Il guardiano del fiore di loto di Andrés Pascual

• Il guardiano del fiore di loto
• Titolo orginale: El Guardiàn de la flor de loto
• Andrès Pascual
• Mondadori, 2009
• p. 356

La vicenda ha inizio quando il lama medico Lobsang Singay, scampato nel 1967 da bambino alla Rivoluzione culturale che uccise numerosi lama, giunto all’Università di Harvard per presentare al mondo le nuove scoperte scientifiche, viene trovato morto nella sua camera di albergo di Boston. Accanto al corpo, una stoffa nera con svastiche dal verso contrario agli angoli, simbolo del gruppo indipendentista della Fede Rossa. Sarà compito di Jacopo, cooperatore internazionale, ricondurre la salma al suo paese natio, Dharamsala, come richiestogli dal suocero Malcolm, grande amico del lama defunto. Un susseguirsi di misteriose morti, meglio identificate come omicidi, condurrà il giovane spagnolo attraverso l’India, il Nepal, il Tibet, tra monaci tibetani, cavalieri nomadi e sicari del governo cinese, per svelare la verità sull’accaduto e recuperare il Trattato di magia del Tibet Antico, documento appartenente a Singay andato perso dopo la sua morte. Un "Santo Graal" tibetano, nascosto nell’altopiano nel VII sec. dal grande maestro Padamasambhava, che solletica l’interesse dei piani alti della politica.

Un thriller contaminato da romanzo e saggio, narrato in prima persona, con una buona delineazione dei personaggi che nel corso della storia vengono disvelati. Un affascinante salto nella cultura indiana attraverso meditazione, spiritualità orientale, per allontanarsi da "un’esistenza nomade di sentimenti", quella vissuta dal protagonista, specchio dell’esperienza emotiva della nostra civiltà attuale. L’uomo e la montagna, l’Himalaya, tra paesaggi mozzafiato e pericoli che si celano in ogni anfratto, con un ritmo incalzante che non disdegna l’action, specie da metà racconto in poi. Nel finale si evince la vera grandezza della narrazione, costellata da pillole del credo buddista, che invitano il lettore a riflettere sulla propria condizione di essere vivente. L’agoniato tesoro, raggiunto dopo mille peripezie, che Jacopo scoprirà essere più vicino a lui e ad ogni essere umano, di quanto avrebbe mai pensato. Un viaggio attraverso questi luoghi, ma soprattutto un viaggio interiore, magico, che ognuno di noi può compiere solo fermandosi e ascoltandosi:

"La nostra mente è come il mare: quando è agitato smuove il fondale e le acque si intorpidiscono. Così non si riesce più a distinguere niente. Le acque di un mare calmo, invece, sono sempre cristalline, dal momento che il sedimento si deposita sul fondo".