Il tramonto degli dèi del mare
- Autore: Thaddeus V. Tuleja
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Gente in coperta sull’attenti! Bandiera a metà pennello e fischi dei nocchieri. Onori a dritta per la Kriegsmarine! Un esperto di storia militare rende omaggio agli ex nemici, protagonisti della guerra navale a metà Novecento.
Ottant’anni fa costituivano la meno nazificata dalle forze armate del Terzo Reich, non fanaticamente hitleriana come la Luftwaffe, poco inquinata dal Partito della Croce uncinata rispetto alla Whermacht e professionalmente avanzata, efficace negli oceani, soprattutto con la componente subacquea, i mitici U-Boot.
È l’Editrice Oaks ad avere reso possibile l’incontro recente con Thaddeus V. Tuleja e il suo Twilight of the Sea Gods, uscito nel 1958 e circolato in Italia otto anni dopo nella veste dei Super Pocket Longanesi (1966). Il marchio editoriale di Sesto San Giovanni ha provveduto nel 2023 alla ristampa anastatica di quella edizione, realizzando un libretto compatto (formato 12x18 cm), nella collana “Passato e Presente”, con il titolo testuale Il tramonto degli dei del mare, sempre nella traduzione di allora dall’inglese di Sam Shlumper e con la revisione tecnica di un esperto navale italiano, Aldo Fraccaroli.
Sulla copertina del volumetto di sessant’anni fa si leggeva: “esaurito nelle edizioni originali e in quelle tascabili”. Figurarsi oggi. Da qui il merito di avere riproposto agli appassionati e al pubblico un autentico documento storico, introvabile nel senso letterale del termine.
È la cronaca certificata della guerra dei tedeschi sul mare, narrata “con esemplare fair play e ampia documentazione” da un ex combattente, ufficiale di collegamento dal 1942 al 1946 dell’US Navy con la Marina francese in Nordafrica.
L’americano Tuleja (1917-2001), nel dopoguerra insegnante di storia e giornalista, ha sentito di dover offrire un riconoscimento agli avversari. Valorizza con obiettività alcuni straordinari comandanti delle unità germaniche, uomini di mare eccezionali e ricorda non molte ma significative e moderne unità navali, gli uni e le altre protagonisti di battaglie vinte e perdute, fino al momento in cui accettarono la morte o l’affondamento, "come una condanna pronunciata dagli dei del mare".
C’è Günter Prien, che nel 1939 colò a picco con due salve di siluri la corazzata Royal Oack, forzando il blocco navale di Scapa Flow, nelle isole Orcadi, a nord della Scozia, dov’era all’ancora in rada il grosso della flotta inglese. Spicca Hans Langdorff, il comandante della corazzata tascabile Graf Spee, che dopo aver affondato nove navi e salvato gli equipaggi affrontò il suo destino a Montevideo (dicembre 1939). Tra le unità, la splendida nave da battaglia Bismarck, dall’inconfondibile sagoma slanciata, inimitabile per un’unità tanto imponente e armata (51mila tonnellate di dislocamento a pieno carico, quattro torri binate di cannoni da 380mm).
Spazio anche al super incrociatore veloce Scharnhorst e molti apprenderanno con curiosità delle navi corsare gemelle Atlantis e Pinguin (questa al comando del capitano di vascello Felix Kruder), che in navigazione negli oceani si camuffavano da piroscafi o mercantili neutrali e alleati, scoprendo il loro armamento solo al momento dell’attacco (condotto sempre cavallerescamente, cercando di evitare perdite umane nemiche).
Fino alla corazzata Tirpiz, della stessa classe della Bismark e bersaglio dell’epica caccia scatenata dalle forze alleate, ch’ebbe esito nel fiordo di Tromso (novembre 1944), dove la grande unità venne colpita e capovolta dagli attacchi aerei.
“Questo lavoro è una cronaca marinara”, assicurava l’autore: non ha mai voluto essere né la storia particolareggiata delle operazioni belliche della marina tedesca nella seconda guerra mondiale, né un’analisi critica di strategia navale.
Vuol parlare delle navi, degli uomini che le “armavano” e del mare, sul quale ed anche dentro il quale vissero.
Per il materiale edito fornito e i particolari tecnici sulla Marina tedesca, Tuleja ringraziava un collega nemico, Helmut Giessler, cadetto della Kaiserliche Marine nella Grande Guerra, poi ufficiale di rotta sulla corazzata tascabile Schanhorst e comandante dell’incrociatore Nurnberg. L’autore riconosceva che senza quei contributi si sarebbe trovato in difficoltà, da esterno a quell’Arma navale.
Una curiosità del libro dell’ex ufficiale statunitense è costituita dalle precisazioni sulla terminologia in uso presso la gente di mare, che Tuleja ha ritenuto di anticipare nella prefazione, a vantaggio di quelli che chiama “abitanti della terraferma”, non a loro agio con il gergo marinaro.
In effetti, sfuggono ai più due banali differenze, ad esempio tra sommergibile-sottomarino e miglio marino-nodo nautico. Si tende a considerarli sinonimi, ma fin dai primi corsi navali si apprende che il sommergibile colpiva in emersione a pelo d’acqua e si immergeva per sfuggire alla caccia dei mezzi antisom di superficie, mentre il sottomarino opera, silura e lancia missili dalle profondità, non riaffiorando per periodi di tempo anche lunghissimi. In pratica, sono stati tutti sommergibili dal 1900 alla fine della seconda guerra mondiale, ma dalla seconda metà del Novecento tutti sottomarini.
Quanto al miglio-nodo, il primo è l’unità di misura delle distanze in mare, il secondo della velocità in navigazione.
Thaddeus V. Tuleja parte dalla distinzione basica tra nave e imbarcazione e se, alle spicce, le navi hanno a bordo “la loro brava imbarcazione” (come la motobarca, che trasferisce a terra l’equipaggio), tutto si complica nel caso dei sommergibili, sempre e soltanto “battelli”, almeno per gli anglosassoni e i tedeschi...
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