L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea di Romain Puértolas

“La prima parola che pronunciò l’indiano Ajatashatru Lavash Patel arrivando in Francia fu una parola svedese. Ikea.”

L’incredibile viaggio di un fachiro indiano dall’India a Parigi per comprare un letto di chiodi all’Ikea.
Ajatashatru, che si pronuncia: Ganascia-da-gru, Accatta-sta-gru, Accasciati-Artù, ecc. sceso dall’aereo, sul suolo francese, sale sul taxi di Gustave, il gitano.

“O è un indù o ha un bel trauma cranico” pensò il tassista vedendo il grosso turbante bianco…

Il fachiro, da quel momento, ne vedrà di tutti i colori: finirà chiuso in un armadio e quando salterà fuori, e scoprirà di non essere più in Francia, farà i conti con la propria vita.

Si suole dire che viaggiare è educativo per i giovani: al ritmo a cui viaggiava lui, ben presto sarebbe ridiventato un neonato...

Chi è Romain Puértolas? Un grande! Sì, proprio così. Di origini francoispaniche, è nato nel 1975 a Montpellier. Ha vissuto in Spagna e in Inghilterra, lavorando come dj, insegnante di lingue, traduttore, assistente di volo, illusionista. Si è battuto come attivista per i diritti degli immigrati e, prima di dedicarsi alla scrittura, ha lavorato come analista per la polizia di frontiera.

L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea (Einaudi, aprile 2014) è il suo primo romanzo. Una storia divertente, toccante che fa da cornice a una dura realtà: la lotta quotidiana dei clandestini, in fuga dalla terra d’origine verso quella europea.
Questo romanzo comincia in modo spassoso, con l’introduzione del fachiro in un mondo nuovo, poi diventa riflessivo, esponendo i casi umanitari di coloro che intraprendono il viaggio verso un Paese più industrializzato e infine, tra una buona dose d’ironia, tenacia, audacia, ci descrive il cambiamento che può avvenire nell’anima di una persona.

“Mektub”, aveva detto Wiraj. “Era scritto dovevamo incontrarci”

Questo romanzo è un capolavoro. Ho riso, mi sono emozionato e ho provato una stretta al cuore in molti punti della scrittura. È toccante, è un inno alla gioia e ci rammenta che il cuore umano esiste…

"Fammi sopravvivere, - supplicò - e diventerò un benefattore, un uomo per bene, come mi sono proposto". In quel momento Buddha gli rispose sotto forma di un languido latrato…