L’oro è giallo
- Autore: Benedetta Fallucchi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
“Disegno anatomico di un bacino femminile”, è riportato sulla copertina bianca del libro di Benedetta Fallucchi, pubblicato da Hacca nel 2023, giornalista che esordisce nella narrativa con questo romanzo, L’oro è giallo, assolutamente originale, direi unico nel suo genere: protagonista una parte del corpo femminile, la vescica, che, secondo gli Inuit era la sede dell’anima, e per questo veniva onorata quella delle foche che, dopo la cattura degli animali, veniva rimandata in mare perché potesse reincarnarsi.
L’io narrante della storia racconta di sé che, fin da bambina, ha una relazione particolare con l’atto di fare pipì, con le prescrizioni della maestra che imponeva rigidi orari per andare in bagno, con relative conseguenze nefaste per la piccola.
La storia è scandita in dodici quadri, nei quali si alternano vicende della narratrice, sposata con uno sceneggiatore molto assente, madre di un bambino, Nicola, di pochi anni, che in estate lei accompagna al mare in un appartamento in affitto; sulla spiaggia il bambino gioca con la coetanea Mirella, figlia di Andrea, anche lui solo, la moglie rimasta in città. Un episodio, un’improvvisa e violenta febbre urinaria, costringe la donna ad accettare l’aiuto e le cure di Andrea, senza le quali non avrebbe saputo come affrontare malattia e solitudine.
L’alternanza consiste in molte digressioni che l’autrice inserisce nella narrazione, citando artiste, fotografe, registi, narratori, che hanno frequentato il tema della minzione nelle loro opere: mentre dunque chi scrive parla di sé, della propria difficoltà ad affrontare frequenti affezioni alle vie urinarie, all’impossibilità di trattenere a lungo l’urina, forse per una vescica poco elastica, alla forzata frequentazione di bagni pubblici sporchi e maleodoranti, all’obbligo di confrontarsi di frequente con esami dell’urina, antibiogrammi, antibiotici; incontriamo invece nel corso della narrazione artisti non sempre noti, che hanno dedicato a questo tema un’attenzione particolare. Tra questi Kiki Smith, negli anni tragici dell’esplosione del virus Hiv, rappresenta nella scultura Pee Body, una donna qualunque, senza volto, accovacciata, che ha appena espulso dal suo corpo quel liquido giallo che diventa sul pavimento una sequenza di biglie sferiche.
Come se il getto della vescica di cera avesse il merito di aver placato la nostra urgenza, come se la statua grossolana si fosse presa il compito di risolvere l’inestricabile dissidio tra naturale e artificiale.
Molto intrigante l’opera della fotografa Sophy Rickett, che ritrae tre donne che a Londra fanno pipì in piedi, di notte, in un atteggiamento simile a quello degli uomini: si coglie una forte ironia, spiega l’autrice, nel vedere la donna in carriera, in tailleur e tacchi altri, che lancia il suo getto di urina oltre il ponte, anche se, ovviamente, manca “l’elemento fallico”.
Bella la citazione del film culto di Stanley Kubrick con Nicole Kidman e Tom Cruise, tratto da un racconto di Schnitzler, Eyes Wide Shut; lo stesso atto di urinare, nel film, viene raccontato con significato opposto: mentre nel bagno di casa Kidman fa pipì pronta a uscire per una festa, e il marito neppure la guarda, preso dalla cura del suo aspetto fisico; più tardi, nel corso della festa, Cruise viene chiamato a soccorrere in un bagno sontuoso una giovane donna nuda, esanime, dal corpo esposto, dove si respira un sottile erotismo. La collezione di citazioni sul tema della minzione sono numerose, da La Tinozza di Degas, all’Adorazione dei Magi di Tiziano.
C’è un momento in cui la pipì cessa di essere innocente nella storia dell’arte. L’ultima minzione libera è quella del quadro Te Poipoi di Gauguin del 1892.
Benedetta Fallucchi vuole segnare così la nascita del tabù nella concezione culturale dell’atto di mingere, che finisce per suscitare la necessità di stanze autonome e private per le funzioni fisiche, nonché la necessità di fornire le città di bagni pubblici. Il tema delle intimità del corpo con le sue funzioni, i suoi fluidi, la naturalezza dell’atto di urinare, la sgradevolezza del calore della calda pipì lungo le gambe che col freddo si gela, trova una sua giustificazione quando queste si incontrano con l’ispirazione di grandi artisti che se ne sono appropriati metamorfizzandone i contenuti: ecco Andy Warhol che urina su superfici metalliche trasformandole chimicamente, ecco Marcel Duchamp che compra un orinatoio, siamo nel 1917, che diverrà la sua più celebre opera trasgressiva, Fontana.
La scrittura di Fallucchi nel seguire percorsi a volta tortuosi, non sembra mai perdere di vista l’obiettivo: quello di affrontare senza vergogna argomenti poco frequentati, ma ricchi di implicazioni sulla liberazione del corpo femminile da uno sguardo troppo spesso censorio.
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