Il libraio di Parigi di Mark Pryor

“Il libraio di Parigi” è il romanzo d’esordio di Mark Pryor, nato e cresciuto in una fattoria in Inghilterra e trasferitosi negli Stati Uniti quando aveva venticinque anni, oggi avvocato con la passione della scrittura, vive con la moglie e i figli ad Austin, in Texas. “Il libraio di Parigi” è un thriller dalla storia complessa ed enigmatica, ambientato nella seducente Parigi, tra i suoi caffè e bistrot, tra libri antichi e pregiati di bibliofili e collezionisti, e i tanti misteri di un passato recente della nostra storia.

Hugo Marston, capo della sicurezza presso l’ambasciata USA a Parigi e Max Koche, un anziano libraio proprietario di un chiosco di libri antichi sulla Senna, un bouquiniste, sono amici da alcuni anni. Chi sono i bouquiniste, i librai sulla Senna e qual è la loro storia? Il termine bouquiniste deriva dalla parola olandese boechin, ovvero libricino. Dopo la Rivoluzione francese con le biblioteche liberate, quelle delle case dei nobili, fiorì l’attività di vendere libri per pochi spiccioli sulle rive del fiume e nel 1891 i bouquiniste ebbero il permesso di rendere le loro bancarelle permanenti. Il libraio Max, riservato e imperscrutabile settantenne, consigliava spesso Hugo sull’acquisto di alcune prime edizioni, libri introvabili che potevano piacere a Cristine, l’ex moglie di Hugo, che amava Oscar Wilde e i gialli di Agatha Christie. Come l’autentica perla che gli aveva trovato dopo affannose ricerche: una prima edizione del 1935 di “Delitto in cielo”, rilegata in cuoio color bordeaux, con incisioni in oro.
Hugo, quarantenne, alto un metro e ottantacinque, somigliante a Cary Grant, con i capelli folti ma di un castano più chiaro, era un texano che amava leggere e si intendeva di libri. Lui e Max si erano conosciuti molti anni prima e da cliente abituale era diventato anche suo amico. Lo trovava un uomo misterioso: interrompeva bruscamente qualsiasi conversazione sulla sua vita, viveva in una casa colma di libri e non era legato al denaro.
Quella mattina di dicembre aveva iniziato a nevicare, faceva freddo e nelle vetrine dei negozi si vedevano le prime luci di Natale. Hugo decise di passeggiare lungo il fiume per raggiungere l’amico. Da li a poco l’anziano libraio viene portato via da due individui, caricato a bordo di una piccola imbarcazione, sotto gli occhi inermi e impietriti dell’amico.
Che motivo c’era di rapire un umile bouquiniste? Hugo avvertirà da subito qualcosa di strano: i poliziotti sembrano non dare peso alle parole e alla descrizione dei fatti raccontate dai testimoni. Hugo, a quel punto, decide di ritrovare Max con l’aiuto di Tom Green, suo fedele amico da quando avevano condiviso una stanza all’accademia dell’FBI, vent’anni prima.
Verrà a conoscenza di un dossier su di lui, noto alla CIA, i cui documenti rivelano la vera storia di Max. Era un ebreo tedesco e la sua famiglia era stata deportata a Dachau. Fu l’unico a sopravvivere al campo di concentramento. Venne poi adottato da un colonnello francese e crebbe in un villaggio nei dintorni di Parigi. Aveva inseguito e fatto catturare molti dei nazisti che avevano torturato e ucciso persone deboli e indifese, compresa la sua famiglia, collaborando con i più famosi cacciatori di nazisti, Serge e Beate Klarsfeld. Max era, quindi, un cacciatore di nazisti e, in seguito, di collaborazionisti. Cercava le loro tracce nei libri del passato che custodivano intatti, dalla seconda guerra mondiale, i nomi di chi era sfuggito alla cattura. L’anziano libraio era convinto di poterli individuare se avesse avuto a disposizione abbastanza libri. Era la sua ossessione, il solo scopo della sua vita. Ecco perché era diventato un bouquiniste, per poter possedere un gran numero di libri antichi. Hugo nel corso delle sue indagini si chiederà se la scomparsa dell’amico è in qualche modo legata alla sua storia o ai misteriosi libri venduti.

“Il libraio di Parigi” di Mark Pryor è il racconto di un avvincente mistero; una coinvolgente lettura che piacerà agli amanti del genere.