Il Dante di tutti. Un’icona pop
- Autore: Giuseppe Antonelli
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Giuseppe Antonelli, professore ordinario di Storia della lingua italiana a Pavia, già curatore scientifico della mostra Dante. Un’epopea pop (Museo d’Arte della città di Ravenna), approfondisce, nelle pagine snelle e sapide di curiosità e intelligenza critica del suo ultimo saggio critico ( Il Dante di tutti. Un’icona pop, Einaudi, 2022), una breve ma articolatissima riflessione sulla fortuna popolare che ha interessato fin dal Trecento la figura di Dante Alighieri, trasformandolo in un’icona popolare, vale a dire un "simbolo legato a un immaginario condiviso".
Se il senso più profondo della cultura Pop, come ci ha ricordato in più occasioni il critico Philippe Daverio, consiste nell’invenzione di un immaginario che ci aiuti a ricordare i capisaldi di una civiltà, la figura iconica dell’Alighieri prima ancora che il valore formale o ideologico della sua opera si rivela tanto più importante nell’immaginario della cultura occidentale quanto più la sua eredità storica, artistica e morale. Attraversando epoche, canoni e tendenze, si configura come un elemento di continuità capace di modulare l’eredità del passato in nuove e sorprendenti potenzialità creative che contrassegnano, dall’arte alla moda e finanche alla gastronomia, la percezione del nostro mondo contemporaneo e le sue molteplici ipotesi di futuro.
"Dante cult. Dante gag. Dante ciak. Dante gulp. Dante game. Dante young. In comune (riflette lo studioso) con l’originale molti hanno solo l’inconfondibile profilo."
Quel profilo che dal ritratto pittorico botticelliano che ne ha istituzionalizzato la divisa con l’abito scarlatto, l’alloro verdeggiante alle tempie e il biancore del volto severo e arcigno, l’effigie emblematica di vate della nazione e padre della lingua italiana, si è via via trasformato in un marchio che campeggia dal verso di una moneta comunitaria, dall’etichetta di un bottiglia di olio da condimento, e persino dai manifesti pubblicitari dei trippai fiorentini ("Nel mezzo del panin di nostra vita"). E ancora e ancora, dalle strisce di un manga giapponese alle note di strambotti popolari e canzoni d’autore (come non ricordare l’eco struggente dei celebri versi del canto V dell’Inferno finemente intarsiati da Antonello Venditti nel testo di "Ci vorrebbe un amico" ). E con il rischio prevedibile "dell’alterazione dei significati originali, perlopiù attraverso la banalizzazione di un concetto e spesso anche modificando il dettato originale", come ebbe modo di notare il compianto linguista Luca Serianni, nel suo libro intitolato "Parola di Dante", rievocato da Antonelli nelle pagine iniziali del suo saggio. Ma del resto non sorprende, nella nostra civiltà liquida, che questo processo di alterazione e banalizzazione produca tuttavia una decantazione della biografia e dell’opera dantesca che, se da un lato ne semplifica la complessità e la maestosità, d’altro canto ne risalta l’essenzialità, trasfigurandola in una forma quintessenziale e nondimeno efficace di comunicazione.
Nella trasfigurazione dell’individuo storico Dante in icona di una tradizione popolare e collettiva sembra di ripercorrere concetti e procedimenti della pop art, convertendo l’unicità in serialità, ma con la variante significativa di trasformare l’opera d’arte in fumetto anziché il contrario. Non sorprende dunque che Dante, rivisitato, parodiato, disossato, decontestualizzato e decantato, divorato e metabolizzato dalla cultura di massa e dalle strategie del marketing e della comunicazione coeva, riaffiori, ancora vitale, quale testimone di una storia illustre e al contempo promotore di un’evoluzione nella continuità di un’identità presente e futura E che questa promozione affidata all’iconismo formidabile del profilo dantesco non si configuri unicamente nell’ambito di una tradizione linguistica (ed è pur vero, ci ricorda Antonelli, che "ancora oggi usiamo tantissime parole in comune con Dante" e che "una larghissima parte del vocabolario fondamentale dell’italiano risale in via diretta o indiretta alla "Divina Commedia"), ma si dilati ben oltre la tradizione italiana (anello di congiunzione, il vate fiorentino, della tradizione materica e allegorica di matrice medioevale e di quella, marcatamente concettuale, post-moderna) proiettandosi su scala planetaria, attraversando interi continenti e oceani, fino in Giappone e nelle terre più distanti, custodendo il senso e l’essenza della storia della civiltà occidentale. Mediante la rilettura Pop del più grande esponente della cultura medioevale, Antonelli dunque ci propone una serie di chiavi di lettura sul mondo odierno e sulla filosofia del contemporaneo che alimenta idee e riscritture del nostro tempo e della nostra stressa precaria, fragile, ma pur sempre straordinaria identità.
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