I Vichinghi e la morte. La ritualità funebre scandinava fra migrazione e stanzialità
- Autore: Davide Chiolero
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Alcuni anni fa in Svezia si era diffusa la notizia che una striscia di tessuto rinvenuta in una tomba vichinga fosse ornata nientemeno che da scritte in arabo di natura religiosa, con conseguenti svarioni sulla presunta islamicità degli antichi abitanti della Scandinavia. Poco dopo l’archeologa e storica dell’arte Stephennie Mulder ha dimostrato che in realtà i decori in questione non sono altro che disegni generici, ciononostante, in tutto il mondo, svariati divulgatori hanno continuato a pompare oltre misura la frottola dei vichinghi musulmani: una distorsione della storia originatasi - in ultima analisi - come un subdolo tentativo di instillare una “visione inclusiva” della civiltà svedese presso vaste masse di persone prive degli strumenti necessari per smontare simili narrazioni.
E ci si poteva aspettare qualcosa di diverso da un’epoca in cui in Europa l’islamofilia dei progressisti è sempre più rabbiosa e parossistica?
I cosiddetti “luoghi comuni” sono armi potenti e quando un luogo comune, per quanto assurdo, entra a far parte della pseudo-cultura pop difficilmente viene scalfito. Del resto anche l’immagine dei guerrieri vichinghi che indossano elmi con corna è un falso storico durissimo a morire.
Lasciando da parte simili bubbole, e passando a trattare di ricerche serie e originali, si può segnalare ai lettori il libro I Vichinghi e la morte. La ritualità funebre scandinava fra migrazione e stanzialità (sec. VIII-XI) di Davide Chiolero, pubblicato da Il Cerchio nel 2021.
Su Sololibri l’autore lo avevamo già incontrato recensendo un altro suo interessante studio: Il bestiario del Trésor di Brunetto Latini, uscito sempre per la casa editrice Il Cerchio nel 2022.
Quando si pensa a un funerale vichingo, la scena che immaginiamo più frequentemente è quella del corpo di un condottiero che viene fatto ardere sulla sua nave da guerra, insieme a una parte degli averi che in vita gli sono stati più cari. Questa tipologia di rito è effettivamente testimoniata dalle fonti e dai ritrovamenti archeologici, ma presso le popolazioni scandinave precristiane si conoscevano anche la sepoltura in casse di legno, la cremazione, la sepoltura delle ceneri, la sepoltura in tumuli, l’inumazione in terreni piani e la tumulazione in tombe a forma di nave fatte di pietre. Pare che l’elemento centrale della ritualità funebre norrena sia quindi il carattere individuale delle pratiche.
Chiolero riporta:
Alcuni autori hanno suggerito che le diversità negli usi funebri siano indice, non di differenza del rito all’interno della stessa società in base alle preferenze personali, ma di differenze etniche e sociali specializzate regionalmente, non uniformate da un legame politico e culturale superiore che accomunava le varie realtà della penisola scandinava del periodo vichingo. Questa tesi non trova fondamento [...]
Dal saggio si apprende poi un fatto ignoto ai più: i vichinghi credevano che alcuni cadaveri potessero tornare nel nostro mondo arrecando danni ai vivi e perciò avevano elaborato delle strategie difensive quali la mutilazione dei corpi o altre tecniche come il famoso paletto di legno piantato nelle membra, tese a provocare una seconda morte dei soggetti “pericolosi”.
Le nostre conoscenze sulle prassi funerarie vichinghe restano comunque incerte e lacunose a causa della scarsità del materiale scritto che i norreni ci hanno lasciato, costituito in massima parte da poche iscrizioni lapidee, e dal fatto che molte informazioni ci vengono da contesti a loro culturalmente estranei.
La realtà è che anche affidandoci all’epica vichinga tramandataci:
Non possiamo sapere quanto di ciò che è descritto nelle saghe possa corrispondere realmente a quello che avveniva negli usi funebri scandinavi, essendo esse dei racconti rielaborati nel corso dei secoli, [nonché] contenenti spesso degli elementi fantasiosi e immaginari.
Gli storici, tuttavia, studiano le dimore dei morti soprattutto per trarne notizie sui vivi e i corredi funebri dei vichinghi possono comunicarci molto sulla loro società:
Non dimentichiamo, infatti, che l’uso del corredo funebre, per quanto usato per via delle credenze religiose [...], era anzitutto un modo per comunicare alla società il diritto ereditario, dimostrando e rinforzando i legami, e per rendere palese la ricchezza e il valore del defunto e, ovviamente, della sua famiglia. L’enorme quantità di beni inumata in alcune tombe scandinave suggerisce infatti l’idea che i famigliari volessero "esagerare" senza deporre solamente ciò che sarebbe potuto, ipoteticamente, servire al morto secondo le loro ideologie religiose ma dimostrando un chiaro intento di ostentazione del proprio potere [...]
L’indagine storica di Chiolero si estende a un quadro d’insieme che prende in considerazione tutte le popolazioni germaniche politeiste, e ciò attribuisce un ulteriore valore a una pubblicazione che, al momento, possiamo considerare veramente unica nel panorama degli studi in lingua italiana.
I Vichinghi e la morte. La ritualità funebre scandinava fra migrazione e stanzialità ( sec. VIII-XI)
Amazon.it: 18,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I Vichinghi e la morte. La ritualità funebre scandinava fra migrazione e stanzialità
Lascia il tuo commento