Nella selezione del Premio Strega 2023, Sofia Pirandello con Bestie edito da Round Robin Editore è stata una sorpresa per il suo romanzo decisamente al femminile.
Sofia, dottoranda in Filosofia, è la pronipote di un grande nome della letteratura italiana novecentesca, il premio Nobel Luigi Pirandello, ma racconta come sia riuscita a scrivere senza sentire sulle proprie spalle l’ingombro di un cognome importante.
Il nostro parere sul testo è già on line nella recensione dedicata. Per approfondirlo l’autrice ci ha dato altri spunti nell’intervista che segue.
- Sofia grazie, un po’ difficile ma siamo riusciti a incrociarti. Il tuo testo coinvolge da subito nella lettura a partire dal titolo. Come nasce la sua scelta?
Link affiliato
Cercavo una parola che fosse in grado di riassumere tutto il testo, come una sorta di anticipazione, un presagio. Anzitutto, Lucia, la protagonista, diventa presto una macellaia e quindi volevo che ci fosse un riferimento agli animali da macello con cui ha a che fare tutto il giorno. Mi piace il fatto che questa parola abbia molteplici significati: può essere usata per dire di qualcuno che è senza cuore, in siciliano significa “stupidi”. Oltretutto fa riferimento a una ferocia che è una delle qualità principali di Lucia, che è bestia anche lei, a suo modo.
- La suddivisione in tre sessioni o spazi, “Estate Autunno Inverno”, ha una motivazione? Mi ha fatto specie che non ci sia la Primavera (come segno di rinascita).
Per me la primavera ha a che fare con la leggerezza e la spensieratezza, due elementi che per molte persone non sono affatto scontati. Nella vita di Lucia non c’è mai un momento che sia davvero privo di preoccupazioni. Seppure lei provi a proiettarsi al futuro, verso un possibile riscatto, la sua esistenza è costretta piuttosto a fare i conti con un presente costante, senza possibilità di auto-assolvimento, di sogno e di autoinganno. Se questo può sembrare un pensiero tragico, non credo che il contrario di speranza debba per forza essere la disperazione. Bestie è tutto sommato un libro ottimista, che parla di affermazione di sé, di ricerca di libertà e della responsabilità delle proprie azioni.
- Lucia, la protagonista, bambina “fimmina” giovane donna e donna adulta. In un climax in crescita. Momenti concatenati in un’evoluzione che la fanno diventare “Bestia” a tutti gli effetti?
Ho pensato che ogni immagine di femminilità realistica sia in effetti bestiale. Qualunque riferimento a un’essenza femminile mi pare del tutto vuoto e privo di senso, tanto più che tende a lasciare fuori la rabbia, la vendetta, i cattivi pensieri e i cattivi comportamenti, ma anche la forza, il coraggio, i desideri. Questo per Lucia è chiaro: se devo essere senza tutte queste cose allora non posso che essere un mostro. Ed evviva i mostri!
- In un tratto del testo, Lucia si definisce anche “Scorticata” come sua madre. Un termine molto crudo che significa senza pelle. Una pelle che la fa persona… e identità
Ho cercato di pesare ogni parola di questo libro perché potesse fare riferimento alla terra, a un’esistenza un po’ selvatica, in cui bisogna restare vigili. La sua non è una vita comoda, a tratti è persino dolorosa. Lucia è esposta come la carne viva da cui è stata tolta la pelle.
- Oltre Lucia (la Bestia per eccellenza), se ne identificano anche altre, quasi tutte donne (penso alla Zia Maga, e anche ad Anna in fin dei conti) con strade diverse e parallele di redenzione o di sconfitta.
Credo che rappresentino ciascuna un modo di aggirare le limitazioni che sono state loro imposte. Ovviamente non sempre si tratta di tentativi riusciti. Anna, la madre di Lucia, prova piuttosto a corrispondere a un ideale, e per questo non può che fallire, finendo per credere di essere nata brutta, storta, sbagliata.
- Un aspetto che mi piace della tua narrazione è che profuma nelle descrizioni con metafore e similitudini che sanno di Sicilia. È voluta, oppure nasce da una tua volontà di dare maggiore sicilianità al racconto (differenziandolo dalle atmosfere cupe del Nord)?
