L’arte ingannevole del gufo di Ella West

Il parco giochi preferito (e unico) di Viola è il bosco dietro casa. Gli opossum sono le sole creature che può osservare, di notte. Gli opossum e il gufo. Sì, perché Viola può mettere il naso fuori casa solo dopo che l’ultimo raggio di sole ha illuminato la terra. Come il gufo che sembra attenderla ogni notte appollaiato sul ramo del solito pino, anche Viola è una creatura della notte. Affetta da una rara malattia genetica, lo xeroderma pigmentoso, è costretta a vivere al buio, per impedire ai raggi ultravioletti del sole di danneggiare la sua pelle, di farla invecchiare, di farla piano piano divorare dai tumori maligni che, prima o poi, Viola è certa la condurranno inesorabilmente alla morte.

Viola è sola, non ha amici. Le uniche persone con cui può scambiare qualche parola sono i suoi genitori e la sua insegnante privata, che tra l’altro vede raramente, ogni due mesi all’incirca. La ragazzina, infatti, non può nemmeno andare a scuola. Gli unici momenti di svago li trascorre suonando la viola, strumento al quale deve il nome, che sua madre pazientemente le ha insegnato ad amare ed apprezzare.

Viola di giorno dorme. Si sveglia al tramonto; il tempo di far colazione e inforca gli occhiali per la visione notturna, regalo dei genitori per i suoi dodici anni. Quelle lenti le sono indispensabili, sono una parte di lei, non può farne a meno. Le permettono di carpire con lo sguardo qualsiasi movimento, anche se “la visione notturna trasforma tutto in tonalità verdi, bianche o grigie”.
Proprio gli occhiali, durante una delle sue uscite notturne, le permetteranno di scorgere qualcosa di strano, nel silenzio del bosco. Un omicidio. Un giovane che, dopo aver sistemato dal bagagliaio dell’auto al posto di guida un cadavere, dà fuoco alla macchina. Non solo; seppellisce anche un sacco nel terreno vicino. Viola dà così inizio alla sua avventura, alla sua imprudente e rischiosa indagine personale.

A metà tra Young Adult e thriller, “L’arte ingannevole del gufo” (Giunti, 2014) di Ella West è un romanzo toccante, delicato. La storia di Viola, l’accettazione della malattia, la rassegnazione a un’esistenza di stenti, di rinunce, di privazioni rendono la lettura un po’ malinconica, a tratti agrodolce, ma con un finale positivo e quasi confortante.