Il peso della neve
- Autore: Christian Guay-Poliquin
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2019
In poche parole la storia di “Il peso della neve” (Marsilio, 2019) potrebbe riassumersi così: c’è una casa isolata, assediata dall’inverno e da montagne di neve. Dentro ci sono due uomini, costretti a convivere in attesa che il peggio passi e possano allontanarsi da quel luogo. Uno di loro è giovane, è vivo per miracolo e ha entrambe le gambe paralizzate a causa di un terribile incidente. L’altro è anziano: lo accudisce in tutto e per tutto, ma con un fondo sotteso di malanimo, come se nascondesse un’aggressività pronta a esplodere da un momento all’altro.
È dai tempi del sartriano “Porte chiuse” (per tacere di “Misery” di Stephen King) che la coabitazione forzata tra caratteri diversi non promette di sfociare in nulla di buono. Ne “Il peso della neve” a complicare le cose, ci si mettono il diffuso blackout che prelude a una condizione ferina, da pre-apocalisse e la sequela di valligiani dai nomi biblici che portano nella casa viveri e notizie dal villaggio. Lo sfondo della natura inospitale e l’aura borderline che ammanta il romanzo del canadese Christian Guay-Poliquin, risultano dunque inquietanti sotto diversi aspetti.
Come negli horror metafisici più riusciti di John Alvise Lindqvist, anche la prosa di Guay-Poliquin si mantiene stabilmente a un passo dal possibile, attraverso il taglio inconsueto (a partire dalla suddivisione scomposta, cioè non cronologica dei capitoli) e il passo perturbante che accompagna la lettura. Dentro metafora, il giovane immobilizzato e il vecchio che lo cura sono ascritti dall’autore all’interno di un labirinto geografico, declinazione di quello mitologico da cui Dedalo e Icaro tentano di fuggire. Ostaggio dei rigori invernali, quanto dagli eco inquietanti che giungono dall’esterno, i due protagonisti non possono che affidarsi a ideali quanto improbabili vie di fuga (le ali di Icaro) che possano tirarli fuori dall’inferno bianco in cui sono intrappolati. Detto dell’apprezzabile thriller di superficie (con sfaccettature psicologiche), “Il peso della neve” si può assumere anche come romanzo sul confronto/scontro - generazionale, uomo-natura – giocato sul terreno dei bisogni e degli istinti primari. E ancora sul confronto/scontro con il tempo, permeato com’è dal senso dell’attesa (della guarigione, della primavera, del ritorno a casa). Come se all’interno della casa, il passare ovattato dei giorni non fosse che la centellinata preparazione di un Avvento. Di qualunque natura esso possa infine rivelarsi.
Il peso della neve
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