possono essere sta provocate da patologie locali naturali o anche far pensare alla possibilità di un rapporto nei giorni immediatamente precedenti.
Il PM ha chiesto di accertare presto il suicidio, per chiudere il caso e permettere alla famiglia di organizzare il funerale. Le analisi non hanno rivelato niente d’interessante, nessuna traccia biologica o impronta strana sul luogo del ritrovamento, a parte quelle del pescatore. E comunque, si sono confermate inutili: il corpo è rimasto in acqua per due notti e un giorno. Quanto agli oggetti, sopra un foglio ovviamente un miliardo di impronte del defunto, niente di niente invece sulle chiavi dell’auto. Il medico non lo trova strano, il maresciallo sì: ma come, uno chiude la macchina e non lascia nemmeno l’impronta di un pollice sopra un oggetto di uso tanto frequente?
Il paese è piccolo e la gente mormora: fatto sta che di farsi i fatti degli altri a Fumarolo se li fanno tutti, ma resta qualcosa, anzi parecchio, di non detto, di non rivelato, di nascosto.
Il paese è piccolo e semmai tanta gente indaga. La signora Roberta per sete di giustizia, il maresciallo per causa di servizio, la fidanzata Teresa per amore, sebbene Pietro l’abbia lasciata qualche mese prima. Investiga soprattutto Nives, eccentrica vecchietta con le doti dell’inquirente di genio. Sotto la copertura innocua della compaesana gira, osserva, interroga, scopre.
Un paesino come tanti questo immaginario, ad esempio come il Fiesso Umbertiano (Rovigo) della nonna di Anna.
Fumarolo, circondato da una campagna infinita, mille abitanti, con la caserma dei Carabinieri e Carabiniere, il Centro Anziani e “Pan per Focaccia”, il panificio di Nini, ritrovo per chiacchiere e battute a tempo perso.
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