È inevitabile per me scrivere immaginandomi in un ambiente e, di conseguenza, anche tentare di riportarlo con tutte le sfumature possibili, non solo visive, ma anche olfattive, uditive, tattili, che peraltro hanno una connessione fondamentale con la memoria.
- Ci sono molti simboli nella narrazione: la bicicletta simbolo di ricerca di libertà, il mare simbolo salvifico, l’essere macellaia. Ce ne puoi parlare?
Anche in questo caso, mi sono limitata a pensare alla mia infanzia. Andare in bicicletta e tuffarmi nei cavalloni al mare rimangono due tra le esperienze più semplici eppure più felici che ricordo, alle quali è stato impossibile non pensare nel ricostruire i desideri di una bambina. Per quanto riguarda il mestiere di macellaia, mi interessava l’idea di costruire un personaggio che fosse educato a una violenza costante, ma tollerata, e che finisse per leggere nel suo rapporto con gli animali un analogo del rapporto, non di rado aggressivo e violento, tra le persone.
- Le figure maschili sono interessanti, fatte di quell’assenza invisibile e necessaria. Questa mancanza è frutto di un disequilibrio tra donna e uomo?
Non credo che l’assenza maschile sia necessaria. Nella vita di Lucia però è abbastanza costante. Come mi è capitato già di dire, non penso che il trauma sia una ricchezza, né un momento di crescita. Se si cresce attraverso un trauma non è grazie a esso, ma nonostante esso. La maggior parte dei personaggi maschili di Bestie sono alla ricerca di una felicità personale, in solitudine e in autonomia e che è in effetti impossibile perché è sempre pensata al futuro: sarò più realizzato, sarò più ricco.
In breve, un giorno, non ora, non qui, sarò felice. Forse sta in questo la differenza: tutti i personaggi più positivi del libro, indipendentemente dal genere, cercano una realizzazione insieme ad altri/e, comprendono il valore della memoria e della fedeltà, di un’amicizia e di un amore per il diverso che è in grado di costruire legami familiari anche al di là di quelli di sangue.
- Intenso e a doppio filo è il rapporto con la letteratura e la parola (Lucia stessa scrive un diario). Quindi letteratura è in qualche modo salvezza?
Per me sì, da sempre. Scrivere mi aiuta a capire delle cose e a immaginarne altre. Ho pensato che per Lucia un diario potesse essere uno sfogo necessario, una liberazione.
- C’è un po’ di Lucia (o di qualche altro personaggio del tuo libro) in te?
Siamo molto diverse, però certamente c’è un po’ di me in lei, e c’è tanto anche che vorrei essere (e non!).
- Ora ti stai godendo il meritato riscontro, ma hai già in mente qualcosa per il tuo prossimo testo?
Sono già all’opera ma sono molto lenta. Non so ancora bene che faccia avrà la prossima storia.
- Questa un po’ ti tocca: anche se lontano nel tempo, senti un po’ il peso del “nome” che porti? È da questo nome che è nata la tua passione per la scrittura?
Non direi, ho cominciato a scrivere e a inventare storie molto prima che il mio cognome significasse qualcosa più che il rimando a mio padre e alla sua famiglia. Crescendo ho letto e amato Luigi Pirandello, ma sempre insieme a molti altri autori e autrici. Far parte di questa famiglia non è mai stato un problema né una cosa eccezionale per me: è un fatto, del quale non mi sento né colpe né meriti.
Da quando ho deciso di provare a pubblicare qualcosa ovviamente le cose si sono complicate. Credo che un cognome altisonante possa portare facilmente a un equivoco: io non sono affatto una figlia d’arte, da più di ottant’anni la mia famiglia fa tutt’altro. Oltretutto, cancella completamente il riferimento a mia madre e alla sua famiglia, le vere responsabili del mio amore per i libri.
Recensione del libro
Bestie
di Sofia Pirandello
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Sofia Pirandello: il suo “Bestie” tra i libri presentati al Premio Strega 2023
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Ti presento i miei... libri News Libri Premio Strega Sofia Pirandello
Lascia il tuo commento