Il processo di Julian Assange. Storia di una persecuzione
- Autore: Nils Melzer
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
Nils Melzer, titolare della cattedra di Diritti Umani all’Accademia di Diritto internazionale umanitario di Ginevra. Dal 2016 al 2022 è stato relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura.
Chi ha seguito le vicende di Julian Assange non sarà stupito di aver trovato già in libreria questo voluminoso libro di Nils Melzer dal titolo Il processo a Julian Assange. Storia di una persecuzione (Fazi editore, 2023, trad. Alessandro de Lachenal e Viola Savaglio, prefazione di Stefania Maurizi).
Julian Assange aveva attraverso WikiLeaks documentato la barbarie nelle guerre in Afghanistan e in Iraq dove si trovavano le truppe americane, e altre torture in altri paesi e documenti segretati, che si ritiene idonei a non essere divulgati.
Ha fatto quello che dovrebbe fare qualsiasi giornalista: attraverso documenti, video e a volte corrispondenza privata, far venire alla luce accordi sottobanco per rendere le attività illecite a Guantámano visibili attraverso le immagini e lo scritto. In questo modo Assange ha toccato il cuore di tre democrazie mature, tra cui gli Stati Uniti che hanno chiesto dal 2010 l’estradizione di Assange per spionaggio, in questo modo per una legge vetusta del 1917, l’Espionage Act, rischierebbe 175 anni di carcere e poi ci sono le accuse di stupro in Svezia e un’altra accusa, sempre per spionaggio, nel Regno Unito.
Un’azione combinata che non gli dà la possibilità di fuggire e ne consegue la decisione di entrare nell’ambasciata dell’Ecuador, diventare loro concittadino, restando a Londra.
Il lavoro di Melzer per acquisire le prove inizia ora. Al prigioniero è data una stanza sola, dove la libertà è limitata, non può fare altro che stare sul letto o camminare nella stanza. Per Melzer ci sono gli elementi della tortura psicologica, stare per sette anni chiuso in un camera è anche peggio di un carcere, almeno parli con qualcuno.
Paradossalmente ma non tanto, Melzer non può credere che quattro democrazie mature siano in grado di compiere un’azione simile, considerando non tanto l’Ecuador, ma la Svezia con il suo provvidenziale welfare e gli Stati Uniti - anche se parliamo degli USA nell’era di Trump.
Trump non fa giri di parole: il presidente USA odia Assange e lo invita a venire nel paese delle opportunità.
Ma la volgarità di Trump almeno fa capire a Melzer che è anche colpa di Assange se ha vinto il miliardario. Ai tempi con WikiLeaks trovarono dei documenti scottanti di torture nelle operazioni militari all’estero e la Clinton, dopo lo scandalo non avrebbe avuto più voti, come di fatto accadde.
Certo, Assange ci poteva stare tutta la vita in ambasciata. Ma come a domino si sveglia la Svezia a causa delle due accuse di stupro. Le prove non ci sono, ci si barcamena prendendo come valide le testimonianze delle due donne. Una non è un’estranea per Assange.
L’accusa di stupro è sulle modalità del rapporto sessuale. Lei vuole col preservativo, lui non è d’accordo: ma in tribunale la donna è convinta che Assange stia mentendo, perché è un preservativo bucato quello indossato dal giornalista. E non ci si muove da qui. Le autorità inquirenti della Svezia sapevano di essere finite in una impasse. Sarebbe stato opportuno interrogare Assange ma, dopo sette anni, se la prova maestra è solo questa narrata non ci sono più gli elementi utili per proseguire.
Dai referti medici, di cui uno psichiatrico, risulta purtroppo che non solo Assange è depresso, quella è la conseguenza minore considerando la vita segregata che conduce in ambasciata, ma ha anche problemi di postura e vertigini e attacchi di panico. Ma sicuramente non gli sarà mai concessa l’estradizione negli Stati Uniti, dove arriverà dopo Trump, Joe Biden, vicepresidente di Obama che aveva già bollato Assange come un "terrorista hi-tech".
Nel frattempo in Ecuador si è votato e i nuovi ambasciatori non vogliono tenere con loro un personaggio scomodo come Julian Assange. Appena viene portato via si aprono per lui, nel 2019, in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti, le possenti porte del carcere di massima sicurezza di Belmarsh.
Melzer trova molte difficoltà a entrare nel carcere. Stiamo parlando di una struttura che detiene all’interno almeno cento ergastolani, che hanno compiuto cose orribili e chi scrive la pensa come lo scrittore di questo saggio inchiesta. Oltre alla tortura classica nel carcere, Julian Assange ha pagato un prezzo salatissimo per la sua idea di democrazia.
Il processo a Julian Assange: Storia di una persecuzione
Amazon.it: 11,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il processo di Julian Assange. Storia di una persecuzione
Lascia il tuo commento