Il venditore di illusioni. Storia di Gustavo Cottino
- Autore: Davide Valerio Prina
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Nei paesi anglosassoni li chiamavano freaks, in Italia fenomeni da baraccone. Hanno avuto un pubblico ingenuo per qualche decennio analogico del Novecento, ma sono scomparsi nel mondo digitale attuale della fantasia virtuale. Attrazioni come la donna serpente, l’uomo elettrico, la donna ragno; fenomeni viventi come i più alti o bassi o tatuati del pianeta; portatori di handicap esibiti come curiosità; animali mostruosi; manufatti posticci in cartapesta spacciati per esseri veri. Un mondo di finzione sospeso tra l’illusione innocente e la truffa volgare, quello dello spettacolo viaggiante, che il pinerolese Davide Valerio Prina fa rivivere con dedizione amorevole in un libro, Il venditore di illusioni. Storia di Gustavo Cottino (LAReditore, Pinerolo, 96 pagine), illustratissimo in bicromia e a colori. Un lavoro motivato da una passione affettuosa per l’argomento, sviluppato con convinzione e basato su informazioni tratte da libri e siti sulle attrazioni itineranti nel secolo scorso.
Nei luna park montati per le feste patronali o le sagre, all’ingresso di baracconi che promettevano meraviglie, giostrai dalla parlantina sciolta invitavano la gente ad entrare per vedere donne con la testa spostata in una scatola sirene, incroci tra uomini e animali... Bastavano poche lire per fare un’esperienza unica, in un’alternanza di emozioni, tra l’eccitazione e l’incredulità.
Gli imbonitori insistevano: “Venghino, signori, venghino, non c’è trucco, non c’è inganno”. A volte chiedevano se tra gli astanti ci fosse qualche medico, in grado di verificare l’autenticità del fenomeno, salvo ammonire eventualmente: “Dottore, si sposti che dobbiamo lavorare”. Da vicino avrebbe smascherato qualcosa che doveva restare dubbio. Quello mostrato a pagamento, infatti, non era vero. Gustavo Cottino in arte Gustav Cutin (Pinerolo-Torino 1923-Bussolengo-Verona 2010) è stato uno di quegli imbonitori, il più bravo, anzi il numero uno.
Fare il giostraio - una volta si chiamava fierante - è un lavoro antico. Oggi, oltre alle giostre (autoscontro, aerei, cavalli, trenini e Brucomela.), sono sopravvissute soltanto le baracche di parata (labirinti di specchi, castelli incantati, trenini fantasma, serragli, specchi deformanti), ma decenni fa c’erano ancora le baracche d’entrata o d’improso, prime forme di spettacolo viaggiante antesignane di tutte le attuali attrazioni. C’erano anche le baracche di raccollaggio. Presentavano singoli spettacoli (prestigiatori, cinema, acrobati, fenomeni) e si chiamavano di raccollaggio (il nome deriva da: raccolta) perché gli spettatori venivano riuniti ed entravano alla fine della “parata”, eseguita fuori dagli artisti per richiamare il pubblico. Era sempre all’opera un imbonitore, tanto che lo spettacolo iniziava solo una volta conclusa la presentazione. Le baracche di parata erano invece ad ingresso continuato, perchè la giostra o “giro” non contemplava interruzioni.
Erano tutte nate da attrazioni fiorite fin dai primi del Novecento nei luna park itineranti in America, che proponevano ai visitatori baracche con le pulci ammaestrate e tante altre curiosità incredibili basate su trucchi geniali o anche grossolani.
Riprodotte in Italia, quelle meraviglie hanno avuto in Cottino il loro re, il vero maestro dell’improso. Ne parlano come di un personaggio straordinario, genio indiscusso dell’affabulamento “avanti anni luce”. Ha inventato attrazioni inverosimili, presentato fenomeni incredibili e ha portato in Italia giostre allestite ancora oggi. La dialettica eccezionale era irresistibile, la verve inarrivabile. Convinceva migliaia di persone a pagare pochi spiccioli per farsi “gioiosamente buggerare”. Il capolavoro era spingere chi usciva dallo spettacolo - quasi sempre una “fregatura” - a dire a chi entrava che si trattava di qualcosa di indimenticabile. A volte, per evitare che si svelasse ciò che avveniva dentro, separava i percorsi di entrata e uscita.
La laureanda al DAMS di Bologna Elisa Fontana è stata invitata nel 2001 dal relatore della sua tesi a incontrare Gustavo Cottino, registratore alla mano. Cutin chiamava spiritosamente "sbiancamento” la rivelazione dei geniali trucchi da imbonitore. Si dice fiera che alcuni estratti dell’elaborato siano parte di questa pubblicazione, un lavoro che nobilita lo spettacolo viaggiante, ne
tiene alta la memoria come un’esperienza unica di comunità, creatività, ingegno ed espressione del bisogno tutto umano di evasione dalla realtà attraverso la creazione di mondi altri.
Cottino è indimenticabile anche per il direttore del Museo Storico della Giostra di Bergantina, Tommaso Zaghini. Era piemontese di Pinerolo, ma si sentiva cittadino del mondo. Da impresario di luna park e imbonitore da baraccone, è legato soprattutto alle baracche d’entrata e d’improso, prime forme di spettacolo e divertimento di piazza fra Ottocento e Novecento. Offrivano attrazioni in padiglioni di legno: fenomeni umani, giochi di prestigio, esibizioni di animali, cinema muto, acrobazie, spettacoli d’illusionismo. Un artista, un poeta, un architetto dell’immaginario, il più grande venditore di finzioni, premiato per avere trasformato il baraccone da fiera in vero teatro.
Quel mondo non c’è più. Vendeva fumo, conclude l’autore, spacciava una messinscena per realtà, smerciava trucchi in cambio di pochi soldi ma faceva vivere momenti di divertimento a uomini, donne e bambini. Ha fatto letteralmente sognare intere generazioni con la fantasia.
Il venditore di illusioni. Storia di Gustavo Cottino
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