Il gioco della mosca
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
“La memoria aduna fantasmi e più su di essi si sofferma, più li rende immaginarii”
Questo pensiero di Franz Brentano, padre della fenomenologia e maestro di Husserl, è stato scelto come epigrafe al libro “Il gioco della mosca” (Palermo, Sellerio 2000), il cui titolo è desunto da un gioco tradizionale, "U jocu da musca" che i ragazzi, da maggio a settembre, praticavano in spiaggia. Ascoltiamo quanto in proposito Camilleri dice in una sorta di introduzione:
“Il mio era un paese di terra e di mare. Aveva un hinterland abbastanza grande da potervi fare allignare i germi di una cultura contadina che s’intrecciavano, si impastavano con quelli di una cultura, più articolata e mossa, che era propria dei pescatori, dei marinai. Dal tempo della mia infanzia molte cose sono naturalmente cambiate, in meglio o in peggio non m’interessa, ma proprio perché cambiate rischiano di perdersi, di svanire anche all’interno della memoria. Che io abbia fermato alcune cose sul foglio non ha altro scopo che quello di stenografare un appunto d’uso personale: non vuole proporre paragoni, suscitare rimpianti”
Siamo nel concetto di identità collettiva che è consapevolezza di esistere con i propri sentimenti e pensieri in una fitta trama di luoghi e di eventi. E qui Camilleri la intende come il riconoscimento di radici comuni nelle parole che ci si scambia, nei riti e nei gesti che accomunano. E’ il dialetto a tenere saldamente ancorati gli abitanti di un territorio alla loro storia e alle loro tradizioni. In fondo, il suo recupero serve a non far dimenticare la calda pedagogia dell’oralità.
Nel libro, le cinquantaquattro espressioni dialettali generatrici di aneddoti sono disposte in ordine alfabetico solo per “un’agevolazione di lettura” e quasi tutte le storielle che ne derivano, così precisa il nostro autore, gli furono raccontate dai familiari, “i veri autori”. Esse sono definite “storie cellulari”: si manifestano come l’esito in lingua dello scandaglio sui modi di dire e, messe insieme, compongono il “tessuto” connettivo della comunità. Il procedimento, pur essendo per molti aspetti innovativo, è sciasciano con riferimento a "Kermesse" (1982), riscritto poi in "Occhio di capra" (1984). Anche il metodo adottato da Gesualdo Bufalino in "Museo d’ombre" (1982) l’avrà di sicuro suggestionato. E, comunque, l’antecedente di questa opera va individuato nel glossario di termini dialettali, inserito in appendice al romanzo "Un filo di fumo" (Palermo, Sellerio 1997). Numerose sono le corrispondenze terminologiche e medesima è l’ispirazione che si radica nelle certezze giornaliere: quella delle rimembranze di cui in maniera indelebile la misura umana si nutre.
Così, si dice “Fari facci” quando si accoglie qualcuno “con lieve viso, con generosa e cordiale ospitalità”. “Botta d’acitu, botta di sali, botta di vilenu, botta di sangu” sono invece maledizioni: come a dire che ti possa venire un accidenti. “Botta” equivale a “colpo”: dunque, colpo d’acidità, di sale, di veleno, di sangue, imprecazioni gerarchicamente ordinate in rapporto al danno subito. Per avere efficacia , occorreva l’intervento di una fattucchiera, e Camilleri, che nelle situazioni coglie il grottesco, evoca episodi che sarebbero piaciuti a Pirandello. Preziosa, pertanto, è la ricerca semantico-narrativa che caratterizza il libro e manifesta una precisa filosofia: quella trasmessa oralmente di generazione in generazione, assunta a regola di azioni e comportamenti collettivi.
Il gioco della mosca
Amazon.it: 7,60 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il gioco della mosca
Lascia il tuo commento