Nel nome della madre di Maria Cristina Grella

I thriller italiani viaggiano, sono letti, sono premiati. Maria Cristina Grella, collaboratrice del portale MilanoNera, esordisce con il romanzo Nel nome della madre edito da Libro/Mania, già premiato e dunque da segnalare ai tanti lettori del giallo all’italiana.

A Vietri, sulla spiaggia, viene ritrovato il cadavere di Elena Schiano, commessa in una boutique di Salerno, ex drogata, incinta, compagna da poco separata da Diego Faiano, un bel ragazzo studente di medicina, ottima famiglia, niente denaro.

Le indagini vengono affidate alla bruna e severa Irene Bruno, commissaria della squadra omicidi di Salerno, coadiuvata dal suo vice, Andrea Tittarelli, umbro, segretamente innamorato di Irene che ha da poco perso il marito Giorgio in un tragico incidente. Ci sono poi Amina, ispettrice di colore coraggiosa e intelligente, e Peppino Loffredo.

Indagando sulla morte di Elena si capisce che in città ci sono stati altri omicidi contro donne incinte, di cui non si è scoperto l’autore. Irene, che per motivi personali è decisa a perseguire l’assassino senza nome che infierisce, stupra, strangola giovani donne fragili e indifese, comincia un percorso di indagini molto pericoloso, che non si ferma di fronte all’ostilità con cui deve confrontarsi. Elena era uscita la sera della sua morte con un uomo che certamente conosceva: guidava una Panda rossa, l’auto che Diego Faiano dice di aver rottamato molti giorni prima.

Un garage, degli sfasciacarrozze, una casa abbandonata dove avvengono ogni sorta di nefandezze, un bar dove si scommette e si perde: la città delle luminarie d’artista, quella dai panorami mozzafiato, viene raccontata nel suo aspetto più tragico e miserabile.

I protagonisti vengono da un passato di abbandono, di abuso, di violenza perpetrata su bambini innocenti, mentre scuola e servizi sociali si sono dimostrati incapaci, inadeguati, nel contrasto con la miseria profonda e senza speranza di troppe donne, italiane e immigrate, abbandonate al loro destino. Attraverso la storia di Irene Bruno l’autrice ci accompagna nell’orrore che accompagna tanti femminicidi, un termine brutto per indicare la morte violentissima di donne brutalizzate. I motivi psicologici, le patologie psichiatriche di chi commette questi atti, la sofferenza che li produce, si capiscono sempre dopo.

Maria Cristina Grella con il pretesto del thriller ci conduce in un vicolo stretto e impervio, descrivendo una vicenda dai contorni insopportabili, dove puzza, degrado, putrefazione, schifo sono messi davanti agli occhi degli investigatori senza schermi, ma altresì capace di una denuncia civile doverosa e molto efficace.