Il confine
- Autore: Giorgio Glaviano
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2019
L’ex capitano dei Carabinieri Fabio Meda corre nel bosco, inseguito dagli spari. È certo d’essere sul punto di morire ed anche di meritarlo. Sa bene d’aver perso la moglie per sempre e che aver perduto i gradi è stata una punizione giusta. La colpa è sua, che vada pure tutto al diavolo, a questo punto. Il confine è apparso nel 2019, per i tipi Marsilio (303 pagine, 17 euro), a firma di Giorgio Glaviano, sceneggiatore per il grande e piccolo schermo, al secondo titolo di narrativa (il primo era Sbirritudine pubblicato per Rizzoli).
Come in una pellicola, la vicenda parte in modo molto cinematografico, con un uomo in fuga. Meda non si trova bene in Maremma. Dalle foreste di palazzi e dai prati d’asfalto di Milano, l’hanno esiliato tra le colline sempre rivolte a guardare qualcosa oltre l’orizzonte. Chilometri di nulla, che non portano da nessuna parte.
Non è affatto d’accordo col provvedimento che lo ha fatto precipitare fino al gradino più basso della scala gerarchica: Carabiniere semplice, nella stazione dell’Arma a Velianova. Tre soli militari in quel paese in mezzo ai boschi: l’ansiogeno maresciallo Semeraro, l’appuntato Genovese e lui, ultimo arrivato e per gradi.
Indegnità morale, vergogna, tradimento dei valori: non è affatto d’accordo con quello che la stampa ha scritto sul suo conto, solo qualche mese prima. La vicenda ha scosso i colleghi di tutta Italia, poi sembrava dimenticata, ma ora l’intera Benemerita sembra piombata in Maremma, dietro al bravo capitano Rio, per dare la caccia all’Orco.
Quelli come lei sono il disonore del nostro Corpo, perché non si è dimesso?
Non può obiettare all’ottimo superiore che il giudizio sprezzante è comunque esagerato nei suoi confronti. Come spiegargli che vive ancora per l’Arma, che per tutta la vita aveva voluto solo indossare quella divisa, che se le cose gli erano sfuggite di mano e aveva perso tutto, mai avrebbe accettato di non essere più un Carabiniere.
È un protagonista non comune il capitano, anzi il Carabiniere Meda. Un uomo che si è perso e che sa di avere difficoltà a ritrovarsi, ma che dietro una cinica corteccia nasconde tanti valori ai quali appigliarsi e con i quali provare a tirare avanti.
Va detto che per un po’ c’era quasi riuscito, nel nulla tra i boschi. Un paesino lontano da tutto, due soli colleghi, la fame di sesso appagata con rapporti mercenari, la noia totale stemperata a malapena dalle serate davanti al televisore.
Ora, per colpa del mostro, Velianova è strapiena di forestieri, in uniforme e non. E di giornalisti, che hanno riconosciuto Meda e lo guardano come un disgraziato. Invece i colleghi lo evitano, come un appestato.
Tre ragazzi rapiti da uno sconosciuto dopo un rave party tra Siena e Grosseto. Ventinove giorni dopo, i due maschi sono stati trovati incatenati in un rifugio scalcinato, di legno e mattoni, torturati a lungo, ridotti pelle e ossa. Della senese nessuna traccia, solo la maglietta rinvenuta vicino a un corso d’acqua. È ancora nelle mani di quello, l’Orco. Gli esperti dubitano che possa finire bene.
Ora Fabio Meda è di nuovo nei guai. Le telecamere lo hanno ripreso e lo strozzino al quale deve 20mila euro torna a farsi vivo, a dargli pressione, quanta gliene aveva data il sesso. Una pulsione irrefrenabile, maniacale, che lo aveva portato a perdere tutto, moglie, gradi, reputazione. Il sesso era tutto per lui, ogni cellula del suo corpo lo reclamava. I soldi gli servivano per appagare le voglie. Si era rivolto al signor Boksic con un altro nome e con la busta paga di un impiegato. Aveva chiesto 15mila euro, con cui s’era scopato dozzine di squillo. Un’ossessione incontrollabile. Si odiava, perché non riusciva a vivere l’erotismo come gli altri. A lui non bastava mai. Era un drogato, un tossico del sesso.
Ora, quello, di euro ne pretende 25mila e li reclama usando gli argomenti spicci di quel gorilla di Zoltan. Fabio ne possiede a malapena 2mila. Accetta la proposta di uno strano tipo, con uno spiccato accento napoletano, che organizza tour sui luoghi dei delitti più famosi ed è disposto a pagare uno delle forze dell’ordine che possa fare da guida in incognito.
Anche una donna lo ricatta, lo tiene in pugno, esige un’indagine personale del Carabiniere, convinta che l’Orco abbia rapito la sorella.
Nevena è una presenza forte in Il confine , un romanzo molto leggibile, che scorre veloce. Il narratore è motivato e convinto, i personaggi sono credibili: poche note bastano per fare del capitano Rio un eroe senza macchia. Ogni interlocutore di Meda, uomo o donna che sia, risulta vero, credibile, finanche il proprietario dell’auto che il Carabiniere incoccia in pieno il primo giorno dopo il trasferimento a Velianova, un vecchio con un dialetto cantilenante a metà tra il toscano e il romano.
Il confine è una lettura consigliabile, con un robusto intreccio giallo, sebbene lasci pensare ad un thriller a sfondo psicologico. L’introspezione c’è, ma non viene dall’autore, semmai dal protagonista, in forma di dialogo con se stesso e questo non fa perdere ritmo alla cadenza narrativa, sostenuta da una trama avvincente a caccia della verità e da un valido intercalare di dialoghi rapidi e sciolti.
Il confine
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