L’udito cronico
- Autore: Cristina Annino
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Graphe.it edizioni
Cristina Annino è uno pseudonimo di Cristina Fratini, nata ad Arezzo nel 1941 e deceduta a Roma nel 2022. È stata sempre sottovalutata o proprio non conosciuta se Walter Siti non l’avesse incorporata nell’antologia Nuovi poeti italiani 3, nel 1984.
Si trasferì a Roma per fare la pittrice, ma anche questo suo modo di fare arte rimase sconosciuto ai più. La sua è una poesia severa, irrequieta, dove lo stile formale cambia continuamente. E, a volte, le poesie sono declinate al maschile, come se il poeta fosse al contempo maschio e femmina, o nessuno dei due generi. Ebbe degli amori con uomini ossessivi, più piccoli di lei anagraficamente, ma gelosi sino allo spasimo. Ora è uscito L’udito cronico (Graphe.it edizioni, 2023), che contiene parte delle poesie presenti in Nuovi poeti italiani.
Nella poesia intitolata Il ballo dell’umano Cristina Annino scrive:
L’amico tedesco parla / di geometria: il mondo gli sembra alchimia / soave, quasi oggetto. Ma il mondo / non è forse il quadrato dove / esplodo, non reggo e metto / a tacere le labbra sul divano vedendo / lui che alza il mento? Lo fanno / in molti, ma quel gesto a me / che sono caricato di anidride, fa / spavento. Un orrore i saluti; la visita.Balliamo /
Insieme seccamente; io indago / i suoi occhi che ronzano nel naso / girini. Lui ride e alza la mano, questa / volta. A un palmo da noi la strada, il mio / cranio che si esprime così male.
Bisogna leggere con molta attenzione le poesie dell’Annino, perché l’autrice vuole essere ermetica allo stremo, che è una cosa di cui si accorge Siti, che sembra scrivere sempre la stessa poesia, cambiando vestito.
Una propensione a rappresentare un mondo inabitabile e ostile, dove manca la presenza di Dio, che non viene proprio nominato nella silloge.
Su questi temi ritorna la poesia dal titolo Il sosia:
Ho capacità a stare zitto/ interminabili come stazioni. Lì / dritto aspetto / il mio sosia; il mio inchino, e con lui / resto distratto. Conto / persino i vagoni. Allora, / per caso può essere che ridiamo / pallidi fino al tetto nel viaggio./ Anche dentro una chiesa. Che vogliamo? / mi chiedo. Perbacco; io e il sosia.
Come si può leggere ci lascia in sospeso piuttosto questo declinare al maschile tutta la poesia: a quanto pare con lei nacque anche un fratellino che però non ce la fece, ma in qualche modo la Annino lo fa rivivere come fosse lui ad avere il talento per scrivere.
D’altra parte tra gemelli resta una connessione, un ritrovarsi nel sogno, anche se uno dei gemelli non c’è più o non ha vissuto.
Alcuni critici letterari conoscevano la poesia di Cristina Annino, ma ne parlarono senza fare troppo clamore. Franco Fortini di lei scrive:
Il procedimento e il ritmo e la perfetta logica dei suoi testi, mi pare vincano per K.O. tecnico buona parte di quello che si legge intorno
Ma Dio la scampi dagli entusiasmi dei critici. La Annino ha questo sosia in sé che parla al maschile di cui si potrebbe dire, “ma sì, è poesia”, facciamo passare tutto, una donna che scrive come un uomo spinge poi alla brutalità di una domanda che Walter Siti ha fatto, ovvero che se l’autrice scrive come se fosse un uomo, magari vuole esternare la sua omosessualità. In realtà lo scrittore è andato più a fondo, ma a noi basta dire questo. Ma solo perché non c’è più l’autrice di quei versi e quindi non può replicare.
Come la poesia che parla delle madre, ma non è solo la madre, sono sensazioni che vanno oltre il vissuto di una singola persona e il titolo è La madre vedova:
Porto un etto di morte sulla spalla / ad amare mia madre; salmina / lucida, odora! e ti salta / di dire "zitta", pestarla. Che fare / senza marito? Il pomeriggio le sale / negli occhi - alta marea - e affoga/ così mitemente la sua crocchia o pelliccia / di lontra, tinta, fioca, che io / salvo da nuotatore quella fronte, le cavo / il sinistro ciglio, lo porto / a riva con fatica infinita. Poi, / ricomincio.
Ma questa poesia lascia tutti nell’insignificanza. Voler bene o voler male a una madre ormai non sembra così importante. O sicuramente fingiamo.
L'udito cronico
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