L’isola che non c’è... più di Filippo Miccichè

Uno strano sogno da oltre 10 anni accompagna le notti del protagonista della storia.
Il sogno spiega le fasi della creazione della Sicilia, evidenziando le tante bellezze e le infinite potenzialità che il ”grandioso architetto” ha voluto collocare in questo meraviglioso triangolo di terra chiamata Sicilia, ma il sogno si interrompe sempre allo stesso punto, allorquando il ”grandioso architetto”, rendendosi conto dell’eccessiva magnificenza e delle enormi potenzialità che aveva creato nell’isola e temendo che tutto ciò avrebbe potuto generare sentimenti di invidia nell’animo di altri popoli meno fortunati nella fase della creazione, decide di attivare un grave sortilegio che penalizzerà per sempre il suo sviluppo.

Il personaggio è spinto dalla voglia di comprendere il significato del sogno e provare a dare una spiegazione al contrasto stridente che esiste tra la bellezza narrata nel suo sogno e la tristezza che invece caratterizza la vita quotidiana degli abitanti dell’isola, privi ormai di speranza. Dopo un’affannosa ricerca, incontra finalmente un bibliotecario, che gli mostra un manoscritto risalente al 1640, che incredibilmente illustra le fasi della creazione dell’isola e descrive anche il sortilegio.
Il manoscritto, con un linguaggio di altri tempi, ironico e pungente, individua il sortilegio nella comparsa dell’“Homo Politicus Sicilianus”, additato come unica causa di tutti i guai della Sicilia, addebitando alle sue errate scelte la sofferenza del popolo siciliano.

Questo romanzo, ricco di spunti e di dati reali, affronta con lucidità e passione le problematiche che affliggono ancora oggi la Regione Siciliana e, più in generale, tutto il paese, individuandone le fonti e ipotizzando con coraggio alcune possibili soluzioni.
E’ una storia che dà voce ad un popolo meraviglioso, che abita un’isola meravigliosa, che quasi “non c’è… più”.