Il Guardiano della soglia. Il segreto della Commanderia
- Autore: Mauro D’Arcangeli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Che bello il primo piano in copertina della mano guantata di ferro di un cavaliere medievale, che stringe una spada templare. Un eccellente biglietto da visita per un romanzo, Il guardiano della soglia. Il segreto della Commanderia (luglio 2022, 146 pagine), pubblicato da Atlantide Editore di Latina.
Un giallo storico di Mauro D’Arcangeli, ispirato e ben documentato, alla ricerca della verità sui Cavalieri del Tempio e sugli insediamenti nel Preappennino a sud del Lazio.
All’abbazia di Marmosoglio-Valvisciolo nei Monti Lepini, si legano memorie templari (l’Ordine aveva una Commenda a Sermoneta), che l’autore ha intrecciato alla storia di Carpineto Romano e dintorni, tra le province di Latina e Frosinone.
Mauro d’Arcangeli è nato a Colleferro nel 1968, ma vive da sempre a Carpineto. Dopo gli studi classici, si è laureato in scienze politiche, con tesi in storia dei trattati e politica internazionale. Direttore di Confagricoltura Latina e Presidente dell’Ente Bilaterale per l’agricoltura pontina, coniuga l’attività professionale in campo agricolo con l’amore per la storia, specialmente locale. È coautore di Viaggi nell’Agro Pontino. Vita vitis vinum (Atlantide Editore, 2017).
Questa è perciò la prima esperienza narrativa per D’Arcangeli. Derivando dall’interesse e dalla curiosità per il proprio territorio, ha generato un impegno di studio su documenti e tracce fisiche dei monaci-cavalieri nel Pontino.
Da una donazione risalente al 1248, a firma di Matteo da Carpineto, Erasmo da Bassiano e Marco da Norma (paesi della zona), ha preso forma una ricostruzione in cui l’autore lepino mette insieme vero e fantasia per arrivare al verosimile. Parte del ricavato del romanzo, duecento copie riservate all’autore, è andato in beneficenza all’insediamento dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù in Egitto.
Sigilium Militum Xpisti si legge sul pomello della spada in copertina. Il sigillo templare campeggia anche sull’arma che l’abate Mattia, dell’Oratorio cistercense di Carpineto, regala al giovane Mattia, figlio del falconiere del Signore di Ceccano. Ad avere patrocinato gli studi del ragazzo, è stato il conte Giovanni, per riconoscenza verso il padre, che gli ha salvato la vita durante una caccia.
Nel romanzo si può seguire l’investitura a cavaliere del non ancora ventiquattrenne Matteo, a Pasqua del 1231. Una solenne cerimonia religiosa e militare, alla presenza di dignitari, religiosi e genitori. La sera precedente, prima della notte di veglia in preghiera, è stato lavato, rasato e vestito con una tunica bianca, un manto rosso e una cotta nera. Rappresentano la purezza dell’animo; il sangue da versare nel nome di Dio; la morte, che non dovrà temere.
Nella cappella del Palazzo, dopo la benedizione dell’abate, tocca al conte compiere il rituale. Per tre volte, lo colpisce leggermente sulla spalla col piatto della spada, declamando il giuramento da rispettare d’ora in avanti: proteggere la Chiesa e credere a tutto ciò che insegna. Difendere i deboli. Non indietreggiare davanti al nemico. Fare la guerra agli infedeli senza tregua e misericordia. Non mentire, mantenere la parola data. Essere generoso con tutti, campione del diritto e del bene, contro l’ingiustizia e il male.
Il giovane giura, il conte pronuncia la formula: “In nome di Dio, di San Michele e di San Giorgio io ti faccio cavaliere. Sii leale, forte, generoso”, seguìta da un ceffone, l’ultima offesa senza reazione.
Tanti i vantaggi del nuovo status: arricchirsi con i bottini di guerra, ottenere una propria signoria, per i servizi resi al feudatario. Però Matteo ha un’ambizione più grande, nata dai racconti dell’abate Mattia, templare per vent’anni: vuole entrare nell’Ordine dei monaci guerrieri.
Matteo è il protagonista, con altri, del segmento medievale di questo romanzo bicefalo, perché rimbalza tra due epoche, legando il passato al presente, rappresentato dalle ricerche del settantenne prof. De Scarsi, docente emerito di storia medievale. Un libricino, donatogli nell’abbazia cistercense di Valvisciolo, ha riacceso la sua passione per la storia templare locale. Contiene le storie di un miles, dell’edificazione di un monastero e di un segreto.
La verità è questione di vita o di morte: questo il principio caro al professore, impegnato in una discussione teologica con un importante cardinale, sul dogma della resurrezione dei corpi alla fine dei tempi. Le domande che ora lo assillano, contengono in sé il romanzo: i Templari sui Monti Lepini? Perchè costituirono la Commanderia di Malvisciolo? Chi erano il miles Matteo e i compagni Erasmo e Marco? Perchè i frati abbandonarono l’abbazia?
La Commanderia è una circoscrizione territoriale degli Ordini monastico-cavallereschi. Aggiungiamo che Mauro D’Arcangeli regala in appendice due contributi storici tutt’altro che scontati. Uno è la cronologia dell’Ordine del Tempio, dalla fondazione il 23 gennaio 1120 nel Consiglio di Nablus del Regno Crociato di Gerusalemme, al rogo dell’ultimo Gran Maestro Jacques de Molay, il 18 marzo 1314, nei pressi di Notre Dame a Parigi.
L’altro è la Regola, le norme di condotta religiosa, quotidiana e pubblica che i Templari erano tenuti a osservare e fare osservare. Alcune curiosità: l’uso nella carne era considerato “sufficiente” tre volte a settimana.
I soldati stanchi potevano esimersi dalle orazioni collettive di primo mattino. Le vesti bianche simboleggiavano trasparenza di spirito e purezza di propositi, potevano coprirle d’inverno solo con modeste pelli d’agnello. Dovevano rifuggere da ogni vanità: solo vesti sobrie e capelli “ordinati, regolari avanti e indietro”, niente speroni e collane. E tenersi a distanza dalle donne, perfino dalle sorelle:
A causa della compagnia femminile, l’antico nemico cacciò molti dalla retta via del Paradiso.
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