Il romanzo distopico per eccellenza è sicuramente "1984" scritto da George Orwell. Scopriamo di più su autore, nascita del romanzo e suoi elementi grazie al contributo delle collaboratrici Francesca Barile e Graziella Atzori.
Chi è George Orwell?
di Francesca Barile - aprile 2013
Nato in India come Eric Blair, George Orwell (il nome deriva dal santo protettore dell’Inghilterra, mentre il cognome dello pseudonimo si ispira a un fiume inglese caro allo scrittore), di famiglia borghese, sceglie di schierarsi con gli ultimi e i proletari arrivando a condividere con loro casamenti popolari e a indossare capi di seconda mano.
Giornalista prima, scrittore poi, Orwell ha idee socialiste che lo portano in Spagna durante la guerra civile. Dalla sua esperienza nasce Omaggio alla Catalogna.
La fattoria degli animali
Disgustato dalla progressiva deriva dittatoriale dell’Unione Sovietica di Jozif Stalin, lo scrittore dà vita alla Fattoria degli animali, un libello satirico alla maniera di Jonathan Swift in cui gli animali di una fattoria, ribellatisi allo strapotere degli umani dopo aver tentato di realizzare una democrazia degenerano.
1984
Ma il libro che ha dato allo scrittore la notorietà più grande è 1984, romanzo distopico che deve il suo titolo all’anno della sua stesura (1948). Nel libro, ambientato in una Londra devastata dalle continue guerre, la denuncia forte e chiara è contro tutti i totalitarismi di ogni colore e il riferimento al passato conflitto mondiale è evidente nella descrizione deprimente della ex capitale dell’impero britannico e nelle privazioni patite dai suoi abitanti.
Il tema del controllo delle menti, già enfatizzato da Huxley, è addirittura angosciante nel romanzo di Orwell. Il teleschermo che trasmette in continuazione e che è in grado di controllare giornalmente ogni cittadino anticipa la Stasi della Germania della repubblica democratica, mentre i ritocchi che Winston Smith il protagonista del libro (nome chiaramente allegorico e ispirato a Winston Churchill e al cognome britannico più diffuso) dà alle pagine di storia in riferimento a personaggi non più graditi al regime si rifanno a quanto realmente accaduto in Germania e in Unione Sovietica durante le dittature nazista e stalinista.
Grande lezione di democrazia, ma anche di libertà spirituale e individuale, 1984 si spinge anche contro l’impoverimento provocato dall’incapacità di saper pensare.
Lo psicoreato e la neolingua ridotta a pochi termini denunciano un progressivo abbrutimento umano. Pur non lasciando alcuno spiraglio di speranza, tuttavia il libro attraverso la tecnica catartica non disorienta il lettore, aiutandolo piuttosto a comprendere gli intenti dello scrittore.
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di Graziella Atzori - 18 ottobre 2021
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1984 di George Orwell, dato alle stampe nel 1949, negli ultimi anni è stato continuamente ripubblicato da parecchi editori, tra gli altri Mondadori, con la traduzione di Stefano Manferlotti (pp 333, 2016).
È un romanzo bellissimo e distopico, nel quale muoiono la libertà e ogni speranza nella rigenerazione sociale e spirituale. Tanta cupezza, paradossalmente, ridesta nel lettore un sano spirito di rivolta. Sotto certi aspetti il libro è lo specchio del mondo attuale, tanto che il critico letterario Geno Pampaloni ha scritto:
"Mentre nel libro di Huxley si parla veramente di un altro mondo, di un’altra civiltà, in 1984 è il nostro mondo che agonizza davanti a noi."
Agonizza la capacità critica che nasce sempre dal dissenso, fortemente impedito nella cultura, o sub cultura massificata, anche quando ciò non è evidente.
La società descritta da Orwell riporta l’essere umano allo stadio del neonato, il quale non esercita ancora il pensiero e la sua volontà cosciente non è formata; e nel romanzo non deve formarsi:
“L’intento, infatti, era quello di rendere il discorso […] il più possibile indipendente dall’autocoscienza.”
Il ruolo centrale della soppressione della libertà è svolto dal linguaggio, la "neolingua" da creare e portare a termine entro il 2050.
“Soppiantata una volta e per sempre l’archelingua, anche l’ultimo legame col passato sarebbe stato reciso.”
Questo mio paragone con l’infante è aderente al testo, dove il singolo impara nuovamente a parlare, ma senza dover pensare.
