Il tempo della vita
- Autore: Marcos Giralt Torrente
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2014
Vincitore del Premio Strega Europeo 2014, “Il tempo della vita” (Elliot, 2014) è il racconto triste, malinconico ma, allo stesso tempo, tenerissimo che Marcos Giralt Torrente, uno fra i più conosciuti giovani scrittori spagnoli, fa del proprio padre e, in particolare, degli ultimi tempi vissuti accanto a lui durante la malattia che lo ha poi condotto alla morte.
“Tutto hanno un padre e tutti i padri muoiono. Tutte le storie di padri e figli sono inconcluse. Tutte si somigliano.”
Ha ragione l’autore: le storie tra genitori e figli, seppur diverse, hanno tanto in comune, vuoi per il legame di sangue ma anche per quel filo intrinseco che ci lega dal giorno in cui il destino ci ha posti l’uno accanto all’altro. L’autore scrive il libro per elaborare il proprio lutto che si può prevedere e immaginare ma, in realtà, quando lo si vive, isola da tutti, perfino da se stessi.
Per riprendere le fila della propria vita che comunque va avanti e, allo stesso tempo, per ricordare quell’uomo amato e il rapporto con il quale non era stato sempre sereno, Marcos Giralt Torrente torna a scrivere.
“Sono passati otto mesi da quando mio padre è morto e due anni da quando abbiamo saputo che era malato. In questo tempo non ho scritto quasi nulla. Non avevo il tempo né la testa ... Sono stato la sua principale compagnia, il suo interlocutore davanti ai medici, il suo psicologo, il suo aiutante, il suo braccio esecutore, il suo cameriere e il suo infermiere ... Ho calcolato le mie parole, ho scherzato senza averne voglia, ho mentito, ho taciuto e ho misurato i miei silenzi ...”
Tutto questo è avvenuto in virtù d’un rapporto stretto anche se discontinuo di cui l’autore vuol farci parte. Juan Giralt, padre dello scrittore, non era un uomo come tanti: artista e pittore stimato, aveva vissuto in maniera un po’ fuori dalla routine quotidiana ma aveva anche dato spazio agli affetti non trincerandosi dietro il tipico egocentrismo artistico. L’autore desidera tornare indietro nel tempo per farne un ritratto più completo. Ecco Marcos insieme ai genitori: lui è ancora piccolo e la famigliola vive serena nel Sud America. Non durerà molto quel matrimonio ed egli rimarrà con la madre che poi, con lui, tornerà in Europa così come il padre anche se ormai separati. L’autore cresce dibattuto tra la presenza della madre un po’ trasognata, non previdente per il domani ma comunque sempre impegnata in questa o quell’attività allo scopo di mantenere se stessa e il figlio e il padre che appare come uno strano connubio di capacità artistica e di iperrealismo, con un alternarsi di incontri ravvicinati a partenze, assenze senza neanche una lettera e con rare chiamate telefoniche. Poi c’è lei, “la donna conosciuta in Brasile”, come la chiama l’autore, che prende il posto della madre nella vita del pittore ma che Marcos definisce solo una volta nel libro “la seconda moglie”. Nonostante i momenti di vuoto, l’autore ricorda le giornate trascorse con il padre, rivede lui che l’accompagna a scuola, alle mostre, al cinema e poi le confidenze fatte a lui perché, crescendo, tra uomini ci si capisce meglio.
Giralt Torrente ormai adulto decide di non seguire le orme del proprio genitore bensì trova un’altra via di espressione: quella della scrittura. L’ascesa è piuttosto veloce: l’autore vince borse di studio, soggiorni all’estero e intanto scrive, pubblica e riceve alcuni premi letterari.
Poi, ecco, improvvisa, la notizia della malattia del padre. Il cancro si è impossessato del suo corpo e, come ha provocato cambiamenti nell’uomo, così rivoluziona la vita del figlio. Non ci sono più recriminazioni, amarezze, c’è solo quel papà cui è facile, anzi naturale perdonare tutto, anche la vita vissuta a distanza. Gli ultimi due anni, quelli della malattia, vedono in Marcos il figlio più amorevole, quello che tutti vorrebbero avere. Non per tutti è così, ma quest’autore si dedica al padre con infinito amore, fino all’ultimo istante .
“Non mi fermo in periferia, lo accompagno al centro del dolore.”
“Il tempo della vita” si rivela una lettura commovente in cui possono ritrovarsi molti fra coloro che hanno avuto i genitori sofferenti ma, in realtà, è adatto a tutti, anche a chi è giovane e pensa di avere il mondo in mano. E’ un libro che arricchisce poiché narra di un’esperienza triste permeata però dall’immenso amore di cui è intrisa ogni pagina. Il Premio Strega Europeo è l’ultimo regalo che il padre ha fatto al figlio e la scrittura del libro ha permesso all’autore di superare il dolore e andare avanti, diventando padre egli stesso.
Il tempo della vita
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