Infinito amore
- Autore: Massimo Nava
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2014
“L’Abeille salpò dal porto di Livorno la mattina del 31 agosto 1814. Era un giorno sereno, con il bel cielo terso e limpidi di fine estate”.
Una donna vestita di nero, alta e snella, quasi non si accorgeva del vento tiepido che agitava i suoi riccioli biondi, perché il suo sguardo era puntato verso l’orizzonte. All’improvviso il vento di maestrale aveva iniziato a rinforzare, la tempesta aveva colto di sorpresa la nave con i suoi passeggeri che ora stavano in silenzio nelle loro cabine stretti gli uni agli altri, “infreddoliti e paralizzati dalla paura”. Come spesso accade nelle tarde estati dei mari italiani la tempesta era stata breve, il mare biancheggiante si era rapidamente calmato e le onde si erano inchinate “come per chiederci perdono”. Quel viaggio in Italia avrebbe cambiato l’esistenza di Alexandre Colonna-Walewski (1800-1868), figlio naturale di Napoleone ex Imperatore di Francia (1769–1821) e della contessa polacca Maria Walewska (1786–1817), perché non sapeva di far parte della storia della famiglia imperiale:
“Dopo tanti anni, ho deciso di mettere un po’ d’ordine nelle memorie di famiglia. E nella mia seconda vita, cominciata durante la tempestosa traversata nel mare dell’Elba”.
Il ragazzo e la madre erano sbarcati in segreto nell’”isola dei rimpianti” provenienti da Parigi. Avevano intrapreso un lungo viaggio non privo di pericoli attraverso un tratto di quell’Europa “restaurata” che si era sbarazzata di Napoleone sconfitto nella battaglia di Lipsia. Nessuno all’Elba, dove l’ex Imperatore viveva esiliato meditando di riprendere in mano le redini del potere, doveva sapere del loro arrivo. “Incontrerai un uomo molto importante, il padrone dell’isola. Ci conosciamo da molto tempo, anche se non ha potuto esserti vicino in questi anni”. Il piccolo Alexandre stava per vivere
“quel misterioso legame, unico e indissolubile, che unisce un padre e un figlio, la straordinaria sensazione di essere guidati con mano ferma e al tempo stesso protetti. Dalla tenerezza e dall’esperienza. Sentivo di volergli bene”.
Ecco dunque arrivare Napoleone Bonaparte, il signore dell’Elba, dallo sguardo dolce, dai modi gentili e dagli occhi grigi che esprimevano malinconia e smarrimento. Ora l’Elba, dove viveva dalla primavera del 1814, era il piccolo regno del giovane generale venuto dalla Corsica, il parvenu diventato imperatore
“il residuo del grande impero di un tempo, il poco che le potenze vincitrici gli avevano concesso, oltre all’onore delle armi e al diritto a issare sul forte Stella una nuova bandiera”.
Massimo Nava, scrittore, editorialista da Parigi per il Corriere della Sera, già autore di saggi e romanzi, ricostruisce con precisione storica “la passione segreta di Napoleone” come recita il sottotitolo del libro, capace di catturare il lettore pagina dopo pagina. Un uomo orgoglioso, la cui gloria passata era stata offuscata da solitudine e tristezza, sconfitto ma non domo, confinato in uno spazio ristretto con una guarnigione di quasi mille uomini tra reduci e volontari. Napoleone, guardato a vista dai soldati inglesi, sperando di ricavare le entrate necessarie al regno e al mantenimento delle truppe si era dato da fare per rimettere in ordine le attività produttive, le esportazioni e i commerci, le campagne e le acque. Tradito e abbandonato, in mezzo alla gente ostentava serenità, perché nessuno in Europa doveva sospettare del suo stato d’animo,
“Vivere qui o morire è la stessa cosa”.
Maria Walewska, “la sposa polacca dell’imperatore”, creatura gentile incontrata sulle fredde rive della Vistola, era arrivata fino all’Elba con la segreta speranza di poter condividere l’esilio con l’uomo al quale aveva legato il suo destino. Ma, raccontano le cronache, la storia avrebbe seguito un epilogo diverso. L’io narrante, Alexandre, che sarebbe diventato ambasciatore e ministro degli Esteri sotto Napoleone III, rivive e ricorda il passato dei suoi genitori, una madre e un padre del quale conserva pochi ma preziosi ricordi, custoditi come una reliquia. Un amore infinito, “un amore speciale” che avrebbe avuto il suo culmine in quelle tre notti all’Elba, nelle quali Alexandre immagina “ombre, fantasmi, baci e carezze” perché
“il cuore sente le cose belle e importanti, anche se non le vede”.
“Mia madre fu l’unica donna ad amarlo fino all’ultimo istante, quando non era più lui il padrone del tempo, del mondo, della vita degli altri, e non lo era nemmeno della sua. Nemmeno l’entusiasmo del popolo di Francia fu cieco come l’amore di mia madre. Lei soltanto credette al sogno dei cento giorni, lei soltanto cercò di tornare in Francia appena si sparse la notizia che l’imperatore era rientrato a Parigi, e accorse alla Malmaison per riabbracciarlo un’ultima volta”.
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