Il segno dell’untore
- Autore: Franco Forte
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2012
Il segno dell’untore, ultimo romanzo di Franco Forte, uscito per la Mondadori il 17 gennaio 2012, è un avvincente giallo storico, ambientato a Milano nel 1576, che vede mescolarsi ad arte personaggi realmente esistiti con altri di pura invenzione.
Come già si evince dal sottotitolo, La prima indagine del notaio criminale Niccolò Taverna, questo è il primo romanzo che vede come protagonista il notaio criminale di cui non ci è dato sapere quanto sia personaggio fittizio e quanto sia invece storico. L’autore non si sbilancia riguardo al Taverna… Chissà se ne sapremo di più in seguito.
È evidente l’impegno per la dettagliata ricostruzione storica dell’epoca che si incastra perfettamente con la doppia indagine che verrà affidata al notaio in questione.
Un furto e un omicidio sono gli intricati casi che l’astuto Taverna, aiutato dai sui fidi uomini, deve risolvere in un contesto afflitto dalla peste e dai giochi di potere.
La trama è una di quelle che non dà respiro. Incalzante e coinvolgente il romanzo si dipana in uno spazio temporale molto breve. Una matassa intessuta finemente che si infittisce sempre più, difficile da sbrogliare per risolvere il caso. Inoltre ci sono di mezzo interessi e velate minacce che sembrano incombere su Niccolò Taverna, pedina di un ingranaggio più complesso, se solo ci fosse bisogno di un capro espiatorio.
La penna di Franco Forte è in grado di catturare senza tanti orpelli e artifizi, ma andando subito nel cuore della vicenda, prendendo il lettore con l’affermato stile, scorrevole e diretto.
Le investigazioni e la Storia sono le co-protagoniste. Un connubio vincente che mi ha molto affascinata, sin dalla lettura della quarta e dall’immagine di copertina, azzeccata. Il giallo è ben ritmato e la parte dedicata alle indagini è molto curata. Le conoscenze e le intuizioni investigative del protagonista sono prodigiose per l’epoca, ma pur sempre possibili e, insieme alla ricostruzione storica, sono anche il punto di forza de Il segno dell’untore.
Voglio sottolineare due aspetti che mi hanno fatto apprezzare ancor di più il romanzo. Per prima cosa mi è piaciuto aver incontrato dei personaggi che avevo già conosciuto ne I bastioni del coraggio, come la giovane moglie del Taverna, Anita Polidori, e l’inquisitore Giussani.
In secondo luogo ho gradito il velato accenno romantico che coinvolge il protagonista.
Che altro aggiungere, se non porre i miei complimenti a Franco Forte e augurarvi buona lettura?
- Recensione di Irene Pecikar, scrittrice
L’autore de “I bastioni del coraggio”, l’ormai famoso Franco Forte, con "Il segno dell’untore" ci riporta indietro nel tempo in quel ducato di Milano del 1500 descrivendoci dettagliatamente tutti gli aspetti della vita del tempo. Il lettore verrà trasportato in quel periodo con una forza di attrazione veramente straordinaria e stupefacente. Sarà impossibile non vedere le strade di Milano, i mendicanti, gli appestati, i signorotti ed ancora l’unzione sulle pareti, il cantiere del Duomo di Milano in pieno fermento, le ricche vesti di pochi benestanti e le ricercate armi dei cavalieri. Suggestive saranno le immagini ma persino gli odori emaneranno dalle pagine del bellissimo romanzo di Franco Forte: da quelli gradevoli di un bicchiere di vino all’osteria di Bastiano o del profumo della bellissima Isabella a quelli insopportabili dei mucchi di corpi al lazzaretto Maggiore.
La povertà dilagante attraversa la grande città in quei giorni, i signori si allontanano nelle campagne per sfuggire al terribile flagello che miete centinaia di vittime e che non tende a fermarsi. In questo contesto il potere della Corona di Spagna è tangibile e molti politici e cavalieri del tempo sono di origine spagnola. D’altro canto, come in tutto il medioevo, la potenza del potere spirituale della Chiesa è ancora molto forte e si appoggia sulla fervente credenza del popolo che si abbandona alle preghiere per placare l’ira del destino che si è abbattuto sulla città. L’importanza della religione e del credo del tempo ha tuttavia generato delle aberrazioni storiche come la terribile azione della Santa Inquisizione che, con un potere illimitato, porta innocenti al rogo od alle torture più innaturali e spaventose senza processi ma sulla base di sole supposizioni. Un giovane notaio criminale dovrà districarsi in questi meandri per poter risolvere due difficilissimi casi in poche ore. Ritrovare un candelabro rubato dal Duomo e far luce sull’efferato delitto di un alto commissario dell’inquisizione. Il notaio, Niccolò Taverna, aiutato da due fedeli compagni, Tadino e Rinaldo, basandosi su indagini investigative oltremodo razionali e moderne per l’epoca dovrà correre contro il tempo per assecondare i potenti della città. Da una parte gli alti vertici della Santa Inquisizione, dall’altra quelli del ducato e dell’arcivescovado. Tra personaggi storici di primaria importanza come l’arcivescovo Carlo Borromeo o il governatore don Luigi Requenses e gli ultimi della città come i disperati ammalati di peste, i monatti che trasportano i cadaveri e che senza scrupoli derubano i corpi martoriati, i tre investigatori dovranno venire a capo di intrecci criminali e politici. Veramente realistica e deliziosa la storia d’amore che sboccia tra Niccolò e Isabella. Cosa ci faceva un potente inquisitore nella povera stanza di un appestato? Perché lo stesso malato di peste e sua madre sono spariti? Chi ha trafugato l’oggetto prezioso dalla cattedrale? E soprattutto perché tutti i poteri forti del ducato anelano di avere le risposte del caso e di assicurare alla giustizia un colpevole qualunque esso sia? "Il segno dell’untore" è un romanzo suggestivo che commuove e che ci fa rivivere quell’epoca così cupa ma eppure così affascinante!
