Ironia delle sorti. Racconti
- Autore: Alessandro Marinaro
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
C’è la storia, quella che raccontano sempre i vincitori e ci sono le storie, di buoni e cattivi, dei santi e anche dei vinti, Verga insegna. Perché non dovrebbero esserci le storie degli strambi, si è detto Alessandro Marinaro? Film-maker siciliano, è autore della raccolta di racconti Ironia delle sorti. Un libretto svelto, pubblicato l’estate scorsa da Algra, casa editrice della sua Catania (giugno 2021, 115 pagine). Dieci vicende brevi di persone come tante, ancora più in secondo piano e in disparte di altre, per modestia, ritrosia, voglia di restare sullo sfondo, al riparo dalle luci della ribalta. Anonimi, fino a un certo momento della vita, in cui decidono di mettersi all’opera, di fare e di farlo strano.
Nato sotto l’Etna nel 1968, Marinaro è laureato in comunicazione e media a Londra. Vanta numerosi riconoscimenti per i suoi corti e diverse collaborazioni nel mondo nel cinema, anche come montatore e sceneggiatore. Lettere e celluloide, ma il primo amore è stato la musica, sebbene abbia capito in fretta di non essere tagliato per quella passione, orientandosi decisamente verso le altre due. Se i film di Dario Argento sono quelli che più lo hanno attratto e terrorizzato - hai voglia a ripeterti che il cinema è finzione! - le colonne sonore preferite avranno portato la firma dei Goblin, tiriamo a indovinare. Sono il gruppo rock progressivo che ha costantemente accompagnato musicalmente le pellicole del regista romano, Profondo rosso, Roller, Phenomena, Suspiria...
A proposito di Suspiria, uno dei brani è Witch (strega), ma non è uno stregone Giuseppe Prestinaci di Siderno, protagonista di uno dei racconti di Alessandro. Eppure, è capace di fare miracoli. Uno solo, ma di quelli che fanno colpo.
Nel suo paesino in Calabria, tutti conoscono il potere magico di Peppe, che ferma in volo per sempre i suicidi per precipitazione, bloccandoli nell’atto di cadere, senza arrivare mai al suolo. Perfino il comandante della Polizia Locale lo ha chiamato, chiedendogli di intervenire con la sua videocamera.
Aggrappato precariamente a una ringhiera, un disoccupato trentenne di lungo corso minaccia di gettarsi da un palazzo di dieci piani. A Peppe basta arrivare con l’aggeggio da ripresa, schiacciare il tasto rec al momento della caduta nel vuoto e il disperato non porterà a compimento il suo proposito, restando immortalato in eterno nell’atto di precipitare.
Per i compaesani non sono miracoli, li hanno visti ripetersi tante volte, in Calabria. E per Prestinaci non è una fonte di guadagno, come potrebbe essere per altri. Si è sempre rifiutato di sfruttare il suo dono. Dice che non si specula sul dolore altrui. La stampa lo ha scoperto. Da tutto il mondo chiedono di intervenire e ora la mamma di Vitagliano Cutrì lo implora disperata di salvarlo.
Se Peppe non è negativo nelle pagine di Marinaro, altri invece sono pessimi. Per lo più si tratta di comprimari, come i compagni più grandi che bullizzano il piccolo, impavido, ostinato Luigino, otto anni, il più debole, preso in giro, ultimo in tutti i giochi. Perde qualsiasi sfida, a chi scavalca il muro per primo, a chi si arrampica più velocemente sui rami, a chi sprinta in bicicletta o fischia più forte. Sbeffeggiato ogni volta, sopporta a labbra strette ma insiste, rinnova le prove impari. Quello che non accetta, però, sono le crudeltà verso gli animali, formiche, api, scarafaggi, che difende e da cui è rispettato.
C’è pure chi le sfide le vince, sebbene gli sfidati non se ne accorgano. L’ultra ottantenne Peppino Aloisio, pescatore per diletto dagli scogli di Ognina, resiste impavido all’eruzione dell’Etna che mette tutti in fuga. Rientra a casa coperto di cenere e di schizzi, annerito e fiero, senza un solo pesce nel secchio e con un cappello in meno.
Che crudeli quei ragazzini che la quasi centenaria Maria Spanò vede lapidare una sfortunata colombina. L’anziana vorrebbe farli smettere, ma è impotente. Hanno appoggiato il povero animale sopra un muretto. Cerca invano di spiccare il volo, sotto la cascata di pietre. I teppisti giocano al tiro a segno, incuranti della violenza gratuita che infliggono. Schiamazzano eccitati dagli sforzi del povero volatile, che cade ai piedi della parete, con le ali spiumate e spezzate. L’anziana nota in cielo una nuvoletta bianchissima, sopra i perfidi e la misera vittima. La guarda con rabbia, nitida e bella, del tutto indifferente in alto, col suo inutile candore.
E il marito-padrone di Lina Strazzeri? Mai la poverina ha fatto pesare le prepotenze che le infliggeva. Ogni sera, specchiandosi e scoprendosi invecchiata di un mese al giorno, si è tamponata il sangue dal naso e ha visto crescere un tremore inarrestabile. Non ha denunciato la malvagità dell’uomo, che serviva da cagna fedele, pulendo le scarpe che avrebbe calzato l’indomani. Quando il violento è finalmente morto - capita anche ai peggiori, non tanto presto quanto meriterebbero - non ha tirato un sospiro di sollievo, ha raggiuntato quotidianamente il cimitero, per portare fiori freschi e pregare per lui. È morta di Alzheimer in una casa di riposo, chi l’accudiva è certo di averle sentito invocare il nome del persecutore, con un ultimo sguardo pieno d’amore.
Alla povera donna, il raddrizzatore di torti di odonomastica stradale Pino Gigli ha dedicato una delle sue targhe viarie alternative. Aveva già trasformato via Ettore Majorana in “via Turi Bonanno elettrauto” e gli è sembrato giusto far sparire la lastra dedicata ad Alessandro Manzoni, sostituendola con “via Lina Strazzeri casalinga”. Un cambio necessario, la vita è ingrata con gli anonimi. E la morte anche di più.
Ironia delle sorti. Racconti
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