Il disastro di Colombo. Storia di un esploratore mancato
- Autore: Wolfgang Wissler
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2022
È un romanzo? Sì, perché c’è tanta invenzione. È un saggio? Anche, inappuntabile e attendibile quanto ad autenticità degli eventi raccontati. È un libro da leggere? Non c’è dubbio, tanto più alla luce della cancel culture che negli States abbatte statue del primo conquistador e chiede di abolire il Columbus Day, contestando lo scopritore-sopraffattore di nativi caraibici.
Ma quello che incontriamo non è il gigante statuario dei monumenti, il grande navigatore, l’almirante mayor de la Mar Oceana. Lo troviamo addirittura in una latrina, all’avvio de Il disastro di Colombo. Storia di un esploratore mancato, edito da Odoya nel 2022 (Città di Castello PG, 222 pagine), a firma di Wolfgang Wissler e nella traduzione di Giuliana Franzoso.
Il vicerè e governatore delle Indie Occidentali, il Signore dei mondi sconfinati, è poco più di un naufrago, lui e i sessanta marinai arenati a Chayamaka, una delle centinaia di isole e isolette scoperte dall’italiano al servizio dei Reali di Spagna, Alfonso e Isabella.
Il Colombo dello scrittore germanofono di gialli è ultra cinquantenne, ora ben poco autorevole e carismatico, impegnato a rassicurare i suoi uomini sull’arrivo dei soccorsi, ma in cuor suo per niente certo che Mendez li raggiungerà mai da Hispaniola.
Quante volte ha ripetuto che arriveranno? Veleggeranno a sottrarli alla noia infinita delle giornate inutili, spese a cercare riparo dal sole implacabile e non trovarlo, passate a boccheggiare sotto il caldo asfissiante, ridotti a nutrirsi di capromidi (roditori delle isole caraibiche), da quando gli indigeni hanno smesso di fornire cibo in cambio di biglie di vetro e del coltello del mozzo. Dicono di avere dato tutto e di fare la fame anche loro, ma Colombo è certo che mentano, facciano i furbi.
Al quarto viaggio nelle Indie, l’uomo che la Spagna ha riaccolto nel 1493 e acclamato per il Nuovo mondo scoperto e per l’oro (poco) consegnato ai sovrani, scruta il mare deserto, come ha fatto per la maggior parte della sua vita.
L’ammiraglio non si accorge dell’indigeno che osserva l’accampamento degli invasori, dall’ombra di un albero possente. È il capo degli abitanti dell’isola e Wissler coglie il punto di vista dei locali, il loro modo di vedere gli europei, senza sapere che lo siano.
Li hanno scorti arrivare dal mare su due grandi navi, stabilirsi sulla spiaggia e costruire qua e là un paio di capanne. Da quel giorno siedono, girano poco intorno, mangiano, sospirano e litigano. Una marmaglia trasandata. Ameyro avrebbe ordinato da tempo di massacrarli o di cacciarli in mare, ma deve pensare alle conseguenze delle proprie azioni sulla sua gente. Poi, le novità offrono anche delle possibilità. Quali siano, non ha deciso ancora. Per questo guarda e aspetta.
Il fasciame delle navi spiaggiate è sforacchiato e avvilisce i pelle bianca. L’anziano che li guida, quello ricurvo, coi capelli arruffati e i denti marci, gli ha detto ch’è stato un verme a rosicchiare inesorabilmente il legno, senza che potessero far niente per impedirlo. Un essere minuscolo distrugge grandi imbarcazioni e trasforma fieri conquistatori in miseri svuotatori d’acqua dell’oceano, che penetra dai buchi creati dall’insetto.
L’uomo osservato guarda verso il mare e sospira. Ameyro comprende che vorrebbe essere fuori, prendere il largo, cercare qualcosa d’importante da compiere.
Da Colombo ad Ameyro, si apprende tanto sui pensieri dell’uno e dell’altro. I ragionamenti del genovese, ricordi, ripensamenti, ripercorrono gli eventi che lo hanno condotto prima a scoprire le terre a occidente dell’Oceano, poi a tornare altre tre volte e a restare arenato a Chayamaka, nel 1503. Si conosce - senza malanimo dell’autore nei confronti dell’esploratore - la condotta severa esercitata da Colombo, per mantenere la disciplina tra gli spagnoli. Sono tanti tra loro gli avventurieri arrivati dopo il primo viaggio del 1492. Crudele il pugno di ferro adottato per tenere a bada nativi non sempre disposti a farsi sopraffare. Le frecce sono in costante agguato.
E c’è l’aggiunta di Gabriel, un personaggio inventato che ha una storia da raccontare e può rivelare parecchio su qualcosa che non conosciamo (qui è romanzo, ovviamente, non saggio).
Molto di quello che Wissler ritiene di Colombo si può cogliere nel profilo sintetico di uno “scopritore dalla carriera troncata”, proposto in appendice. II 12 ottobre 1492 appena posato il piede sull’isla Guanahani diventa una superstar. Ha raggiunto le Bahamas, ma crede d’essere vicino alla Cina, descritta da Marco Polo. Cristoforo-Cristobal è chiamato scopritore, ma l’America era già stata scoperta e abitata, anche già raggiunta dai Vichinghi secoli prima. Per questo, sarebbe corretto dire che l’audace marinaio ha riscoperto il continente americano per conto dell’Europa, peraltro piuttosto casualmente. In ogni caso, le sue gesta hanno comunque cambiato il corso della storia.
Tuttavia, la gloria di Colombo sfuma. Fallisce come governatore del Nuovo Mondo. Non riesce a trovare tesori d’oro abbondanti, come faranno invece i conquistadores senza scrupoli sulle sue tracce. Viene trattato dalla corte spagnola come un arrivista ingrato e polemico. Muore il 20 maggio 1506 a Valladolid e non se ne accorge quasi nessuno.
Wolfgang Wissler è cresciuto a Lörrach, sul Tüllinger Berg, tra Germania e Svizzera. Dopo un apprendistato commerciale, ha lavorato da redattore. Altre sue pubblicazioni: Lui dice: uccidetelo! e Il libro nero dei guai, con sette storie drammatiche.
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