L’enigma del leone
- Autore: Filippo Palmieri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
L’autore. Nome: Filippo. Cognome: Palmieri. Professione: avvocato d’affari, socio di uno studio professionale. Residenza: Bologna. Sogno nel cassetto (realizzato e già duplicato): scrivere romanzi ambientati nella sua città. Il secondo del consulente d’impresa e scrittore felsineo under 50 è L’enigma del leone, molto recente (ottobre 2023, collana Linferno, 427 pagine), pubblicato da Pendragon, casa editrice bolognese attiva dal 1994.
Filippo Palmieri è nato nel 1975 a Bologna, dove vive, sposato, con due figli. La sua attività lo porta a viaggiare di frequente, ad aprirsi a nuovi mondi. Ha letto prestissimo, ad otto anni, a cominciare da David Copperfield di Charles Dickens, poi è toccato a lui scrivere storie: nel primo romanzo, il thriller storico I segreti della pietra (Pendragon, 2019), ha concretizzato un’altra grande passione, quella per la storia della sua città, gli aneddoti e i non pochi misteri, segreti e tesori che custodisce, di ogni genere.
Il romanzo. Nome: Ettore. Cognome: Casciola. Professione: avvocato, socio dello studio LEO. Sede: Strada Maggiore, una delle più antiche di Bologna. Soprannome nell’ambiente: bagman, portaborse, per quanto sia lui da anni a seguire le pratiche più importanti del LEO, Law & Economics Organization, pur oscurato dalla stella brillante del titolare, l’accademico prof. Leone Cesari, personalità di fama mondiale.
Proprio il capo ha convocato Ettore a Bologna, nei primi di agosto, strappandolo alle vacanze nella villa di Porto Rotondo, per affrontare alcune situazioni non meglio precisate.
Tutto inutile, perché il professore è morto il giorno dopo la telefonata. Lo hanno trovato per caso sulle colline bolognesi. Le autorità non hanno ritenuto necessaria un’autopsia: si è sparato accidentalmente ed è precipitato. Un tragico incidente di caccia.
10 agosto 2010, Miami Beach. Il quarantenne Frank Timoredei si gode il grande appartamento con due piscine nel condominio extralusso affacciato sull’Oceano. Una chiamata sulla linea privata… voce d’uomo:
Domani, ore tredici al solito posto e cerca di arrivare senza dare nell’occhio!
10 agosto 2010, Bologna. All’apertura del testamento, Ettore si ritrova erede delle quote legali di Cesari e di tutti i beni nello studio. Gli viene consegnata anche una busta, affidata al notaio dal testatore in persona.
Tutti i beni restanti e i diritti vanno invece a un ente, Naos, con sede nel cenobio di San Vittore, sulle colline bolognesi.
Sono esempi della ritmica di Palmieri - in un percorso suggestivo a tappe tra le bellezze architettoniche e artistiche di Bologna - caratterizzata da una prosa sciolta, sincopata da continui cambi di scene e situazioni, che costruiscono la narrazione passo dopo passo, fluidamente, senza fatica per il lettore, come fotogrammi di una pellicola.
Nel prologo, due cavalieri templari in incognito incontrano nel marzo 1314 l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine, Jacques de Molay, prigioniero del re di Francia Filippo il Bello nel castello di Chinon, in Loira. Nel colloquio con l’anziano, visibilmente scosso dalle torture, si parla insistentemente di preservare “Notre Dame”, perché possa tornare a regnare. I segreti sono affidati al bravo discepolo Pietro, che de Molay ha aiutato a fuggire. Vigilare su di lui significa vigilare su “Nostra Signora”, concordano.
Si vorrà conoscere il contenuto della busta sulla quale Leone ha vergato di pugno:
Riservata a Ettore
Un foglio A4, sulla sommità e al centro un fiore stilizzato di colore nero. Al di sotto del simbolo, una frase latina, stampata in mezzo alla pagina: “Semel Abbas, semper Abbas. Ab Aeterno”. Nella parte inferiore, due ulteriori elementi, alla stessa altezza ma ai due angoli opposti del foglio. A sinistra, una frase stampata: “Libertas, uguaglianza e fraternità”, a destra una croce rossa su fondo bianco.
Per inciso, “Semel Abbas sempre Abbas” è il motto che si scambiano i tre Templari nelle segrete di Chinon. La croce rossa è il simbolo per eccellenza dell’Ordine cavalleresco e gli altri scritti sono riconducibili alla Libera Muratoria e sempre alla congregazione del Tempio, di cui Bologna è stata una delle sedi più importanti in Italia.
Qualcuno forza lo studio Cesari e lo mette a soqquadro. Cosa cerca?
Bologna è legata culturalmente, fisicamente, simbolicamente ed esotericamente al passato e ad antichi riti.
Il romanzo, assicura Palmieri, è una storia di pura invenzione, certamente potente, nettamente preponderante, ambientata però in luoghi realmente esistenti, descritti comunque “senza specificità e pretesa di precisione”. In generale, i riferimenti storici, artistici e demografici sono attendibili e comunque attinti da fonti riconosciute. Chateau Chinon è stato effettivamente luogo di prigionia dei Templari.
Quanto ai tanti riferimenti a Bologna, le informazioni riportate sulle Due Torri (Asinelli e Garisenda) sono vere.
Il portico di Palazzo Isolani è uno degli scorci più belli e sono reali anche le tre frecce medioevali conficcate nel soffitto di legno. Corte Isolani è una dimora storica che si affaccia sulla Piazza delle Sette Chiese. Sulla sommità del portico ligneo, in un angolo vi sono tuttora conficcate tre frecce: si narra che una scaltra damigella sia scampata alla morte togliendosi le vesti davanti agli arcieri che avrebbero dovuto colpirla e disturbando con la sua nudità la loro mira.
Risponde al vero che a Bologna oltre trenta siano le chiese dedicate alla Madonna e solo quattro a Gesù Cristo, come nel mondo sono tantissime, se non la maggior parte, quelle intitolate alla Vergine.
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