Avremo sempre bisogno di poesia, è la luce che giunge dall’alto, dal monte Elicona, per rischiarare i nostri giorni, alleggerirli con il farmaco del canto. Di più, la poesia, scaturita sempre dall’intuizione (è questa la simbologia del monte e delle muse ispiratrici), è fonte di conoscenza e maggiore autoconsapevolezza, nutre il sentimento e aggiunge pensieri forse mai pensati. Apre le porte della percezione.
Sono lodevoli le iniziative che offrono mini enciclopedie di poesie e stralci di esse, come antipasti gustosi che stimolano la voglia di cibarsi, di leggere in questi tempi affrettati, purtroppo impauriti e problematici, sempre più impoetici. Poesie da assaporare nelle pause, nei momenti di relax, se si vuole ritrovare pace e armonia, ma senza rimozione delle nostre problematiche, anzi con il coraggio di guardarle in faccia. Non esistono territori che la poesia non abbia attraversato.
Interessante il volume Il piccolo libro della Poesia (Editoriale Programma, 2020, 150 pp.), curato da Linda Simionato (autrice delle belle illustrazioni) e da Marialetizia Pivato, da pochi giorni nelle edicole. Raccoglie il fior fiore della poesia occidentale, partendo naturalmente da Omero e Saffo. È un libro divulgativo, il sottotitolo recita "Grandi autori e le loro opere in pillole", accessibile a tutti. Ai "senior" ricorda i tempi in cui le poesie si studiavano a memoria a scuola, per non dimenticarle mai più. Esse divenivano compagne di vita, simili a fari, simboli di un’età che non ritorna, ricca di speranza, fede, sogni e purtroppo anche di illusioni. Ma come è dolce poter tornare là, bere ancora di quell’acqua ristoratrice!
Le curatrici scrivono nell’introduzione:
"La poesia, come tutte le forme d’arte, serve sia al poeta, che attraverso i suoi versi può dare forma alla sua esigenza espressiva interiore, ma serve anche al pubblico, che si prende carico delle emozioni e dei sentimenti dell’artista facendoli propri, condividendoli. [...] Diventano parte di un sentire collettivo, di un’esperienza che può accomunare tutti noi. "
La capacità di "dare forma" è essenziale per saper comunicare, base della convivenza e dell’accettazione dei singoli e dei gruppi sociali. Il "sentire collettivo" cementa e crea identità, finalità, programmi da realizzare insieme, si spera sempre in nome della giustizia.
Viene anche sottolineata la stretta parentela della poesia con la musica e il teatro.
Un piccolo neo: tra i numerosi autori sia italiani che stranieri mancano Sandro Penna, il grande poeta amante della musica e della leggerezza (di lui ricordiamo i versi: "Io vivere vorrei addormentato / entro il dolce rumore della vita") e Ada Negri, tutta da rivalutare e da riscoprire nel suo afflato amoroso e mistico di grande altezza.
Perché non citare l’immenso Omero come commiato? Ecco:
"Cantami, o Diva, del pelide Achille / l’ira funesta che infiniti addusse / lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco / generose travolse alme d’eroi, / e di cani e d’augelli orrido pasto / loro salme abbandonò."
Versi monito contro ogni guerra, di qualunque tipo essa sia. Il canto è catartico e pure memoria perenne, per non ricadere nell’orrido. Sempre che l’umanità sappia frenare gli istinti distruttivi, come Freud si augura nel suo Disagio della civiltà, in cui Eros potrebbe sconfiggere Thanatos, la morte. Condizionale conturbante e pungolo etico. Poesia ed Eros sono inscindibili.
Il piccolo libro della poesia. Grandi autori e le loro opere in pillole
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