Il principe Serebrjanyj
- Autore: Aleksej K. Tolstoj
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2021
Il principe Nikita Romanovic Serebrjanyj ha solo 25 anni, ma nel XVI secolo bastano per assumere incarichi importanti. Il figlio del principe bojaro Roman è il protagonista del romanzo di uno scrittore della famiglia Tolstoj, secondo per importanza, tra il cugino Lev di Guerra e pace e l’Aleksej Nikolaevic apprezzato da Stalin. A metà del 1800, Alexsej Kostantinovic Tolstoj (1817-1875), scrittore poeta e drammaturgo amico stretto dello zar Alessandro II, impiegò una lunga gestazione per scrivere Il principe Serebrjanyj, un classico d’avventura cavalleresca, alla Walter Scott e Alexandre Dumas ma in salsa russa, pubblicato dalla casa editrice napoletana Scrittura & Scritture nella collana di classici ritrovati VociRiscoperte e nella nuova traduzione di Sabrina Ferri (marzo 2021, 448 pagine).
L’unificazione in volume, nel 1869, di una storia apparsa a puntate in una rivista come romanzo di appendice, decretò il successo di un lavoro indubbiamente popolare ed evocatore di valori edificanti, sebbene tendenzialmente manicheo: quanto sono buoni e vittime i nobili bojari e i Serebrjanyj (argentei), tanto sono crudeli lo zar Ivan il Terribile e gli esecutori dei suoi ordini spietati. Il testo venne adottato come lettura scolastica per generazioni di alunni russi e tradotto in molte lingue, in italiano fin dal 1871. Dal momento che lo zar vi appare come un autocrate malvagio, espressione di un cieco potere assoluto e quintessenza del male, era gradito al regime comunista, che autorizzò numerose ristampe e consentì la circolazione anche nelle scuole dell’URSS.
Nel 1565, Serebrjanyj è ancora il classico cavaliere senza macchia e senza paura, di bell’aspetto e nobili sentimenti. Non gli manca qualche difetto, magari la tendenza a un sorriso fanciullesco che può tradire la saldezza morale e l’abnegazione al servizio dei sani principi, facendolo sembrare fin troppo semplice davanti a chi abbia poca dimestichezza col suo carattere leale. Un altro neo è la mancanza di qualsiasi doppiezza e tortuosità di pensiero, apprezzabile per uno spirito franco come il suo ma disastrosa in un diplomatico. È in quel ruolo infatti che il giovane sovrano russo e amico Ivan IV lo ha inviato a trattare la pace, presso la corte del re di Polonia, dopo le ostilità in Lituania. Tutto spinge il bojarin Nikita a fare solo il bene del suo Paese, ma la limpidezza del suo modo di trattare le cose lo espone alle trame dei dignitari polacchi, che scambiano la trasparenza per debolezza e alzano le pretese nel corso delle trattative. Lineare ma non imbelle, non potendo accettare certe astuzie del re, Nikita batte forte il pugno sul tavolo e le denuncia davanti all’intera Dieta polacca, annullando ogni speranza di pace, prossima alla firma. A questo punto, l’inflessibile Ivan non potrebbe che fargli pagare il gesto impulsivo, ma per una fortunata combinazione lo zar in persona gli fa pervenire lo stesso giorno l’ordine di annullare qualsiasi patto e di riprendere le armi. Così, Serebrjanyj sveste i panni del diplomatico e indossa la corazza del guerriero, tornando a combattere i lituani e a vincerli.
Cinque anni dopo avere lasciato Mosca è di ritorno, ma trova tutto capovolto. Imperversano gli sgherri del Terribile, gli opricniki, che depredano e terrorizzano senza freni la popolazione. Anche la nobiltà bojara è in disgrazia, considerata un mezzo da usare e sfruttare ad arbitrio dello zar, che confisca i beni dei nobili giustiziati o esiliati.
Elena, la giovane innamorata del principe, è ora moglie di un anziano bojaro. In un drammatico incontro racconta a Nikita che il buon Morozov, amico dei genitori, l’aveva sposata solo per sottrarla alle pessime intenzioni di un favorito dello zar, che aveva reagito espellendo il vecchio nobile dalla sua corte, ma la ragazza era salva. I due giovani si giurano di nuovo amore.
Ivan il Terribile è fuorviato dalla slealtà di alcuni, che approfittano della sua scarsa stima nei confronti della nobiltà russa per usurpare il ruolo e il potere dei bojari. Soggetti avidi e spergiuri hanno gioco facile sul carattere sospettoso dello zar, che vede nemici dovunque e sospetta trame alle spalle dappertutto. Esercita un terrore senza precedenti: quanta gente langue in carcere, quanti nobili hanno perso tutto. Prima le accuse andavano provate dagli accusatori, ora basta un sussurro, una maldicenza contro qualcuno e il malcapitato viene sottoposto alla tortura per confessare le sue colpe, finendo per coinvolgere altri, pur di far cessare lo strazio. In questo modo il cerchio si allarga ad altri accusati, ai quali vengono applicati i tormenti.
Alla tortura seguono la giustizia e la morte e a finire sul patibolo sono quelli che una volta erano i servitori fedeli dello zar, i nobili: la Santa Madre Russia trema in ginocchio al suo cospetto.
Nikita raggiunge Sloboda, la squallida fortezza dove il sovrano si è ritirato con i favoriti e trova Ivan molto cambiato. La sua altezza non comune ora sembra sinistra, lo sguardo è cupo, rughe profonde solcano la fronte e il volto inquietante. Sembra molto più vecchio dei suoi 35 anni.
Il bojarin partecipa alla tavolata a corte, ma sopraggiunge un capo degli opricniki che aveva “sistemato” strada facendo, impedendogli di devastare un villaggio. La situazione è disperata…
Si pensa alla figura di Ivan Vasilevich (1530-1584), primo ad assumere il titolo di Zar di tutte le Russie, tanto ben descritta dal romanziere ottocentesco e viene alla mente il luciferino Nikolay Cerkasov, il gigantesco attore russo che ha interpretato il controverso tiranno nel film del regista Sergej Eizenstein, “Ivan il Terribile”, capolavoro assoluto della storia del cinema.
Il principe Serebrjanyj
Amazon.it: 13,77 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il principe Serebrjanyj
Lascia il tuo commento