Il buon governo. L’età dei doveri
- Autore: Sabino Cassese
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2020
Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, nel suo ultimo libro, Il buon governo. L’età dei doveri (Mondadori, 2020), si occupa di problematiche ataviche del nostro paese, trattate con una dovizia di particolari che intende dare risposte oltre che porre questioni.
Le argomentazioni sarebbero risultate faticose al lettore non uso a comprendere questioni giuridiche complesse, se non fossero state proposte sotto forma di dialoghi, molti dei quali già pubblicati su “Il Foglio” tra l’ottobre 2018 e il gennaio 2020, cui il giurista partecipa con la naturalezza della conversazione tra amici.
È così che il lettore viene portato all’interno di queste pagine a sciogliere quei nodi antichi e nuovi della nostra democrazia. L’opera si sviluppa partendo da quegli avvenimenti che possiamo definire riguardanti la "terza repubblica". Dai protagonisti più recenti ai più vecchi, il libro esce in un momento in cui si potrebbero cambiare quelle disfunzionalità che l’autore racconta, considerato il periodo che stiamo attraversando.
Il primo capitolo, Sovranisti e globalizzazione, si apre con una domanda che non è retorica: “Hanno ragione i sovranisti?”. L’autore dichiara che questo è uno dei miti di coloro che vivono di contrapposizioni, che si fanno prendere da false alternative: Stato-globalizzazione, ma quando ci troviamo di fronte alle aggregazioni tre le forze europee sovraniste non possiamo non considerare queste come una negazione del sovranismo, se non un ossimoro.
“Pensi a Steve Bannon – dice l’autore - che promuove una rete globale di sovranisti-nazionalisti e non si rende conto della contraddizione”.
Il potere può dare euforia e questa fa perdere il senso delle proporzioni. Personaggi come Salvini, che dopo sette giorni di governo da ministro dell’Interno dichiara “abbiamo dalla nostra 60 milioni di italiani” e immagina file di bambini inneggianti al suo governo. Con il suo atteggiamento gladiatorio vuole ricordare, insieme con la chiusura dei porti, il braccio di ferro sugli immigrati, i proclami sovranisti, la legge sulla legittima difesa, l’enfasi sulla sicurezza, che lo Stato c’è.
L’autore, dopo aver argomentato sull’Europa e di come viene percepita dai sovranisti, tratta della Costituzione e della democrazia populistico-corporativa, delle Istituzioni e dello Stato italiano, di cui sottolinea gli evidenti dislivelli di statalità tra Nord e Sud e si chiede come diversa sarebbe stata la nostra storia se Cavour avesse governato l’Italia unita dal 1861 al 1881, raffrontandola con lo stato tedesco di Bismarck. Poi tratta della Brexit e affronta il problema di come si governa e della necessità di rispettare i doveri oltre che rivendicare i diritti.
Quanto allo stile dei governanti rileva un misto di cattive maniere, di grossolanità, di minacciosità, di aggressività se non di ignoranza. Dei partiti a loro volta dice che hanno il respiro corto, e dei loro leader che sono uomini di propaganda e non di politica.
Oggi che tutti si riempiono la bocca della parola "popolo" e negano le "élite", e quando poi sono al potere diventano essi stessi élite, il problema è mettere tutti sullo stesso piano, cioè consentire a tutti sul piano della meritocrazia di assicurare l’uguaglianza sostanziale al vertice del potere, il che vuol dire mettere al primo posto l’istruzione, purtroppo trascurata da una classe dirigente distratta.
Il buon governo. L’età dei doveri è un’opera ricca di riferimenti ad autori italiani e stranieri e ci aiuta a delineare i contorni di quello che dovrebbe essere il buon governo di un popolo travagliato da contraddizioni, da paure, da crisi delle istituzioni e che ogni volta si sforza di realizzare tra una votazione e l’altra.
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