Intervista con un matto
- Autore: Guendalina Middei
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Una storia che lascia senza fiato, una fine e colta scrittura sui confini tra la salute e il disturbo mentale, sulle angosce esistenziali e il loro conflitto: follia e normalità, responsabilità e colpa. Intervista con un matto (Navarra Editore, 2023) è il secondo romanzo della giovanissima autrice Guendalina Middei, laureata in Storia, che ha pubblicato nel corso degli anni numerosi articoli di carattere divulgativo, ed esordito con il romanzo storico Clodio.
Un romanzo intenso, tra ricordi e immaginazione della vita del protagonista, dei suoi lunghi anni di reclusione e di silenzio, che è anche un invito ad una profonda riflessione sui disagi umani, sulle violazioni dei diritti dei malati, e alle nostre coscienze come consapevolezza degli altri e di un mondo senza voce. Un racconto che era nell’anima della nostra autrice, nei suoi ricordi, e in questo suo lavoro pone al centro del suo realismo nella scrittura, la speranza in un cambiamento sociale.
Il nostro protagonista è senza nome, aveva venticinque anni quando venne rinchiuso in un manicomio criminale.
Lo ricorda bene quel giorno di luglio e alla domanda, come è finito qui, aveva risposto che il perché era tutto chiaro, ridendo a scatti. La musica, confesserà, la sua unica ragione di vita e di tanto dolore lo aveva condotto li. Tutti lo credevano pazzo con i loro nasi chini sui manuali, dopo averlo spogliato, sezionato, esaminato i suoi turbamenti, i suoi pensieri. E se l’uomo non agisce in maniera razionale vuol dire che qualcosa in lui non va e bisogna riparare il guasto. Ficcato, a suo dire durante l’intervista, in una stanzetta, “una bara”, per salvargli la vita. Ma quale vita?
La chiamate vita questa? Incatenato a letto anche se non le chiamano più camice di forza, chiuso nel suo silenzio, mentre i giorni passavano in stato di inerzia per i farmaci somministrati di continuo. La sua storia ha inizio dalla sua grande passione per la musica. Era un giovane pieno di talento, un musicista, e frequentava il Conservatorio fin da piccolo. Taciturno, mai nessuna amicizia, con le donne maldestro, era sempre immerso in sé stesso, in qualche problema musicale, la musica che non aveva ancora scritto e racchiusa nella sua testa.
Si esercitava otto ore al giorno e anche di più, uscendo raramente di casa e di sera per il bisogno di sentire l’aria.
Vivevo in uno stato di perenne tensione come in attesa di qualcosa. Nei momenti di ozio mi assaliva un senso di odio e di compatimento verso me stesso. Se mi mettevo a pensare a Mozart, a Beethoven, a Caikovskij, mi assaliva un senso di angoscia.
Unico pensiero era sedersi al pianoforte e suonare, suonare, con Beethoven nelle orecchie, i suoi affondi, i suoi colpi poderosi che il grande compositore non aveva mai udito. Suonava ininterrottamente con nella mente la voce di Fadigati a lezione in Conservatorio: lei non si applica! Quando riemergeva dalle sessioni musicali la sua testa era pesante e si lasciava cadere nella poltrona rimanendo immobile per ore. Solo Claudia riusciva a distrarlo dalla sua musica. Il pensiero dominante del Premio Respighi, non un semplice premio ma l’opportunità di far leggere la propria partitura, lo condusse a chiedere al Maestro Salvioni il suo aiuto e le sue lezioni per poter riuscire a credere nel suo talento e nei suoi componimenti.
Non posso descriverle l’ebbrezza che provo quando mi abbandono alla musica. Questa è l’unica cosa che posso fare, l’unica che voglio e che devo fare...tutto il resto...c’è qualcosa di profondamente sbagliato in me...
La morte improvvisa del maestro gli ricorderà il padre, i suoi occhi illuminati da un guizzo ironico, il rumore dei suoi passi nel negozio che era la sua vita, un uomo forte, sanguigno che il trascorrere del tempo aveva sconfitto.
Un colpo al petto era stato non avere più la guida del Maestro; nei giorni successivi il suo viso appariva emaciato, di un pallore malsano. E poi Claudia che, nel suo immaginario, gli confiderà il suo brutto male e il poco tempo che le era rimasto.
Nel mentre lo raccontava al giornalista, gli tornava alla mente la notte in ospedale, la flebo con il suo scorrere lento, il braccio nudo di Claudia, l’odore del disinfettante.
Se Claudia non si fosse ammalata, se una settimana prima del concerto non fossi rimasto a vegliarla per tutta la notte...ma forse era proprio così che doveva andare. Vede, per tutta la vita mi sono sforzato di passare inosservato. Il silenzio per me è stata una cosa naturale.
Non aveva memoria di quello che gli era capitato, una lunga notte in cella, un corridoio dove dei volti sparuti facevano capolino, una porta chiusa con un colpo secco alle sue spalle, e nel reparto un silenzio quasi palpabile.
Pazzo, infermo, malato di mente, pochi minuti avevano segnato il suo destino. Giorni lunghi e notti più lunghe; quanto, si domandava, avrebbe dovuto rimanere lì?
Non saperlo era una tortura. Lo sconcerto per la morte del Maestro, il dolore per Claudia, la musica, era come se galleggiasse ovattato sulla superficie della sua vita.
La ragione, il sentimento, erano stati spazzati via, cancellati in un istante.
Un interruttore aveva annientato la sua vita.
Non possono tenermi in questo stato!
Nei brandelli di pensieri che gli attraversavano la mente ricordava sempre il Conservatorio, il più difficile dei maestri, e Claudia. La sua non voleva essere una rassegnazione bensì un rifiuto a quello che la vita può riservare.
Era questo rifiuto che doveva esprimere la mia musica. Si, ci stiamo tutti avviando verso un precipizio, la vita è un continuo aspettare e attendere questo precipizio, non c’è scampo.
Essere un malato ed essere confinato in una stanza con la serratura elettrica sollevava il mondo circostante dalle proprie responsabilità, mentre la sua vita era stata quella di un uomo che aveva vissuto con tanta intensità.
Intervista con un matto è una sorprendente e reale narrazione sull’anima degli altri, sull’umanità privata di libertà e di ragione, alla ricerca della propria salvezza da tanta incomprensione e paura.
Intervista con un matto
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Complimenti per questa recensione così lucida e intensa.
La ringrazio di cuore, Federico