Il dolore negato. Affrontare il lutto per la morte di un animale domestico di Pier Luigi Gallucci

La morte di un animale domestico, cane e gatto, è spesso il primo contatto con la scomparsa di qualcuno cui abbiamo voluto bene. Questo ci scrive Pier Luigi Gallucci nel libro dal titolo Il dolore negato. Affrontare il lutto per la morte di un animale domestico (Graphe.it edizioni, 2018).
Mentre la “morte umana” sta diventando un accidente di cui non bisogna parlare, come se non fosse accaduto niente. “Morte” è una parola oscena, che non va nominata, ci mette in enorme imbarazzo. Elaborare il lutto di una persona cara che non vediamo più sta diventando un evento complicato, perché viene vissuta come vergogna e non un fatto naturale. I bambini di oggi non conoscono i cimiteri, sono posti dolorosi, dove qualsiasi narrazione familiare si arresta.
Mentre i cani e i gatti sono una parte importante della vita di molte persone. Da famiglie, a single, ad anziani, tutti beneficiano delle loro coccole e del loro affetto incondizionato. Gallucci scrive che negli ultimi dieci anni la morte di un cane, di un gatto e di altri esseri più silenziosi, come le tartarughe, viene maggiormente considerata.
Sono sempre meno i pater familias che se ne escono con la frase spiacevole: “Ma era solo un animale, ne compriamo un altro.” Chi sminuisce così tanto l’apporto anche terapeutico di un cane che ci vuole un bene infinito, o un gatto che si accoccola sulla poltrona fingendo di guardare il televisore, mentre cerca le nostre carezze, è capace anche di abbandonarli per strada.
Ci siamo arrivati tardi noi italiani. In Inghilterra la morte di un gatto e o di un cane ha proprio una sua definizione: “pet loss”.
Scrive l’autore:

Nella nostra società, spesso la morte di un animale è vista come una perdita relativa, di serie B, non intensa quanto a altri tipi di lutto, e va incontro a fenomeni di minimizzazione e banalizzazione.

La metà degli italiani che non hanno un animale domestico non riescono a capire. Fino ad arrivare a ridere di un avvenimento che per loro non ha nessuna rilevanza. Dimenticando la pet therapy, che dà agli ammalati, soprattutto ai bambini, un sostegno essenziale. E non si parla solo di cani e gatti, ma di conigli, degli asini e dei cavalli. Gli italiani che hanno un animale domestico ammalato si rassegnano solo se il gatto è anziano, come pure il cane, e stanno combattendo dolori forti.
Molte famiglie poi vivono un contrasto insanabile, ovvero amano i loro animali domestici, ma non hanno nessuna intenzione di smettere di mangiare carne, di diventare vegetariani, anche se le famiglie che fanno scorazzare per casa dei simpatici coniglietti e poi non disdegnano carne arrosto sono aumentate moltissimo. Ma se la morte di un animale domestico arriva all’improvviso, c’è quasi una non accettazione dell’evento per alcuni. Ci sono proprio dolori fisici, l’ossessione che non si è fatto abbastanza per curare gli animali e comunque anche chi non problemi di tale portata, sente tristezza, disagio e nostalgia. Tutti sentimenti che non spariscono se prendi subito un altro cane, un altro gatto.

Pier Luigi Gallucci dà qualche suggerimento: non nascondere il dolore, il lutto va lasciato decantare. E poi, se non ve la sentite di prendere subito un altro cane, magari mettere in una scatola i suoi oggetti, le sue fotografie. Chiedi comprensione e rispetto: chi ride del tuo stato d’animo non solo non è una persona perbene, ma potrebbe argomentare sulle spese dal veterinario, aggiungere il fatto che sporcava in giro per casa. Una totale assenza di sentimenti.
L’autore si chiede se è meglio comprare o andare a prendere in un canile o gattile un altro amico a quattro zampe. Gallucci risponde di no, perché si farebbero paragoni, la tristezza potrebbe diventare la narrazione principale del nuovo arrivato.
Ci vuole tempo, che si tratti della morte di una persona o di un animale, abbiamo bisogno di tempo.