L’ultima Blitzkrieg. Le campagne della Wehrmacht nei Balcani: Jugoslavia, Grecia e Creta, aprile-maggio 1941
- Autore: Helmut Greiner, Müller-Hillebrand, von Greiffenberg
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Mai e poi mai Hitler avrebbe provocato sconvolgimenti militari nei Balcani, concentrato sul costringere la Gran Bretagna all’armistizio, per poi dedicarsi all’attacco alla Russia.
Ma Mussolini varcò in forze il confine greco-albanese il 28 ottobre 1940 e complicò tutti i progetti del fuhrer, che aveva più volte insistito sulla necessità di mantenere la pace nello scacchiere balcanico. Se il duce non avesse tentato di schiacciare le reni alla Grecia (gettando nel dramma le nostre truppe sulle montagne dell’Epiro), non si sarebbero combattute le campagne belliche dalla Slovenia all’Egeo, nè la dispendiosa conquista dell’isola di Creta, tutte oggetto di uno studio in grandissima parte di fonte tedesca, riscoperto da Italia Storica, marchio editoriale dell’omonima Associazione culturale genovese.
L’ultima Blitzkrieg. Le campagne della Wehrmacht nei Balcani: Jugoslavia, Grecia e Creta, aprile-maggio 1941 è apparso nella più recente edizione dell’ottobre 2022, tradotto da Andrea Lombardi (232 pagine, con un ampio inserto in appendice di foto d’epoca in bianconero e cartine su carta di pregio).
Reso pubblico nel 1953 dal Center of Military History dell’Esercito USA, si basa principalmente su documenti tedeschi originali e su scritti militari postbellici di tre estensori. Il dr. Helmut Greiner, allora responsabile del diario di guerra del Comando Supremo della Wehrmacht, lo storico militare generalmajor Burkhart Müller-Hillebrand e il generale di fanteria Hans von Greiffen, capo di Stato Maggiore dell’Armata in Grecia. Riferimenti specifici segnalano l’eventuale discordanza dei loro contributi con il materiale di fonti statunitensi e alleate integrato nel testo.
Nell’insieme, lo studio cerca di offrire “un resoconto imparziale” della strategia e delle operazioni balcaniche tedesche, nella primavera del 1941. Come fa presente il curatore, il sempre attento Andrea Lombardi, il lavoro descrive oltre alle campagne militari, settore per settore, anche le complesse manovre politiche dell’Asse, delle nazioni balcaniche e degli Alleati.
Un testo finale mette a fuoco l’interessante correlazione di quegli eventi con la pianificazione ed esecuzione dell’Operazione Barbarossa, l’invasione della Russia il 22 giugno 1941.
Si deve tornare all’estate di un anno prima. Dopo la resa francese del 21 giugno 1940, Hitler credeva che la Gran Bretagna, cacciata dal continente, fosse pronta ad accettare un’intesa, ma si scontrò con la determinazione di Churchill a continuare le ostilità. Dovendo piegare Londra, progettava di prendere Gibilterra (col permesso di far transitare la Wehrmacht in Spagna) e aiutare l’Italia a raggiungere il canale di Suez in Egitto. Soprattutto, aveva in mente di rivolgersi contro il gigante sovietico e già il 31 luglio chiese allo Stato Maggiore Esercito di studiare l’invasione della Russia, per la primavera del 1941.
In questa prospettiva, mentre la Germania si preparava a intervenire nelle due estremità del Mediterraneo, la pace nei Balcani andava mantenuta ad ogni costo, costringendo Bucarest a cedere i territori rivendicati da Ungheria e Bulgaria, per allineare all’Asse quelle nazioni carpatiche.
Nella prospettiva dell’apertura del fronte orientale, un evento utile a Berlino venne dal rovesciamento politico nella smembrata Romania. Salito al potere, il gen. Antonescu chiese fin dall’ottobre 1940 alla Germania di proteggere i campi petroliferi e riorganizzare le forze rumene.
Ma il Governo italiano non venne informato dell’entrata delle truppe tedesche in Romania e questo spinse Mussolini a ripagare Hitler con la stessa moneta. Il duce pensò di impadronirsi della Grecia, convinto che potesse cedere in un niente, come la Cecoslovacchia davanti ai panzergrenadier, nella primavera 1939. L’attacco venne lanciato il 28 ottobre, verso Gianina, ma la ritirata delle poche divisioni attaccanti fu quasi immediata e mise in serio pericolo il territorio albanese.
Un furioso Fuhrer disapprovò l’iniziativa avventata, perché il Duce aveva ignorato i suoi ripetuti richiami sulla necessità di mantenere la pace nei Balcani e comunque le operazioni italiane risultavano totalmente sbagliate: i punti strategici, da occupare con un’avanzata da Blitzkrieg, non erano al confine albanese, ma nel sud della Grecia e a Creta. Tanto più che ora i bombardieri inglesi potevano disporre di aeroporti greci molto più vicini ai campi petroliferi rumeni.
La decisione di Hitler d’intervenire militarmente nei Balcani arrivò quattro giorni dopo che gli inglesi avevano occupato Creta. I piani vennero integrati in un progetto globale teso a privarli di tutte le basi nel Mediterraneo. Il 12 novembre 1940, la Direttiva n. 18 abbozzava la condotta delle future operazioni delle tre Armi. Gibilterra andava conquistata, lo stretto chiuso, la Spagna protetta, la Grecia aggredita da nord, gli italiani aiutati nell’offensiva in Egitto e la Francia di Vichy messa in condizione di difendere i possedimenti africani.
Di rilievo, in tema di campagne balcaniche del 1941, accertare quanto abbiano potuto influire sull’offensiva hitleriana contro la Russia. Se cioè la diversione nei Balcani, con il ritardo di tre settimane imposto all’Operazione Barbarossa, abbia condizionato le sorti della battaglia di Mosca, a causa degli ostacoli opposti dal rigido tempo invernale. O se l’offensiva tedesca del 1941 in Russia non sia fallita a causa del conflitto strategico tra Hitler, che voleva Leningrado e Ucraina e i generali, che chiedevano di privilegiare la spinta contro la capitale.
Le conclusioni sono nel libro, come in un giallo.
L’ ultima Blitzkrieg. Le campagne della Wehrmacht nei Balcani: Jugoslavia, Grecia e Creta, aprile-maggio 1941
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