Il misterioso caso di Samuel Fleet di Antonia Hodgson

Spesso si ha la fortuna di imbattersi casualmente in vere e proprie "chicche", come questo romanzo storico di Antonia Hodgson dal titolo "Il misterioso caso di Samuel Fleet" (Newton Compton, 2014).

L’ambientazione è quella di una Londra del 1720, piegata, come ci spiega in appendice la scrittrice stessa, da un’intensa crisi economica, dovuta al fallimento della South Sea Company, che ebbe come didascalia il diffondersi di popolazione in debito e in povertà.
Gli eventi descritti si svolgono nel 1727, all’interno della prigione di Marshalea, divisa storicamente in due bracci, uno cosiddetto "nobiliare" (per chi poteva permetterselo) e un altro popolare, dove gente di ogni età e sesso veniva ammassata e stipata in buchi bui e maleodoranti con ratti e i corpi di chi non era sopravvissuto.

Tom Hawkins, il protagonista, uomo di nobili origini ma di indole ribelle, restio a seguire il percorso da Reverendo voluto per lui dal padre, si diletta tra gioco e donne, ma, dopo un’inaspettata vincita a cart viene derubato e portato al Marshalea come prigioniero.
Qui comincia un crescendo di violenze, umiliazioni che gli faranno conoscere "il diavolo in persona", quel "Samuel Fleet" del titolo.

Tra indagini, rapporti nascosti e apparenti suicidi, abbiamo la sensazione nitida di calarci in un’epoca che poco spazio lasciava all’intraprendenza personale, che non dava alcuna via di scampo a chi non aveva un patrimonio tale da permetterglielo, ove la legge "homo homini lupus" trovava espressione piena.
Il merito della scrittrice è di aver fatto un ottimo lavoro di ricerca e studio, la cui fonte principale e più fedele è stato il diario di John Grano, rinchiuso appunto nella prigione, nel quale descrive personaggi realmente esistiti, che tanto intensamente tra queste pagine riprendono vita.