Il corpo è una chimera
- Autore: Wendy Delorme
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fandango Libri
- Anno di pubblicazione: 2020
Ho percorso le strade di Parigi, ho camminato tra le viuzze della Croix-Rousse (la “collina che lavora”) a Lione, ho conosciuto Kreuzberg, il quartiere “ribelle” di Berlino, mi sono ritrovata sotto il Partenone, nelle vie strette e oscure che affiancano piazza Omonia ad Atene. Attraverso le pagine dell’avvincente Il corpo è una chimera di Wendy Delorme (Fandango, 2020, trad. A. Bartolini) ho viaggiato con la mente e ho incontrato il mondo “underground” da una parte e i “caffè alla moda” dall’altra, due diverse prospettive della stessa società, apparentemente opposte, ma in fondo coincidenti, tanto da far pensare che questa netta distinzione sia soltanto un’illusione, un’illusione che serve a nascondere le debolezze e i limiti della psiche umana.
In un caldo pomeriggio di luglio, le tende della stanza sono abbassate e addolciscono la luce che penetra all’interno. Sedie di velluto adornano l’ambiente e accolgono gli ospiti. Nel centro della stanza un feretro, dove giace il corpo senza vita di una donna. Ha il viso delicato (la cipria ha perfettamente nascosto le sue rughe) e indossa un abito estivo di colore azzurro, impreziosito da bottoni di madre perla. Sembra così serena…
“La sensazione della guancia fredda le resta a lungo sulle labbra”.
Marion si avvicina, dà un bacio alla defunta sulla guancia fredda. È venuta sola per l’ultimo saluto alla donna, poiché la sua compagna Elise è rimasta a casa con i bambini. Marion solleva lo sguardo e incrocia quello di Philippe, seduto al capezzale della morta. Gli si siede a fianco e gli stringe forte la mano. Pensa che domani, dopo il funerale, sarà tutto finito; o forse no… Ci sono tanti enigmi da risolvere e tante confessioni ancora da fare.
Sulla soglia dell’ingresso, Ashanta e Camille vengono accolte con affetto da Philippe. Le due donne consolano l’amico; la prima è alta e magra, capelli corti, scura di carnagione; la seconda, invece, è di bassa statura e porta i capelli lunghi.
Manca solamente Ardau. Non c’è e non ci sarà, nonostante il dolore profondo. Ha mandato una corona di fiori con su scritto:
“Alla mia sposa adorata. Con tutto il mio amore.”
Il giorno dopo, al funerale, ci sono tutti: le due mamme premurose Marion ed Elise, con i loro tre figli, il solitario Philippe, l’immigrata Ashanta e la sua moglie francese Camille, che vuole salvare gli immigrati. Ci sono anche la ribelle Maya, il riservato Jo e la femminista Isabelle.
Questi sono i protagonisti della storia. Vite distinte che si intrecciano magistralmente fra loro, per raccontare scorci di una società moderna: la famiglia, la maternità, le coppie di fatto con le loro difficoltà, la disparità di genere e l’incolmabile divario tra i due sessi, l’omosessualità, l’amore passionale e struggente, l’amore puro e sincero, gli stereotipi e soprattutto la violenza sulle donne.
Non mi è stato facile recensire questo libro. Non vorrei esaltarlo, ma devo dire che ho profondamente apprezzato le intenzioni dell’autrice di scavare nelle pieghe segrete e complicate della psiche umana. Il mio approccio era stato dettato da una semplice curiosità per la scrittrice, che è una “performeuse néoburlesque”. Ho pensato, infatti, che potesse essere interessante leggere questo romanzo essendo Delorme un’artista capace di creare arte con il proprio corpo.
Ho constatato però, leggendolo, che il fulcro del romanzo non è il corpo, bensì l’anima, centro della nostra esistenza. Effettivamente l’autrice già dal titolo palesa le sue intenzioni: il corpo è una chimera; non il mostro leggendario della mitologia greca, ma l’utopia, il miraggio.
La lettura è stata scorrevole, a dimostrazione che la scrittura è asciutta e priva di fronzoli. Il racconto è valorizzato da un’abile narrazione fatta in terza persona, che regala un’immagine completa degli attori, delle loro emozioni e del contesto nel quale vivono.
Si tratta di un romanzo esplicito ma mai volgare, che parla delle persone e delle loro azioni, con garbo e senza eccessi; ordinario ma mai banale, anche se ispirato alla quotidianità perché racconta quello stralcio di vita che spesso volutamente si ignora, in quanto potrebbe “offendere” la nostra finta moralità. È interessante e particolare, perché riguarda tutti noi e viaggia nel tempo, nel pensiero e nel mondo, in modo unico. È leggero e viscerale allo stesso tempo, poiché oltre a raccontare il corpo (l’apparenza), penetra nel cuore umano, lo scompone e lo ricompone.
Ho dedicato la settimana del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, alla lettura di questo romanzo. Le pagine che scorrevano si trasformavano in emozioni intense, che mi obbligavano a numerose pause di riflessione per metabolizzarne il contenuto: l’elegante schiettezza dell’autrice può aprire degli inaspettati sprazzi di luce nella nostra profonda cecità.
Tuttavia avrei preferito un finale diverso, meno scontato, nonostante abbia compreso alla fine le motivazioni di questa scelta da parte dell’autrice.
Consiglio questa lettura, da fare con garbo, apertura mentale, senza pregiudizi e senza limiti.
“Il corpo è una chimera… Quando è la carne a essere straziata, la ferita può guarire, ma un’anima sofferente può rimanerlo per sempre.”
Il corpo è una chimera
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