Il pane di ieri
- Autore: Enzo Bianchi
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2008
Un titolo come "Il pane di ieri", oltre a richiamare subito alla mente un’idea di semplicità, di vita tranquilla e di poche pretese ma anche dura e densa di sacrifici, è immediato evocatore di immagini riguardanti la frugalità dei pasti che toccavano agli abitanti delle campagne nel secolo scorso, e la parsimonia di chi, costretto dalla necessità ma anche spinto da un vero e proprio amore viscerale per i frutti che il proprio lavoro aveva ottenuto dalla terra, sentenziava spesso e volentieri che "il pane di ieri è buono domani". Non si spreca, quindi, ma si accoglie come dono e prezioso mezzodi sostentamento, insieme al sale ed al vino, anche per molti giorni a venire.
In realtà, addentrandosi nella lettura di questo libro, ci si rende conto che il pane, oltre a rappresentare un dolce e malinconico ricordo d’infanzia dell’autore, è in realtà una ben precisa metafora: i principi, gli insegnamenti, la spiritualità, la convivialità, la solidarietà che esistevano una volta, soprattutto nelle realtà contadine, sono tutto ciò che rappresenta il "pane di ieri", che è buono anche oggi e lo sarà anche domani. Il problema è che ben pochi ne sono consapevoli.
Enzo Bianchi, l’autore, è fondatore e priore della comunità monastica di Bose: non è quindi motivo di meraviglia l’impressione che questo breve libro si legga come si leggerebbe una preghiera. Ricordi, riflessioni, consuetudini, figure umane, gioie e drammi personali e collettivi si fondono in un percorso nostalgico ma "vivo", dal quale trarre preziosi insegnamenti senza tempo. L’amore e la gratitudine per Dio sono presenti in ogni minima parola che Bianchi scrive, così come il senso dell’offerta al Signore di tutta la sua vita, passata, presente e futura. Non si tratta, quindi, di una serie schematica di ricordi ed aneddoti, pur interessanti, riguardanti la vita dei contadini del Monferrato, ma di un vero e proprio atto d’amore verso la vita e verso Dio.
Bianchi non cade, però, nell’errore di mitizzare il passato, di dipingerlo come un Eden di tranquillità e serenità dove ci fosse spazio solo ed unicamente per i sentimenti positivi. E’, al contrario, ben vivo nella sua mente il ricordo delle violenze spesso perpetrate in famiglia, della mancanza di apertura che, di fatto, rendeva le persone niente più che "semplici conoscenti" non contemplando la vera amicizia, così come della miseria, della fame e dei duri sacrifici necessari ogni giorno solo per poter sopravvivere. Le sue riflessioni tendono piuttosto ad estrapolare da quel contesto tutto quello che vi si poteva trovare di buono e positivo, ed a presentarlo al lettore come esempio di comportamento, modello di vita, proposta di una strada praticabile anche adesso e certamente anche nel futuro.
D’altra parte, in alcuni casi il pensiero di Bianchi può apparire al lettore utopico o troppo severo, se non addirittura intransigente. Dopotutto, molti di noi non hanno scelto liberamente quella vita frenetica e povera di attenzione all’altro che conducono, ma spesso ci si sono trovati, per così dire, invischiati con scarse o nulle possibilità di scelta o di cambiamento. Questo però non toglie che un insegnamento come quello di Bianchi possa fornire a chiunque spunti di riflessione e costituire un’occasione per fermarsi un attimo a pensare, e, forse, per ricominciare a dare valore a piccoli gesti quotidiani ormai perduti o, nella migliore delle ipotesi, trasformati in meccaniche abitudini.
Il pane di ieri
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