Karol Wojtyla raccontato a tutti
- Autore: Daniele Marcuglia
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
È una figura eminente quella di papa Karol, come appare in Karol Wojtyla raccontato a tutti (Editoriale Programma p. 117, 2020) di Daniele Marcuglia. Il grande polacco, sacerdote e pontefice, il “creatore di ponti” d’amicizia e di relazioni positive, pensatore, filosofo, poeta, drammaturgo, avrebbe compiuto cento anni nel 2020. Sale al soglio pontificio nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo Secondo. Con la sua vena ironica ma carica d’affetto pare che abbia esclamato in romanesco "li possimo amazzà", riferendosi ai cardinali che lo votarono. È un sorriso prima di entrare nei fatti drammatici che lo vedono protagonista del “secolo breve”.
In gioventù, dopo aver perso tutti i parenti, Wojtyla fa l’operaio in una cava di pietra e in seguito nell’industria chimica Solvay per 4 anni. Conosce la fatica e lo sfruttamento. Studia e si appassiona di teatro, recita come attore, ma sceglie di essere pastore d’anime. Tutta la sua esistenza diventa una missione.
La protesta contro il regime di Jaruzelski in Polonia lo ritrae nei manifesti di Solidarnoṣҫ (solidarietà), l’organizzazione sindacale guidata da Lech Walęsa a Danzica. Nel suo secondo viaggio in Polonia il pontefice nel 1983 pronuncia il motto "solidarietà e vittoria". Dopo anni di sofferenza e persecuzione nel 1989 cade il muro di Berlino e anche il regime polacco. Marcuglia evita di porre in relazione l’attentato a Wojtyla del 13 maggio 1981 a Roma con i fatti politici sopraddetti, ma non possiamo astenerci dal farlo.
Prima di osservare il papa da vicino, è bene riprendere la sua filosofia, il "Personalismo" del francese Mounier (1905-1950) e del tedesco Max Scheler (1874-1928) che Wojtyla fa proprio, portandolo al compimento. Secondo questa corrente la persona (in greco significa maschera) non è una ricopertura esterna dello spirito, ma la modalità vivente del nostro essere nel mondo, rappresenta il contatto con esso. Persona e comunità non sono scindibili, la persona è azione e "l’atto" diventa il momento in cui si manifesta la dignità e fraternità umana, insieme alla nostra radice eterna, trascendente, metafisica in quanto siamo figliolanza del Padre. Tutto l’operato pastorale, sociale, politico, intellettuale e artistico di Giovanni Paolo Secondo va inquadrato in questo pensiero. L’agire fa emergere la metafisica. Nell’enciclica Fides et ratio del 1998 egli afferma il primato della fede sulla ragione:
"La ragione, raggiungendo il vertice delle sue ricerche, comprende che c’è qualcosa che la trascende, e che solo la fede può raggiungere".
Dalla bontà del Creatore discende l’etica imprescindibile. Nel suo viaggio in Sicilia, 1983, nella Valle dei Templi ad Agrigento, Wojtyla tuona contro la mafia:
"Dio ha detto una volta: non uccidere! [...] Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!"
Lotta contro lo sfruttamento dei popoli, a favore della pace, lotta contro leggi "democratiche" che secondo la sua concezione ledono la legge naturale divina. Il riferimento è al no all’aborto e all’uso dei contraccettivi; il no al controllo delle nascite ha il suo perché, rimanda alla povertà nel mondo, alle morti per fame e sete e mancanza di cure mediche; si tratta di milioni di persone e la soluzione di non farli nascere è tutta a favore dei fortunati abitatori del “primo mondo”. In Messico nel 1979 egli pronuncia ferme parole contro lo sfruttamento dei lavoratori da parte delle multinazionali.
Riceve tutti i capi di stato: i presidenti americani da Regan a Bush junior, inoltre Elisabetta d’Inghilterra, i francesi Mitterand e Chirac, gli spagnoli Aznar e Zapatero, i tedeschi Kohl e Schroeder. Rompe le barriere con la chiesa ortodossa, si avvicina ai “fratelli ebrei”, entra per la prima volta in una sinagoga insieme al rabbino Toaff a Roma (13 aprile 1986). Dialoga con i leader israeliani e palestinesi Simon Peres e Yasser Arafat. Né di sinistra né di destra, semplicemente si schiera per l’uomo.
Chiede scusa per le persecuzioni a Galileo e Giordano Bruno; per il bieco colonialismo perpetrato dai bianchi cristiani.
Il 27 ottobre 1986 ad Assisi convoca la prima Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace, a cui partecipano i rappresentanti di tutte le religioni del pianeta, compreso il Dalai Lama ed i capi dei Nativi Americani. Per quel giorno tacquero le armi, scrive Marcuglia e ci colpisce. Pace non come "risultato di trattative, di compromessi politici, economici". La preghiera è base dell’ecumenismo.
La Giornata Mondiale della Gioventù (1985) è uno dei suoi capolavori di comunicazione e avvicinamento alla fede. I papa boys sono stati quanto di più vivo si potesse vedere come espressione di fiducia nel futuro. Nell’ultimo giorno di vita egli fece sapere ai giovani radunati a migliaia in san Pietro:
"Vi ho cercato, adesso siete voi venuti da me e per questo vi ringrazio".
Molto ancora si potrebbe dire di lui, tanti sono gli aneddoti riportati nel libro su un’icona dell’Uomo che commuove, fa sperare nel Bene con la maiuscola. Ricordiamo i suoi ultimi cinque anni di malattia, croce mostrata nei media, in televisione, senza vergogna, divenuta immagine del Cristo sofferente, amore incarnato di e per chi pena in solitudine, senza rimedio.
Karol Wojtyla vola al regno del Padre il 2 aprile 2005. Il grido dei suoi figli spirituali è “santo subito”. Desiderio esaudito il 27 aprile 2014 da papa Francesco.
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