- Recensione di Stefano Trabucchi, scrittore
Il segno dell'untore: La prima indagine del notaio criminale Niccolò Taverna (Omnibus)
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Milano, fine ‘500. La peste sconvolge la città con le sue nebbie maleodoranti e impregnate di urla malate e disperate. La città ferita, attraversata dai colpi spietati della malattia, ma anche dell’energica opposizione tra la corona di Spagna, la chiesa di Carlo Borromeo e l’Inquisizione spagnola, non viene risparmiata dai consueti episodi di malavita. Il furto del candelabro del Cellini dal Duomo e l’uccisione in circostanze strane e inverosimili del commissario inquisitoriale Bernardino da Savona, mettono in moto tutto l’apparato religioso e secolare alla ricerca dei responsabili delle efferate azioni. Il notaio criminale Niccolò Taverna, prostrato dalla malattia della moglie che morirà molto presto, viene incaricato delle indagini dal capitano di Giustizia. Ha poco tempo per trovare il colpevole dell’omicidio di Bernardino da Savona. Ci sono troppi occhi, troppi interessi in gioco perché gli si possa concedere più tempo. Ma il notaio Taverna è un bravo, intuitivo e esperto investigatore e accetta la sfida, anche per tenere lontane dalla sua mente le immagini di una donna ammalata, sua moglie, che sta morendo nell’inferno della follia prima che delle piaghe della peste. Inizia così la ricerca dell’assassino, ma soprattutto del movente, di un personaggio così significativo, quale è il commissario inquisitoriale, vicino al gruppo degli Umiliati, che Carlo Borromeo ha voluto distruggere e eliminare dalla sua Chiesa. Con un andamento tipico del thriller moderno, l’autore fa muovere nelle sue pagine i personaggi che reggevano la storia di quegli anni nella città di Milano, alcuni dei quali, lo dice l’autore nell’epilogo, veri, storicamente esistenti. E proprio come è d’obbligo in un thriller, le cose si complicano man mano che le indagini avanzano e si avvicinano alla verità. Colpi bassi di chi è ambizioso di potere, ingerenze della Santa Inquisizione o semplice avidità di chi trova profitto nelle situazioni di crisi e di malessere, attraversano le indagini del notaio criminale Niccolò Taverna, facendolo trovare spesso davanti a un muro, che solo la sua determinazione e il suo coraggio gli consentono di superare. La posta in gioco è alta, lo comprende presto il notaio Taverna. Bisogna tirar fuori tutta l’esperienza e la prudenza per sopravvivere ai giochi di potere orditi da inquisitori, capitani di giustizia e commissari ad hoc, e per averne ragione stanando i mandanti sia dell’omicidio che del furto di candelabro. Nonostante abbia tutti gli ingredienti del genere, il libro mantiene i tempi narrativi del romanzo storico, rispettando quindi le lentezze, a livello di ritmo di scrittura, dettate da un’ ambientazione cinquecentesca in piena regola. Non mancano i dovuti colpi di scena, ben costruiti intorno alle “faccende politiche” dell’epoca. Il romanzo di Franco Forte accompagna piacevolmente il lettore in un genere di narrazione in cui si provano attualmente diversi autori, il thriller storico: trama da thriller ma ritmo da romanzo storico. Tutto è leggermente sfiorato da una leggera storia d’amore, che tuttavia in alcuni momenti fa pensare, più di qualsiasi altro aspetto del racconto, ai nostri tempi e ai nostri modi di innamoramento. Il colpo di scena magistrale arriva però dall’autore quando, nell’epilogo, sembra darci appuntamento ad altre avventure, forse dello stesso Notaio Taverna, o forse no, e questa volta si preannuncia una modalità affatto diversa…quella del serial killer! Ma stiamo parlando del futuro!