Io ricordo
- Autore: Loredana Fiorello
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Un titolo che rievoca un periodo, un’epoca che rimane sempre viva avendo inciso notevolmente sul vissuto di molte persone. Io ricordo di Loredana Fiorello (Ex Libris, 2022) è un libro particolare che serve a tenere desta la memoria e onorare il ricordo, appunto, su una fase della storia dell’umanità che non bisogna mai dimenticare, per fare tesoro e trarne un’esperienza e una conoscenza sempre più approfondita.
È un testo che suscita forti emozioni, pieno di sentimenti, che si esprime nei contenuti nel sottotitolo di copertina che recita: Storia degli ebrei italiani.
Il libro nasce da un dialogo avuto dall’autrice con un ebreo. Un’esperienza avuta nell’ambito scolastico dove Loredana Fiorello esercita egregiamente la funzione di insegnante, che ha deciso di intraprendere con i propri studenti un percorso conoscitivo sugli ebrei italiani che erano stati oggetto di persecuzioni. E su di uno in particolare ci si è soffermati, Tullio Sonnino, e sulla sua diretta esperienza personale e sui fatti e circostanze che hanno segnato profondamente la sua vita specie nella prima parte, dove fu perseguitato solamente perché ebreo.
Sonnino era nato nel 1936 a Livorno, decide poi nella seconda parte della sua vita di vivere in Israele. La sua motivazione di vivere dopo la laurea in Israele è stata dettata dal fatto che quando Firenze fu liberata nell’agosto del 1944 si trovava nascosto in un collegio e venne prelevato dalla madre insieme a un soldato della Brigata ebraica. Del padre non si avevano notizie dopo che era stato arrestato e non si saprà mai che fine abbia fatto. Tullio inizia così a coltivare da piccolo, avendo solo otto anni, un sogno, in quanto la Brigata ebraica formata da soldati palestinesi ebbe un ruolo importante nella Liberazione e contribuì notevolmente al soccorso morale, materiale e spirituale alla sua famiglia che era stata devastata e disgregata dagli eventi bellici e dalla persecuzione razziale.
La sua decisione di andare in Israele dopo esseri laureato e sposato è stata presa non volendo più essere perseguitato e considerato un suddito, un cittadino di serie B, e non volendo essere più essere discriminato per le sue origini ebraiche.
L’autrice è stata così spinta a conoscere le reali responsabilità degli italiani nel fargli prendere questa decisione e quello che emerge è che gli italiani sono stati antisemiti, razzisti e carnefici. Un giudizio totalmente negativo che risulta condiviso dagli storici. Lo stato delle cose è ben visibile agli occhi di tutti, ma secondo l’opinione diffusa, le narrazioni pubbliche e il falso sentito dire, non si vuole guardare in faccia questa triste e vergognosa verità.
L’Italia è stata razzista e antisemita ufficialmente con l’applicazione delle leggi razziali del 1938. Ma già nel 1937 si erano avute delle leggi di uguale sentore, quando l’Italia conquistò l’Etiopia e i primi provvedimenti stabiliscono che i colonizzatori italiani non dovevano mescolarsi con la popolazione africana. Vennero proibiti i matrimoni misti e qualsiasi tipo di contatto e di rapporto inclusivo e qualsivoglia forma di integrazione. Le leggi del 1937 erano particolarmente severe e chi non le rispettava veniva punito con il carcere da uno a cinque anni. Già quindi nel 1937, l’Italia mostra questo suo aspetto razzista.
Intanto il cosiddetto “mito ariano” era diffuso in tutta Europa e anche Mussolini e il suo regime credeva in questo mito della razza superiore, che avrebbe dovuto, nello specifico, sottomettere gli etiopi e dominare in base al sangue, alla razza, all’eredità, alla purezza. Viene così assolutamente vietato ai soldati italiani e ai colonizzatori mescolarsi con gli abitanti dell’Etiopia proprio per non contaminare il sangue.
Successivamente, con le leggi razziali del 1938, si tolgono i diritti più elementari alla popolazione ebraica. In ricerca di possibili assoluzioni su questa nefanda legislazione italiana, si sostiene da alcuni che sia dipesa dall’alleanza con la Germania. Ma invero quando nel 1938 furono applicate le leggi razziali furono espulsi subito dalla scuola tutti gli scolari di ogni ordine e grado che non erano di razza ariana, mentre in Germania ancora gli studenti ebrei frequentavano normalmente le aule scolastiche.
