Il ritorno del guerriero. Guarire l’anima dopo la guerra
- Autore: Edward Tick
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Chi è pazzo può chiedere di essere esonerato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esonerato dalle missioni di volo non è pazzo.
Così recita il Comma 22 del regolamento per i piloti dell’Usaaf nella seconda guerra mondiale. Non si tratta di una norma autentica, però, ma di un artificio dialettico, un paradosso adottato dallo scrittore Joseph Heller nel romanzo Catch 22, del 1961, per stigmatizzare il rigore formale delle Forze Armate nei riguardi dei traumi psichici che affliggevano i combattenti.
È assolutamente vero invece - e molto pesante, sebbene sottostimato e occultato - il disagio dei reduci da conflitti e operazioni militari, oggetto di un saggio originale e acutissimo dello psicoterapeuta americano Edward Tick, Il ritorno del guerriero. Guarire l’anima dopo la guerra.
Apparso in edizione originale nel 2014, è ora in Italia dalla primavera 2022, su iniziativa di una casa editrice non delle più grandi ma delle più attente, Nerosubianco di Cuneo, nella collana Le Zattere (320 pagine) e nella traduzione di Gianluca Cinelli e Patrizia Piredda.
Un lavoro - quello dello specialista da oltre quarantanni di riabilitazione psichica dei veterani di guerra - che potremmo dedicare a uno dei suoi pazienti nella lunga carriera, l’italo-americano Joe, soldato nella seconda guerra mondiale. Tick lo ha incontrato nell’ospizio per ex combattenti dov’era ricoverato, sofferente di dolori cronici, psicologicamente debilitato e ormai terminale, sia pure lentamente.
I dolori riguardavano l’anima oltre al corpo. Era stato sul fronte italiano, terribile per i combattenti delle divisioni statunitensi, impegnati negli sbarchi di Salerno e Anzio, nelle battaglie sul fiume Rapido a Cassino e sulla linea Gotica, nella risalita della penisola contrastata ferocemente dal nemico. Montagne, rilievi, paesi e villaggi erano stati difesi accanitamente dai Tedeschi e liberati dagli Americani a costo di gravi distruzioni. Il fragore, il fango, il fumo, le esplosioni, i morti, anche civili e bambini, tormentavano Joe, che si sentiva strumento del male arrecato.
Disturbo da stress post-traumatico: così vengono classificate le turbe dei reduci (Tick preferisce parlare di “ferite invisibili”, psichiche, morali), una patologia che negli ultimi decenni ha assorbito e amplificato lo shell-shock (shock da esplosione) studiato nella Grande Guerra come grave ferita psichica dei combattenti, nonostante qualche resistenza nei sistemi militari e perfino nelle società civili. Valeva il pregiudizio errato che solo i deboli e i codardi crollano, in prima linea e sotto i bombardamenti. Chi ne era affetto, è stato sottoposto a lungo a maltrattamenti, sospettato di vigliaccheria, spesso processato e a volte fucilato, quando non considerato un malato mentale irrecuperabile. Li chiamavano “scemi di guerra”.
Nei soli ospedali militari britannici furono registrati circa 80mila casi di shell-shock. Nel 1916, quelle ferite esangui costituivano il 40% delle complessive. Circa 200mila i soldati congedati in tutto il 1914-18 per esaurimento psicologico. Finalmente lo shell-shock veniva considerato una nuova patologia bellica, davanti alla quale i medici sembravano quasi impotenti.
Da allora, il numero delle vittime della guerra moderna ha continuato a dimostrare la pericolosità del ferimento psicologico, diventato addirittura la prima causa di inabilità. Passando agli USA, il primo conflitto causò nelle truppe americane 116.516 morti, ma 158.994 furono i reduci affetti da turbe psichiatriche. Nel secondo, 405.399 caduti e ben 1.393.000 vittime di esaurimento nervoso. In Corea (1950-53), 33.629 uccisi, 48.002 casi psichiatrici. In Vietnam, fino al 1975, 58.212 perdite, 1.300.000 disabilità psichiche. Lo stesso vale per le operazioni dalla prima Guerra del Golfo a oggi.
Nei conflitti locali e nelle missioni internazionali, in Iraq e Afghanistan, il fenomeno si è riproposto ma il numero dei militari tornati con disturbi psicologici è ignoto, perché spesso l’infermità viene nascosta, per vergogna o nel timore di subire ripercussioni sulla carriera militare. Considerare che alle missioni hanno partecipato anche militari britannici, italiani e di molti altri Paesi occidentali, rende la ricerca di Edward Tick direttamente interessante in Italia, dov’è inesistente il dibattito pubblico e politico sul problema dello stress postraumatico che affligge reduci e famiglie.
Da noi, del resto, viene percepita in modo quanto meno distratto la presenza di truppe italiane all’estero, in zone di guerra.
Quello dello psicoterapeuta decano è un approccio olistico, integra la salute dell’individuo nella complessità totale del corpo e della mente, dell’intelletto e dello spirito. La prospettiva si estende alla collettività: è un problema di tutti, la società deve farsene carico, fin dalla comunità locale.
L’autore Edward Tick incentra nella “rinascita” l’intero percorso di recupero del traumatizzato. Rinascita come "combattente interiore", di un individuo visto nella sua integrità complessa, anche spirituale e morale, che sostiene ciascuno di noi nella vita ed evolve attraverso le prove e le difficoltà.
Il volume è stato pubblicato con il contributo della Regione Piemonte e del Ministero del Lavoro, grazie al progetto Teatrino del pane, fondato da Giorgio Buridan.
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