Photo credit: Giuseppe Moretti
È da pochi giorni in libreria edito nella Collana La Scala, “La bambina e il sognatore” di Dacia Maraini (Rizzoli 2015), nata a Fiesole, una delle più grandi scrittrici contemporanee di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, editi da Rizzoli e tradotti in venti Paesi. Nel 1990 l’autrice ha vinto il Premio Campiello con “La lunga vita di Marianna Ucrìa”, nel 1999 il Premio Strega con Buio, nel 2011 è stata tra i finalisti del Man Booker International Prize e dal 2014 è tra i candidati italiani al Premio Nobel per la Letteratura. Nel 2013 ha pubblicato Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza.
È un maestro di scuola adorato dalla sua classe di piccoli alunni il protagonista del suo nuovo romanzo.
“Cammino rapido in mezzo a una strada cancellata dalla nebbia”
Nani Sapienza sogna di aver incontrato una bambina che cammina lesta nella nebbia “avvolta in un cappottino rosso dal quale esce un collo bianco e lungo”. La piccola assomiglia a sua figlia Martina morta alcuni anni prima, entrambe procedono con quel passo che
“io scherzosamente chiamavo da papera: le punte dei piedi divaricate, la marcia decisa ma un po’ sbilenca.”
Quando Nani sta per dire “Buongiorno” a questa “piccola Alice”, la ragazzina si allontana decisa sul marciapiede,
“facendo ciondolare la cartella marroncina mentre la coda di cavallo le saltella sul collo candido”.
Grande è la sorpresa di Nani quando al risveglio apprende dalla radio che “nella piccola città di S., in un quartiere di periferia chiamato Pozzobasso, lungo la strada che dalla sua casa porta alla scuola Giuseppe Mazzini, una distanza di nemmeno cento metri, la bambina è sparita oggi, 2 ottobre, senza lasciare traccia. Portava un cappottino rosso e degli stivaletti di gomma bianchi. La madre della bimba ha già sporto denuncia”. Per ritrovare se stesso il maestro, padre e “sognatore” Nani Sapienza ora deve andare alla ricerca delle tracce della bambina scomparsa.
“C’è qualcosa di mostruoso nel fatto che io abbia sognato una bambina chiusa in un cappottino rosso che cammina per una strada conosciuta, per poi sparire nel nulla quando poche ore dopo la radio annuncia che proprio questa mattina una bimba di otto anni, chiusa in un cappottino rosso, è scomparsa nel breve tratto che va dalla sua casa alla scuola”.
Abbiamo intervistato Dacia Maraini.
- Signora Maraini, Lei ha dichiarato: “Per la prima volta ho preso come protagonista di un mio romanzo una figura maschile e questa novità mi mette un poco di agitazione”. Per quale motivo?
Non è facile per una donna identificarsi con un uomo, per ragioni storiche non biologiche s’intende, come non è facile per un uomo identificarsi con una donna. Infatti, di romanzi scritti da uomini, con protagonista femminile, ce ne sono pochi.
- Alice “la ragazzina delle meraviglie che sa attraversare gli specchi e calarsi senza pericolo dentro i pozzi più profondi” che cosa rappresenta per il maestro Nani Sapienza?
Bisogna partire dal fatto che il maestro ha perso una figlia piccola che aveva tanto voluto e che amava sopra ogni cosa. Questo lo rende sensibile ai dolori altrui, quasi un sensitivo, come si capisce dai sogni rivelatori che fa. È Martina che lo porta a indagare su Lucia. E indagando su Lucia, il maestro scopre molte cose terribili sulla prostituzione minorile.
- “Cosa significa? cosa significa?” mi metto a gridare da solo sbattendo un pugno sul tavolo”. I sogni sono rivelatori?
I sogni ci dicono cose che non sappiamo o non vogliamo sapere. I sogni rappresentano l’inconscio collettivo.
- La violenza sui minori è tra le più gravi emergenze umanitarie del nostro tempo. Lo conferma anche l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità: in Europa più di 18 milioni di minori subiscono forme di violenza. In Italia, ogni giorno, quattro bambini sono vittime di abusi. Come arginare questo odioso e barbaro fenomeno?
Prima di tutto rendendoci consapevoli del fenomeno. La consapevolezza porta responsabilità. Solo il senso di responsabilità collettiva può fermare il fenomeno o per lo meno limitarlo. I perversi ci sono sempre stati e sempre ci saranno, ma devono sapere che agiscono contro i diritti umani e possono essere condannati. Per il momento c’è poca consapevolezza e poco controllo.
- A distanza di quarant’anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini, del quale in questi giorni è ricorso l’anniversario della morte, ancora non sono chiare le circostanze del suo assassinio. Nella Sua doppia veste di amica del grande intellettuale e di Presidente della Commissione tecnico-scientifica creata con il compito di coordinare e promuovere le iniziative culturali per le celebrazioni del quarantennale della scomparsa (2 novembre 1975) di Pier Paolo Pasolini, ci lascia un ricordo personale dell’autore degli “scritti corsari”?
Pier Paolo era un uomo mite e dolce nella vita. Solo quando scriveva diventava duro e severo. A volte persino insultante. Era una strana contraddizione. Chi lo vedeva spesso, conosceva quel Pierpaolo dalla voce soave e i modi sempre tranquilli. Chi invece lo conosceva solo attraverso i suoi scritti, lo considerava un eversore, provocatorio e insolente. Questo irritava molti, a volte fino alla esasperazione. Ha avuto decine di denunce. Solo dopo tanti anni dalla sua morte la gente si è accorta che aveva capito in anticipo tante cose importanti sulla metamorfosi che stava subendo il nostro Paese. Ora il sospetto e l’irritazione si sono trasformati in rispetto e ammirazione. La sua morte poi, atroce e misteriosa, viene vissuta come un martirio e i martiri suscitano devozione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Dacia Maraini, in libreria con “La bambina e il sognatore”
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