Il dopoguerra in Sicilia. Dal Separatismo all’Autonomia (1943-47)
- Autore: Francesco Cangialosi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Dopo L’isola dei passi perduti. Storia istituzionale dell’Autonomia regionale siciliana dal viceré Caracciolo ai giorni nostri, in cui Francesco Cangialosi fa un’attenta panoramica dello sviluppo dell’autonomismo siciliano, una storia complessa e articolata, questo volume adesso analizza nello specifico il tema della nascita dell’Autonomia dopo quelli che lo storico Salvo Di Matteo definì gli “Anni Roventi”, dal titolo del suo famoso volume che rievoca sapientemente il secondo dopoguerra in Sicilia.
L’opera di Francesco Cangialosi si intitola Il dopoguerra in Sicilia con sottotitolo Dal Separatismo all’Autonomia (1943-47) (Palermo University Press, 2021) e interessa una fase storica che in Sicilia ebbe una sua singolarità, in quanto rispetto al resto dell’Italia la guerra ebbe termine già nel 1943 con lo sbarco delle truppe alleate.
Il 10 luglio del 1943 sbarcarono infatti gli Alleati e nel giro di un mese e mezzo riuscirono a conquistare l’isola determinando il collasso del sistema politico nazionale. Il fascismo si ebbe come a liquefarsi all’interno dell’isola, forse anche perché non ben radicato. I siciliani non avevano acconsentito con entusiasmo alla guerra di distruzione imposta dal Regime e i tremendi e violenti bombardamenti avevano fiaccato gli animi e il morale della popolazione. Si erano determinate enormi fratture e scontenti che non potevano che suscitare e determinare forti reazioni. E quella del popolo siciliano si concretizzò in una palese rimozione dell’esperienza del regime del Ventennio. La Sicilia occupata viene a determinare la caduta del Fascismo e il 25 luglio 1943, pochi giorni dopo lo sbarco alleato, il Fascismo crolla.
Il famoso e roboante messaggio EIAR di Mussolini («Bisogna che non appena questa gente tenterà di sbarcare, sia congelata su questa linea che i marinai chiamano del bagnasciuga») fu ampiamente smentito dal succedersi dei fatti. E questo nonostante lo sforzo militare del Regio Esercito e le difese che non furono per nulla permeabili, come molti hanno falsamente affermato. Era venuta pressoché a crollare la fiducia nel Regime che non mantenne le sue mal poste promesse.
La Sicilia fu la prima regione liberata e in questa parte del paese che restò separata dal resto del territorio nazionale avvennero fatti che non ebbero luogo altrove. Non si ebbe una Guerra di liberazione nazionale e non si ebbero, tranne poche eccezioni, eclatanti episodi di repressione nazifascista. Ma di contro si manifestarono in Sicilia due fenomeni che non sono presenti nel resto d’Italia, tra i quali il Separatismo (e questo immediatamente dopo lo sbarco alleato). Fu un movimento che si accrebbe sempre di più nelle adesioni ed ebbe consenso in molti settori della società specie in un segmento importante, la vecchia aristocrazia e i latifondisti che lo sostennero per la paura del nuovo.
Tutto questo mise in agitazione la società civile e si vennero così a crearsi situazioni difficili di agibilità politica, ma un altro fenomeno sociale prese vigore e fu quello delle lotte contadine. Il cosiddetto “Miraggio della terra” come lo ha ben definito il noto storico Pippo Oddo nel suo recente omonimo volume che segue i primi tre che analizzano i problemi sociali della Sicilia.
Le lotte contadine riproposero ancora una volta in rilievo il problema del latifondo da risolversi in maniera non più estemporanea, ma con un confronto continuo e corretto tra le diverse forze politiche.
In questo processo di mutamenti un fenomeno è sempre presente, quello della Mafia che si pone come un supporto sostanziale e forte al conservatorismo e alla reazione e alle istanze del mondo contadino. Si vive in un mondo di contrasti variegato ed estremamente vivace che non si registra nelle altre regioni e che pone la Sicilia in una situazione particolare.
A questo stato di emergenza sociale, le forze politiche più attrezzate e capaci guardarono con attenzione a come rispondere per calmierare questa realtà caotica. La risposta fu quella di rievocare o meglio riesumare il problema della specificità della Sicilia all’interno del contesto nazionale.
Vi erano manifeste le istanze del Separatismo che però, attuate, avrebbero troncato un processo storico unitario ormai consolidato. L’Autonomia apparì essere lo strumento più idoneo, ma un’autonomia diversa, non intesa come semplice decentramento amministrativo bensì come autonomia politica.
“Una regione nella nazione” come fu definita da Luigi Sturzo, un soggetto politico capace di farsi interprete della specificità della realtà siciliana. Una regione Siciliana che potesse fare ciò che non era consentito allo stato nazionale centralizzato; era questi una forma di stato che durante il Fascismo aveva avuto la sua massima espressione ma che adesso non poteva prendersi carico delle specificità siciliane.
Sorse il problema di quale dovesse essere la forma di questa Autonomia che non voleva significare separatezza ma un’autonomia che voleva intendersi come sinergia tra potere centrale e potere locale.
L’Autonomia Siciliana è da ritenersi comunque una conquista importante e significativa anche se nel tempo si è riscontato un certo pessimismo della ragione che l’autore esplicita in questa frase:
“L’Assemblea regionale siciliana non è divenuta un Alta Corte di moralità, di legalità, di competenza.
Non è divenuta una cattedrale di democrazia che allena e abilita i suoi sacerdoti ad approfondire lo studio dei problemi ed approntare le risposte raccordandoli e modulandoli rispetto a contesti geografici, economici e politici sempre più competitivi e sempre più mutevoli”.
“La Sicilia aveva bisogno di un sogno, di una voce profetica, di una spinta per risollevarsi, per rimettersi in cammino e tornare a guardare a testa alta il futuro. A questo è servita l’autonomia: a gestire una fase emergenziale dimostrandosi incapace però di andare oltre”.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il dopoguerra in Sicilia. Dal Separatismo all’Autonomia (1943-47)
Lascia il tuo commento