Il sorcio
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il sorcio” (Adelphi, 2017, titolo originale Monsieur La Souris, traduzione di Simona Mambrini) fu scritto dal grande autore belga Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989) nel 1937 e pubblicato per la prima volta in Francia da Éditions Gallimard nel 1938 mentre in Italia da Mondadori nel 1966.
“Erano appena passate le undici e dieci quando la porta del commissariato si aprì”.
In quella sera piovosa che era stata la causa di una serie di incidenti stradali, il cui unico fatto di rilievo era una serata di gala all’Opéra, un ometto era stato scortato all’interno del commissariato del IX arrondissement. Tutti nel veder entrare questo “vecchietto” accompagnato da un giovane poliziotto biondo e roseo e dall’aspetto fresco e implume, si erano preparati ad assistere a una scenetta più o meno comica. Era quella una tradizione consolidata che vedeva protagonista “Le pére La Souris”. “Il Sorcio” era il soprannome di Ugo Mosselbach, un anziano barbone di origine alsaziana, in una vita precedente organista e insegnante di solfeggio. Il Sorcio era un ometto magro, con due occhi eccezionalmente vivaci e maliziosi, una peluria rossiccia che tendeva al bianco sporco e un modo personalissimo di portare stracci troppo grandi per lui, con una dignità che rasentava l’eleganza. L’uomo aveva, infatti, una sua dignità e un cervello che funzionava a dovere. In quella sera di pioggia torrenziale il Sorcio si era recato in commissariato per dichiarare all’Ispettore Lognon, soprannominato Scorbutico, che
“Mercoledì 23 giugno, alle ventidue e cinquanta, in rue Royale, all’altezza del ristorante Maxim, il signor Ugo Mosselbach, detto il Sorcio, di anni sessantotto, nato a Bischwiller-sur-Moder, in Alsazia, ha trovato sulla pubblica via una busta gialla contenente nove banconote da cinquecento dollari spillati insieme, ossia quattromilacinquecento dollari...”.
Non solo, la busta conteneva un’altra mazzetta di banconote e in fondo due banconote da mille franchi e due da cento. Il Sorcio pretendeva che l’Ispettore Lognon gli rilasciasse una ricevuta.
“Se entro un anno e un giorno non sarà venuto nessuno a reclamare la busta, il denaro spetterà a me di diritto e potrò comprarmi la vecchia canonica di Bischwiller-sur-Moder”.
Un desiderio legittimo, un sogno prossimo a realizzarsi quello del simpatico e istrionico clochard, se non fosse stato per un particolare di fondamentale importanza. Il vecchio Sorcio aveva trovato il portafoglio rigonfio accanto al cadavere di un uomo che si trovava all’interno di un’automobile.
“Che scherzi sono?... Che scherzi sono?”.
Comunque non c’era tempo da perdere. Un’occasione simile (un fascio di dieci banconote da cinquecento dollari, cinquanta banconote da cento, e infine delle banconote francesi) non capitava due volte nella vita e per non sprecarla, non bisognava lasciare niente al caso. “Soprattutto, occorreva far presto”, muoversi velocemente, appunto come un ratto, improvvisandosi investigatore.
“Si era preparato un alibi da fornire all’ispettore”.
In questo romanzo poliziesco, definito dalla critica “un Maigret senza Maigret”, l’appassionato lettore di Georges Simenon ritrova alcuni dei celebri collaboratori del commissario del Quai des Orfèvres: Lucas, qui promosso commissario, e l’ispettore Lognon. Sullo sfondo delle godibili avventure di Monsieur La Souris, si muove la fascinosa e imperdibile Parigi, quella degli Champs-Élysées, del Théâtre du Gymnase, del Théâtre des Ambassadeurs e degli alberghi di lusso intorno all’Opéra che solo Simenon sa narrare con pochi aggettivi e essenziali sfumature.
“Per il resto, il Sorcio era praticamente certo di non aver commesso il minimo errore. Che Lognon cercasse pure! Perché Lognon cercava e avrebbe continuato a cercare! Ma si poteva dire che questo il vecchio l’aveva voluto, più per il piacere di fare il buffone che per spavalderia”.
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