Altra misura durissima che venne applicata fu che in conseguenza delle leggi del 1938 vennero redatte delle liste. Nel certificato di Tullio Sonnino si ritrova infatti l’indicazione di appartenenza alla razza ebraica. Si mette in atto una vera e propria schedatura e gli ebrei vengono individuati e queste schede ed elenchi verranno poi utilizzate per la deportazione nei lager.
L’Italia pertanto con le leggi razziali si può definire senza tema di smentite antisemita e questo avviene in ragione di un preciso progetto di Mussolini che è del tutto autonomo da quello della Germania. Il duce del Fascismo vuole infatti creare un uomo nuovo, l’uomo fascista, forte e dinamico, che doveva dominare anche al di fuori dei confini.
Rimane nella Storia che Vittorio Emanuele firmò tutti i decreti e in pochi anni anche la famiglia di Tullio Sonnino si ritrovò in terribili condizioni economiche, con il padre disoccupato e lui stesso costretto a frequentare la scuola ebraica. Delle leggi razziali ancora oggi non si comprende la vastità del loro peso e le ripercussioni che ebbero su gente che venne del tutto isolata ed emarginata dal contesto politico e sociale, distruggendosi la loro identità.
Nel “Manifesto della razza”, al nono punto si legge: “Gli ebrei non appartengono alla razza italiana” e qualsiasi tentativo di inserirli è stato vano, come si evince da vari documenti.
Gli ebrei, al momento della schedatura effettuata nel 1938, risultavano essere in numero di 58.000, di cui 10.000 erano stranieri. Gli ebrei italiani uccisi, secondo Liliana Picciotto, sono stati 8.100. Si può affermare che 35.000, secondo i dati e gli studi dello storico Michele Sarfatti, si sono salvati, di questi 500 si sono rifugiati in Italia meridionale, 5.500 in Svizzera dove vennero accolti nei campi profughi, mentre trentamila per venti mesi vissero in clandestinità.
Entrando nello specifico della vicenda di Tullio, la sua fu una vicenda tragica e insieme felice perché lui ha sempre cercato di rialzarsi, impegnarsi e di costruire.
L’autrice con molta partecipazione ha voluto raccontare questa storia che continua poi con la vita del Sonnino in Israele. Si è voluto narrare non solo quanto male può compiere l’umanità ma anche la capacità di operare un pensiero critico e di dissociarsi dall’odio.
Si vuole pertanto ricondurre il lettore a una riflessione che è quella di evitare nel nostro operato, sia con parole che con azioni, di evitare di alzare delle mura con l’altro, il diverso sia esso ebreo, extracomunitario, omosessuale… Si inizia appunto con un linguaggio, condividendo stereotipi e poi si passa a una escalation di violenza con gli atti, le minacce fino ad arrivare a legittimare persino uno stupro, una violenza, un incendio. Bisogna invece ricordare come dietro tutto questo vi sono persone vere, uomini e donne, bambini coni loro volti e le loro storie personali.
Nel libro si evince l’importanza della testimonianza diretta di chi ha vissuto gli orrori della Shoah, e nello specifico il protagonista del narrato, persone che con l’andare del tempo stanno scomparendo e i loro racconti diretti assumono un significato particolare.
Loredana Fiorello è stata spinta a volere fissare sulla carta questi momenti di vita quali la persecuzione razziale e le restrizioni che ha dovuto subire sin da bambino. Non sono mai troppi i libri di questo tipo, nonostante la copiosa bibliografia per cui si parla oggi del business della Shoah. È sempre molto importante continuare a scrivere e riflettere, facendo tesoro e rinarrando le storie di chi ha vissuto queste storie ed esperienza.
Io ricordo affronta moltissime tematiche ed è un libro che dovrebbe essere adoperato nelle scuole a uso degli studenti che hanno poca o una frammentaria conoscenza del fenomeno. Tra i tanti argomenti trattati, l’autrice si è infatti occupata della complessità della identità ebraica, facendo anche un cenno ai ghetti, ai Pogrom e sul Fascismo, e sulla necessità di un approfondimento e una più attenta riflessione sulle leggi razziali e sulla figura dei giusti e sul Sionismo.
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