Altro strumento condizionante ogni aspetto della vita è lo spionaggio. Dovunque campeggia il volto del leader con la scritta "Il Grande Fratello vi guarda". Telecamere invasive riceventi e trasmittenti immagini e suoni dominano lo spazio, la privacy viene eliminata. La "psicopolizia" è la forza dell’ordine.
Lo sguardo interiore della coscienza è sostituito da quello del "Grande Fratello", l’uomo che nessuno ha mai visto in Oceania, una delle tre zone in cui è divisa la terra.
Breve parentesi: un tempo ai ragazzi nelle comunità cattoliche si insegnava: "Dio ti vede", ma si trattava di un Dio amorevole e provvidente, di un amore diffuso e sostenuto dall’Angelo Custode. Quale differenza tra le due figure, quella dell’Angelo che aiuta, suggerisce ma non costringe, simile al "daimon" socratico e l’altra, il "Grande Fratello" soppressore del libero arbitrio!
In Oceania si svolge la vicenda di Winston Smith, un impiegato presso il "Ministero della Verità" (sic!). L’uomo è incaricato di modificare i dati della Storia, che gli giungono attraverso una serie ingegnosa di tubi. Tutto ha il sapore dell’incubo. Ogni memoria deve essere modificata per conformarsi al pensiero dominante. Smith deve sostituire termini ricchi di significati proibiti con neologismi consoni al diktat.
Le direttive del pensiero unico si riassumono in tre affermazioni:
"LA GUERRA È PACE / LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ / L’IGNORANZA È FORZA”
Vige il "bipensiero", per il quale due concetti opposti sono ugualmente veri e sovrapponibili. Lo si vede nei tre dettami suddetti; per esempio il "Ministero dell’Amore" in realtà è il temutissimo strumento della guerra e del controllo.
Nella prima parte del romanzo Winston Smith diventa un dissidente per necessità logica. Abituato a indagare al servizio del potere, inevitabilmente scopre anche le sue falle e le incongruenze e sviluppa sentimenti di ribellione contro il "Grande Fratello".
Ciò che veramente sveglia il protagonista è l’amore, tema della seconda sezione del libro. Ma non per sempre… In Oceania il sesso ha una funzione soltanto procreativa, ma l’amore, a quanto pare, non può essere soppresso neppure nella società orwelliana. Smith si innamora di Giulia, ricambiato. I rapporti sessuali considerati reati (adulterio, costumi particolari e preferenze erotiche, omosessualità) vengono ferocemente perseguiti e puniti con la morte.
La terza parte è dedicata alle torture verso i due innamorati, in fine piegati e sottomessi al regime. L’amore non li salverà.
L’epilogo è terrificante, da brivido. La mistificazione e il capovolgimento dei valori giungono alla conclusione desiderata dal regime:
"Ci aveva messo quarant’anni per capire il sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Che crudele, vana inettitudine! Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello.”
Lo scrittore trova spunti ispirativi nella realtà politica del suo tempo. Iniziava la guerra fredda tra i due blocchi, Est e Ovest, combattuta con lo spionaggio. Inoltre in Spagna, durante la guerra civile, Orwell, vicino a posizioni trozkiste e libertarie, aveva conosciuto la durezza e il totalitarismo degli stalinisti ed era dovuto fuggire dal paese. Tali risvolti epocali e autobiografici convogliano nel testo.
Dal romanzo nel 1984 è stato tratto il film omonimo con la regia di Michael Radford.
Oggi la tecnologia ha compiuto passi giganteschi in avanti. Verso dove? Torniamo al giudizio lapidario di Pampaloni. Le macchine diffondono immediatamente il pensiero preordinato; agonizzano gli sguardi e le parole, tutto è virtuale fuorché la solitudine e il dolore. A chi giova? Esiste un "Grande Fratello"? Fino a che punto siamo spiati? Lo sguardo artificiale da fuori si è spostato dentro il nostro corpo attraverso microchip e nanoparticelle riceventi segnali elettronici da remoto. La tecnologia ha superato la fantasia di Orwell. Ciò è stato praticato sulle scimmie e in seguito nell’esercito americano per individuare la posizione logistica dei soldati durante le operazioni belliche.
Che la guerra sia la pace è il "bipensiero" di "1984"; l’etica naturale lo rifiuta, vuole la salvaguardia del genere umano, del pianeta e degli animali nostri fratelli. Non è casuale che l’altro capolavoro di Orwell sia l’apologo "La fattoria degli animali".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il romanzo distopico: George Orwell e 1984
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