L’alba del mondo
- Autore: Rhidian Brook
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2013
Settembre 1946, Germania, Amburgo. In una città fantasma fatta solo di cenere e rovine, il maggiore inglese Lewis Morgan era uno dei tanti ufficiali nel quartier generale del Distaccamento dell’Esercito Britannico che si dovevano occupare della difficile ricostruzione post bellica in una nazione che aveva perso tutto. Al termine della II Guerra Mondiale gli Alleati (americani, inglesi, francesi e sovietici) avevano diviso la Germania in quattro zone di occupazione, agli inglesi era stata assegnata Amburgo, un tempo ricca e fiorente con il suo porto e i suoi quartieri industriali, “bersaglio appetibile per le squadriglie di bombardieri”.
Al maggiore Morgan (“ufficiale dalla reputazione eccellente e con uno stato di servizio impeccabile”) era stata assegnata come dimora un’enorme villa sul fiume, una delle più belle di tutta l’Elbchaussee, dove sorgevano le case dei banchieri e dei mercanti. Il maestoso edificio bianco, come una torta nuziale, in stile neoclassico era stato requisito alla famiglia Lubert: all’architetto Stefan “colto e privilegiato” vedovo dal 1943, la moglie Claudia era morta sotto i bombardamenti della Tempesta di fuoco, era rimasta la figlia quindicenne Frieda. Cameriera, cuoca e giardiniere completavano il quadro ma l’onesto e scrupoloso Morgan, al quale stava a cuore la sorte del popolo tedesco, non aveva avuto il coraggio di mandare via i Lubert e quindi vincitori e vinti sarebbero stati costretti a coabitare. Mentre era in atto l’Operazione Ricongiungimento (Rachael, la moglie di Morgan, in lutto per la perdita del primogenito Michael perito sotto i bombardamenti, era in arrivo dall’Inghilterra insieme al loro figlio adolescente Edmund) la CCG, Commissione di Controllo della Germania, accertava il livello di pulizia dei cittadini tedeschi tramite il Fragebogen (questionario). Le domande, ben 133, determinavano il grado di collaborazionismo con il passato regime nazista:
“In base alle risposte i soggetti venivano divisi in tre gruppi contrassegnati da un colore (nero, grigio e bianco) e trattati di conseguenza”.
Pubblicato in anteprima mondiale da Sperling & Kupfer il 23 aprile 2013, “L’alba del mondo” (titolo originale del volume: The Aftermath) rappresenta uno straordinario caso editoriale: il regista Ridley Scott, dopo aver letto solo 60 cartelle del romanzo ha acquistato i diritti cinematografici.
Rhidian Brook, scrittore inglese e autore di sceneggiature per il cinema e la televisione, fin dalle prime pagine si rivela abilissimo nel delineare l’atmosfera e le sensazioni in una città che a più di un anno dalla capitolazione totale della Germania (8 maggio 1945) era ancora uno scenario di fantasmagorica devastazione. Cumuli di macerie, strade piene di crateri aperti dalle bombe, dove la folla camminava lenta, stordita e senza meta portando pacchi, sacchi, casse e cartoni, “Tutto ciò che rimaneva delle loro vite”. La popolazione tedesca si sforzava di rifarsi una vita ripartendo dal nulla dopo una sconfitta terribile, scomparsa quindi quell’arroganza altezzosa di una razza che aveva cercato di distruggere il mondo ne doveva affrontare le conseguenze. Nella Germania quadripartita anche Rachael doveva ricominciare a vivere, giacché in tempi così gravi
“l’autocommiserazione era un articolo rigidamente razionato che bisognava assolutamente evitare di mostrare in pubblico”.
Stefan con la sua cortesia rischiava di complicare tutto, “se non si provvedeva a fissare confini chiari e fermamente stabiliti”, sua figlia Frieda invece non si era ancora arresa, anzi proseguiva la sua personale guerra contro i vincitori. Il piccolo Edmund aveva stabilito un rapporto di amicizia e scambio con “i bambini delle macerie”, il simbolo della notte che ancora permeava una nazione spezzata dal conflitto.
Questo toccante romanzo ci insegna che dopo la notte più oscura e buia l’alba sorge per ricordare che le ferite della storia possono essere lenite dal perdono e dall’amore.
“Rachael era in viaggio verso una terra ostile per iniziarvi una nuova vita senza alcuna certezza, ma quello che la faceva sentire più insicura non era il nemico, era suo marito. Lewis era diventato per lei una chimera, metà uomo, metà idea”.
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